Il clima freddo dell’incontro berlinese diviene gelido quando si passa all’Iran…
Mentre Donald Trump è a Londra alla guida di una delegazione di aziende americane, il suo Segretario di Stato Mike Pompeo è impegnato in Europa in un tour che l’ha già portato prima in Germania e poi in Svizzera.
La sua visita a Berlino era prevista all’inizio del mese scorso, quando, per “questioni urgenti” (legate all’Iran), era stata bruscamente cancellata all’ultimo minuto.
Nonostante le parole concilianti di Angela Merkel prima dell’incontro, che ha ribadito che gli Stati Uniti rimangono “il partner più importante della Germania fuori dall’Europa” i motivi di attrito tra Washington e Berlino sono molteplici: l’impegno economico nella Nato, le relazioni commerciali, la politica energetica (la questione del gasdotto Nord Stream 2) e le relazioni con l’Iran.
Pompeo, che ha incontrato sia Angela Markel sia il Ministro degli Esteri tedesco Heiko Mass; ha fatto precedere la propria visita, in vero tipo stile trumpiano, da un’intervista alla Bild in cui criticava i tedeschi per non aver investito quanto promesso (il 2%) nella Nato.
Durante gli incontri, si è parlato molto di Iran: la Germania è stata, con Francia e Regno Unito, cofirmataria dell’accordo sul nucleare del 2015 con la Repubblica Islamica, e Pompeo ha dichiarato che gli Stati Uniti non sono contrari al Sintex, il meccanismo con cui l’Ue renderebbe attuabili le attività finanziarie-commerciali con l’Iran, a patto che gli scambi riguardino prodotti umanitari o merci che non siano sotto embargo americano.
Dopo la visita in Germania, Pompeo è volato in Svizzera: nonostante le ripetute smentite, si è parlato molto nelle ultime settimane del ruolo di mediazione avviato dalla diplomazia di Berna fra Iran e Stati Uniti, che da 40 anni non hanno relazioni dirette.
Dopo settimane in cui Teheran e Washington hanno alternato minacce e dichiarazioni più concilianti, ieri Mike Pompeo ha dichiarato che “gli Stati Uniti sono pronti a negoziare con l’Iran senza precondizioni”, aggiungendo però che la Repubblica Islamica dovrà “comportarsi come una nazione normale”.
Secca la risposta iraniana “Non diamo attenzione ai giochi di parole. Quel che conta è il cambiamento dell’approccio generale nei confronti alla Nazione iraniana”.
Ancora oggi, il passo indietro nell’intesa con Teheran è l’errore più incontrollato dell’amministrazione Trump. Speriamo di poter cogliere l’occasione per costruire un ruolo europeo alternativo (non contrario) agli Usa…
@GiuScognamiglio