Il Governo di Anthony Albanese ha annunciato un aumento del numero di migranti permanenti che intende accogliere nell’anno finanziario 2022-2023 per problemi di carenza di personale
Venerdì l’Australia ha annunciato un aumento del numero di migranti permanenti che intende accogliere durante l’anno finanziario 2022-2023, portandoli a 195.000 in tutto.
La ragione è economica: dopo due anni di frontiere chiuse per via della pandemia e – parallelamente – dopo l’esodo di studenti e lavoratori stagionali stranieri, le aziende del Paese hanno problemi di carenza di personale e non riescono a risolverli. Il tasso nazionale di disoccupazione è infatti basso, al 3,4%, quasi ai minimi in cinquant’anni, ma esiste comunque una mancanza di lavoratori che sta contribuendo all’aumento dell’inflazione. Semplificando molto, non ci sono abbastanza australiani in possesso dei requisiti necessari a svolgere certe mansioni.
Pochi mesi prima dell’inizio della crisi del coronavirus, l’allora Governo australiano aveva tagliato del 15% l’obiettivo annuale di immigrazione, portandolo da 190.000 a 160.000, con l’obiettivo di ridurre la congestione nelle aree urbane.
L’attuale Primo Ministro Anthony Albanese, di centro-sinistra, vuole non solo cambiare i numeri ma anche l’approccio. “Non ha senso”, ha detto, “far arrivare le persone, tenerle per qualche anno e poi far arrivare un nuovo gruppo da adattare all’ambiente di lavoro australiano. Vogliamo che le persone […] abbiano un mutuo, mettano su famiglia, entrino a far parte della famiglia australiana. La migrazione fa parte della nostra storia”.
La politica di immigrazione di Albanese è una politica economica e demografica. Che vede peraltro l’Australia competere con altre economie avanzate, come il Canada e la Germania, per attirare lavoratori stranieri altamente qualificati (“talenti” o “cervelli”, per dirla all’italiana). La loro domanda è in crescita, perché le popolazioni dei Paesi ricchi stanno generalmente invecchiando e c’è bisogno di giovani che garantiscano la stabilità del sistema pensionistico e la competitività dell’economia, che si sta spostando verso la manifattura avanzata e i servizi digitali.
Innes Willox, amministratore delegato di Australian Industry Group, un’associazione dell’industria australiana, ha appunto dichiarato che “siamo in una competizione globale per i migliori talenti del mondo, e più barriere eliminiamo dal sistema, più possibilità avremo di attrarre le persone migliori”.
Il mese scorso il Canada ha annunciato di essere sulla buona strada per superare l’obiettivo del suo programma di accoglienza migranti con un permesso di soggiorno permanente, arrivando a 430.000 persone (più del doppio di quanto vuole fare l’Australia). Anche il governo tedesco sta pensando di riformare le sue politiche migratorie per riuscire ad attirare più lavoratori qualificati.
Il Governo di Anthony Albanese ha annunciato un aumento del numero di migranti permanenti che intende accogliere nell’anno finanziario 2022-2023 per problemi di carenza di personale