Dopo aver scommesso, e vinto, su Milei, l’ex presidente prepara il ritorno al comando del Boca Juniors. Un tassello fondamentale nella carriera internazionale del leader del centrodestra, e un’opportunità per i suoi alleati nel Golfo Persico.
L’ex presidente dell’Argentina, Mauricio Macri (2015-2023), ha ricevuto martedì scorso una cascata di eccellenti notizie per la sua carriera politica. Il presidente eletto lo scorso 19 novembre, Javier Milei, ha confermato la nomina di Luis Caputo, suo stretto collaboratore quando era al governo, come futuro ministro dell’economia, e si attende la conferma dello sbarco di altri dirigenti legati a Macri nell’esecutivo che si insedierà il prossimo 10 dicembre.
Parallelamente, la magistratura argentina ha seguito la tradizione di premiare i leader vincenti delle elezioni e penalizzare i perdenti una volta terminata la campagna elettorale. Così Macri, divenuto ormai regista dietro le quinte del prossimo governo dell’estrema destra argentina, è stato assolto nel processo che lo indagava per aver spiato i famigliari delle vittime dell’incidente dell’Ara San Juan, il sottomarino esploso nel novembre del 2018 con 44 marinai a bordo.
Nel frattempo, un Tribunale Federale ha riaperto un caso di corruzione nei confronti della vicepresidente Cristina Fernandez de Kirchner, principale avversaria dell’ex presidente Macri, iniziato dieci anni fa.
Ma la notizia più attesa per il leader conservatore è giunta dalla Magistratura della Città di Buenos Aires, che ha sospeso la realizzazione delle elezioni previste per questa domenica per la presidenza del Boca Juniors, in cui è iscritto come candidato a vicepresidente. La lista macrista, guidata dall’ex ministro Andrés Ibarra, ha per ora pochissime chance di battere quella comandata dall’ex calciatore e gloria del Boca, Juan Román Riquelme, attualmente alla guida del club. La sospensione delle elezioni, causata da presunte irregolarità nella compilazione dei registri degli elettori, offre però all’opposizione la possibilità di ampliare il proprio sostegno elettorale e di mettere sotto pressione l’attuale leadership, sfruttando anche dinamiche extra-calcistiche.
Macri infatti è stato catapultato nella politica nazionale e internazionale proprio grazie al Boca. Eletto nel 1995, ha presieduto il club per dodici anni, durante i quali la squadra ha vinto tutto: quattro Coppe Libertadores, due Coppe Intercontinentali e undici campionati. Furono gli anni in cui il Boca si trasformò in un vero proprio brand, famoso a livello globale, con più di 100 prodotti – dai palloni da calcio a piatti e posate – rilasciati sotto il marchio Boca Juniors nel mercato locale e internazionale.
Nel 2007, abbandonata la scrivania del club, Macri è diventato capo del governo della Città Autonoma di Buenos Aires, dove il suo partito ancora governa tutt’oggi, con notevole influenza sulla Magistratura locale. La dirigenza attuale del Boca suggerisce che i problemi legali recenti per i membri della commissione direttiva sono dovuti al potere esercitato da Macri e dai suoi alleati sulle istituzioni di Buenos Aires. La “Bombonera”, lo storico stadio del Boca, è stata chiusa più volte dalla giustizia con l’accusa di aver superato la capacità massima di spettatori durante le partite del Boca e della nazionale di calcio. Il fratello di Juan Román Riquelme è stato coinvolto in un caso di frode e le sedi del club sono state perquisite più volte.
Il possibile ritorno di Macri nell’arena del calcio argentino ha scatenato reazioni anche da parte delle altre associazioni sportive del paese. Macri infatti è un forte sostenitore di un progetto per cambiare il modo in cui i club sono strutturati. Attualmente sono associazioni senza scopo di lucro controllate dai soci, ma Macri vorrebbe adottare il modello delle società sportive gestite da azionisti permettendo l’approdo di capitali internazionali nel calcio locale. Alcuni dirigenti della Federcalcio Argentina (AFA) legati a Macri hanno presentato questa proposta a inizio novembre, ma più di 100 associazioni calcistiche hanno fatto campagna per difendere il modello esistente, che è stato poi mantenuto all’unanimità nel consiglio della AFA.
