La Lega Nord ha deciso di votare la fiducia a Mario Draghi. Cosa ha fatto cambiare idea al leader del sovranismo e dell’euroscetticismo?
Sabato 6 febbraio il leader della Lega Nord Matteo Salvini è entrato a Palazzo Chigi euroscettico e ne è uscito europeista convinto, segno che il premier incaricato Mario Draghi ha certamente poteri taumaturgici. “Noi siamo in Europa, i nostri figli crescono in Europa ma c’è anche da difendere gli interessi dell’Italia in tutti i settori. La condivisione con il professor Draghi sarà totale”, ha dichiarato in conferenza stampa. La metamorfosi della Lega, dopo la stagione secessionista, autonomista, federalista, localista e infine sovranista-nazionalista lepeniana è compiuta. Potremmo dire che dopo l’ultima sterzata l’evoluzione storica è completa.
A sigillare le parole dell’europeista Salvini elevando inni al salvatore dell’euro è stato anche il capogruppo della Lega alla camera Riccardo Molinari: “Noi non siamo mai stati antieuropei, ma pensiamo che le strutture dell’Unione vadano ripensate”. Dunque non ci eravamo mai accorti che si trattava di riformisti. E pensare che fino a poco tempo fa tremavamo al pensiero che la Lega, primo partito in Italia, premesse per l’uscita dall’Unione monetaria e tifasse per Johnson e Farage sulla strada della Brexit. Falso allarme. A questo punto diciamo che dovremmo stare tranquilli: di Italexit non se ne parla almeno fino a fine legislatura. La Lega voterà Draghi. Whatever it takes.
Cosa ha fatto cambiare idea al leader del Carroccio sulla via di Palazzo Chigi? Pare che dietro la conversione ci sia l’operato paziente del numero due della Lega Giancarlo Giorgetti, economista stimato dall’ex governatore di Francoforte (Mattarella avrebbe voluto nominare Giorgetti Ministro dell’Economia nel Governo gialloverde di Conte al posto di Giovanni Tria proprio in virtù di questo rapporto, ma poi l’operazione finì come i decreti sicurezza: non andò in porto). Molto meglio partecipare alla ripartizione dei fondi del Next Generation Plan Ue che stare alla finestra, come intende fare Giorgia Meloni.
Così dentro la Lega Nord è stata avviata la fase europeista. Salvini, che ha certamente doti da skipper, poiché capisce sempre il vento che tira, ha addirittura paragonato l’esecutivo in fieri con il primo Governo De Gasperi, uno dei tre padri dell’Europa insieme a Schuman e Adenauer. Ora i vecchi militanti leghisti celti che hanno sporcato le loro suole nel fango di Pontida possono morire serenamente (l’ideologo Miglio fortunatamente per lui lo è già,ankara escort perché gli sarebbe venuto uno stranguglione) . Le hanno infatti viste tutte: la trasformazione da galli cisalpini secessionisti a cittadini romani europeisti si è compiuta nell’apoteosi di Super Mario.
La Lega Nord ha deciso di votare la fiducia a Mario Draghi. Cosa ha fatto cambiare idea al leader del sovranismo e dell’euroscetticismo?
Sabato 6 febbraio il leader della Lega Nord Matteo Salvini è entrato a Palazzo Chigi euroscettico e ne è uscito europeista convinto, segno che il premier incaricato Mario Draghi ha certamente poteri taumaturgici. “Noi siamo in Europa, i nostri figli crescono in Europa ma c’è anche da difendere gli interessi dell’Italia in tutti i settori. La condivisione con il professor Draghi sarà totale”, ha dichiarato in conferenza stampa. La metamorfosi della Lega, dopo la stagione secessionista, autonomista, federalista, localista e infine sovranista-nazionalista lepeniana è compiuta. Potremmo dire che dopo l’ultima sterzata l’evoluzione storica è completa.
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