La destra eversiva tenta l’assalto alle istituzioni. La politica prenda le distanze e isoli una volta per tutte le formazioni che hanno guidato la guerriglia di Roma
Guerriglia no vax a Roma Capitale. Ieri il sit-in di protesta contro il Green Pass, a cui hanno aderito diecimila persone da tutta Italia, è degenerato in violenza: feriti diversi carabinieri, fumogeni e bombe carte per le strade, distrutta la sede della Cgil di Corso Italia. “È un atto di squadrismo fascista. Un attacco alla democrazia e a tutto il mondo del lavoro che intendiamo respingere”, ha dichiarato il segretario della Cgil Maurizio Landini.
Gli incidenti sono iniziati quando un gruppo di manifestanti (manifestazione peraltro non autorizzata) ha provato a forzare il cordone delle forze dell’ordine, e le violenze sono continuate fino a tarda notte. Nella notte, la polizia ha arrestato 12 persone, tra cui i due leader di Forza Nuova Roberto Fiore e Giuliano Castellino, ripresi alla testa delle fasi più violente della contestazione e dell’assalto alla sede della Cgil.
Nel sit-in di sabato pomeriggio Piazza del Popolo ha ospitato, insieme a molti negazionisti senza colore, le frange più estreme della destra nera: Forza Nuova, CasaPound, Veneto Fronte Skinhead e Area. La piazza se l’è presa con tutti, da Draghi a Mattarella, al grido di “No Green pass”, “No Vaccini” “Assassini, assassini” “Libertà, libertà”, “Giornalisti terroristi”.
“Siamo 100 mila. Oggi fermiamo il certificato verde”, ha urlato qualcuno.
In realtà, i no vax in piazza sono molti di meno (meno del 10% di quanti pretendano di essere) e il Governo sul Green Pass non si ferma per niente, anzi, tira dritto nonostante le violenze. La certificazione verde sarà obbligatoria per tutti i lavoratori della pubblica amministrazione e del settore privato dal 15 ottobre fino al 31 dicembre, data che coincide con la fine dello stato di emergenza. La mancata presentazione della documentazione non comporta in alcun modo il licenziamento. Chi è sprovvisto di Green pass, però, va incontro alla sospensione temporanea dal lavoro e alla relativa trattenuta dello stipendio. I dipendenti, sia pubblici sia privati, sono reintegrati una volta ottenuto il certificato, rilasciato dopo la vaccinazione anti-Covid o dopo il tampone negativo.
Intanto, la Lega è tornata a polemizzare sul Green Pass per chi non si è vaccinato, e chiedendo estensioni temporali.
“Allungare la durata minima del Green Pass da tampone da 48 a 72 ore è possibile, anzi doveroso e previsto dall’Europa”, tuona Matteo Salvini. “Gli imprenditori con cui parlo io sono preoccupatissimi”. “Non saremo in grado di offrire a tutti i non vaccinati un tampone ogni 48 ore”, gli fa eco il governatore del Veneto Luca Zaia.
In realtà, è la stessa Lega, insieme agli altri partiti di destra ad alimentare lo scetticismo verso le vaccinazioni, spingendo il Governo a decisioni drastiche.
Anche all’interno dei sindacati, che sono stati attaccati spesso dagli attivisti no vax, le posizioni non sono molto lineari: no al Green Pass ma sì all’obbligatorietà del vaccino, sì ai tamponi purché a carico delle imprese, no alle sanzioni per non discriminare i non vaccinati.
Il segretario di Cgil ha ripetuto spesso che “i tamponi non possono essere pagati dai lavoratori: lavorare è un diritto”. A lui, fra gli altri, ha risposto l’immunologo del Cts Sergio Abrignani, che ha paragonato il tampone gratuito a un condono fiscale, coniando la figura della “evasore vaccinale”.
Insomma, la linea dritta e chiara del Governo, che richiama tutti alla responsabilità civile, viene contestata da destra e da sinistra. È in effetti paradossale che la contestazione degli estremisti di destra alla Cgil sia stata di non aver difeso abbastanza il lavoro, laddove forse il problema è stato esattamente l’opposto: difendere il diritto al lavoro anche oltre il ragionevole, che è rappresentato dal diritto alla salute collettiva, che oggi si può tutelare con un vaccino gratuito, laddove per mesi siamo stati costretti a restare chiusi in casa. Ce ne siamo già dimenticati?!?
E comunque, ha ragione anche Giorgia Meloni, quando si chiede – in modo provocatorio – come mai questi personaggi dell’estrema destra siano noti da anni alle forze dell’ordine e ciononostante non messi in condizione di non nuocere.
Qualcuno dalle istituzioni dovrà dare una risposta a questa domanda nei prossimi giorni. E a che Giorgia Meloni dovrà dirci chiaramente se sarà giunto il momento, secondo lei, di sciogliere le formazioni di estrema destra che si sono rese protagoniste del “nostro assalto a Capitol Hill”, per fortuna fallito.
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