Il viaggio, che include anche Giordania e Turchia, mira a riaffermare la centralità dell’Arabia Saudita in Medio Oriente e a rilanciare il principe ereditario come “costruttore di relazioni” tra i vari attori dell’area
Il principe ereditario dell’Arabia Saudita (e regnante di fatto) Mohammed bin Salman è stato ieri in Egitto: è stata la prima tappa di un viaggio più ampio – il primo in tre anni al di fuori della regione del Golfo – che include anche la Giordania e la Turchia.
Il viaggio di bin Salman ha due obiettivi profondi: riaffermare la centralità politica dell’Arabia Saudita in Medio Oriente e rilanciare sé stesso come “costruttore di relazioni” tra i vari attori dell’area. Anche l’Egitto, facendo leva sul suo peso demografico (è la nazione araba più popolosa) e sulle sue risorse energetiche (fossili e rinnovabili), vuole far sentire di più la propria voce nelle questioni regionali.
Più nell’immediato, la visita a Il Cairo è servita a bin Salman a coordinare le posizioni dei Governi saudita ed egiziano in vista del viaggio di Joe Biden in Medio Oriente: il mese prossimo il Presidente degli Stati Uniti andrà a Israele, nei territori palestinesi e, appunto, in Arabia Saudita. Al di là della politica estera, invece, l’incontro tra il principe e il Presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi è stato l’occasione per la firma di quattordici accordi di investimento dal valore complessivo di 7,7 miliardi di dollari, in settori come le energie rinnovabili e il commercio elettronico.
Tra l’Arabia Saudita e l’Egitto c’è un certo affiatamento, specialmente da quando al-Sisi ha assunto il potere, anche nella misura di sostegno finanziario. A fine marzo, per esempio, Riad ha depositato 5 miliardi di dollari nella banca centrale egiziana per mitigare l’impatto del rincaro delle materie prime e del ritiro dei capitali stranieri. Meno buone sono invece le relazioni tra l’Arabia Saudita e la Giordania, seconda tappa del viaggio di bin Salman: ad Amman il principe si riunirà con il re ‘Abd Allah II proprio per cercare di migliorare i rapporti; la monarchia giordana vorrebbe vedere un impegno concreto per il supporto dell’economia.
Il viaggio in Turchia
Oggi, infine, bin Salman sarà in Turchia: è una visita importante, perché le relazioni bilaterali si stanno riprendendo solo di recente dalla frattura creata con l’omicidio del giornalista Jamal Khashoggi (dissidente saudita assassinato a Istanbul) nel 2018. Tra Riad e Ankara, è la seconda ad avere più bisogno dell’altra, come testimoniato dal viaggio – lo scorso aprile – del presidente turco Recep Tayyip Erdogan in Arabia Saudita. In quell’occasione, Erdogan aveva annunciato l’apertura di una “nuova era” nei rapporti tra i due Paesi. Messe da parti le dichiarazioni altisonanti, il Presidente turco ha bisogno di tutto l’aiuto possibile – anche di quello di uno storico avversario – per risollevare l’economia in vista delle elezioni generali che si terranno tra un anno.
Il viaggio di bin Salman ha due obiettivi profondi: riaffermare la centralità politica dell’Arabia Saudita in Medio Oriente e rilanciare sé stesso come “costruttore di relazioni” tra i vari attori dell’area. Anche l’Egitto, facendo leva sul suo peso demografico (è la nazione araba più popolosa) e sulle sue risorse energetiche (fossili e rinnovabili), vuole far sentire di più la propria voce nelle questioni regionali.