Logica di mercato, connessione con le istituzioni locali e col mondo delle finanze sono alcune delle caratteristiche del modello che Macri, erede di una delle famiglie più ricche del paese, vorrebbe mettere in atto nel calcio argentino.
Ma la vera motivazione del suo ritorno nel mondo calcistico potrebbe essere in realtà di natura geopolitica. E la spiegazione potrebbe trovarsi nelle alleanze tessute di recente dall’ex presidente nel Golfo Persico. Proprio in questi giorni ha rivelato di aver mantenuto stretti contatti con l’Emiro del Qatar, Tamim bin Hamad Al Thani, affinché intercedesse per la liberazione dei 21 argentini sequestrati lo scorso 7 ottobre da Hamas in territorio israeliano. Una relazione risalente ai tempi della sua presidenza della Repubblica ma rafforzata a partire dal ruolo di Macri come presidente della Fondazione FIFA, incarico che detiene dal gennaio del 2020 e che gli ha permesso di seguire dal vivo l’organizzazione del mondiale di calcio del 2022.
La relazione con la famiglia Al Thani ha agevolato anche la firma di un contratto tra il Boca Juniors e Qatar Airways per la sponsorizzazione principale sulle maglie della squadra. Tuttavia, nel 2022 questo accordo non è stato rinnovato per un motivo insolito: secondo Macri, l’Emiro avrebbe richiesto l’inclusione di un giocatore qatariota nella rosa del Boca, richiesta che la dirigenza guidata da Riquelme non ha accolto.
C’è già chi sta collegando i vari aspetti del progetto di Macri per il calcio: la sua proposta di società sportive potrebbe infatti favorire l’ingresso dei capitali di Qatar, Emirati Arabi e Arabia Saudita nel calcio sudamericano, seguendo quanto già avvenuto in altre parti del mondo. C’è anche un precedente.
Nel 2021, al termine di un viaggio per i paesi del Golfo Persico dell’allora presidente brasiliano Jair Bolsonaro, il senatore ed ex calciatore Romario presentò un progetto molto simile a quello voluto da Macri in Argentina. Secondo quest’interpretazione l’intenzione di Macri sarebbe quella di permettere alle potenze del Golfo di approdare con forza nel paese per sostituire in termini di finanziamento l’espansione cinese in Argentina, anche e soprattutto al di là dello sport. Progetto che potrebbe avere anche il beneplacito di Usa e Unione Europea, chiaramente preoccupate per la presenza sempre più pressante di Pechino in America Latina.
Macri, che in questi giorni ha visitato anche Sheik Mohamed bin Zayed Al Nahyan, presidente degli Emirati Arabi Uniti, nella campagna elettorale per la presidenza del Boca assicura di poter garantire il finanziamento per la costruzione del nuovo stadio, la contrattazione della nuova rosa e di un nuovo allenatore subito dopo la chiusura delle urne. Un’elezione che però, secondo molti osservatori, va molto al di là del futuro calcistico di una delle squadre più popolari dell’Argentina.
L’ex presidente dell’Argentina, Mauricio Macri (2015-2023), ha ricevuto martedì scorso una cascata di eccellenti notizie per la sua carriera politica. Il presidente eletto lo scorso 19 novembre, Javier Milei, ha confermato la nomina di Luis Caputo, suo stretto collaboratore quando era al governo, come futuro ministro dell’economia, e si attende la conferma dello sbarco di altri dirigenti legati a Macri nell’esecutivo che si insedierà il prossimo 10 dicembre.
Parallelamente, la magistratura argentina ha seguito la tradizione di premiare i leader vincenti delle elezioni e penalizzare i perdenti una volta terminata la campagna elettorale. Così Macri, divenuto ormai regista dietro le quinte del prossimo governo dell’estrema destra argentina, è stato assolto nel processo che lo indagava per aver spiato i famigliari delle vittime dell’incidente dell’Ara San Juan, il sottomarino esploso nel novembre del 2018 con 44 marinai a bordo.