Il PTI di Khan è il primo partito con 93 seggi ma è difficile che gli sarà consentito governare. Lo scenario più probabile appare quello di un governo di coalizione che includa tutti i partiti politici, meno il PTI di Khan
Squalificato, condannato più volte, eppure vincente. Imran Khan rivendica la vittoria alle elezioni nazionali in Pakistan di giovedì 8 febbraio. Dopo diversi rallentamenti e dubbi, la commissione elettorale di Islamabad ha annunciato i risultati finali: il Pakistan Tehreek-e-INsaf (PTI) di Khan è il primo partito, nonostante l’impossibilità a utilizzare i propri simboli. Conquistati 93 seggi. Comunque troppo pochi per governare, visto che il parlamento conta 264 poltrone.
Il risultato è comunque a dir poco sorprendente, vista la campagna giudiziaria e securitaria lanciata contro l’ex premier ed ex campione di cricket che si definisce vittima di un complotto ordito insieme agli Stati Uniti. L’altro ex premier, Nazaw Sharif, è arrivato secondo con 75 seggi. Una delusione per un altro leader che era stato in esilio volontario per evitare condanne e che è rientrato in patria ottenendo il sostegno dell’establishment militare rivoltatosi contro Khan.
Il risultato finale è stato annunciato dopo giorni di tensione, in cui entrambi i rivali si erano dichiarati vincitori, Khan addirittura tramite un video creato con l’intelligenza artificiale. Il partito PTI di Khan aveva minacciato di organizzare dimostrazioni pacifiche a livello nazionale domenica se il conteggio dei voti non fosse stato reso noto nella notte. E circa 300 sostenitori di Khan hanno bloccato per ore l’autostrada principale che collega Islamabad a Peshawar. Ma alla fine, dopo 60 ore di attesa, i risultati sono arrivati.
Il governo provvisorio del Pakistan ha dichiarato che il ritardo nel conteggio dei voti è stato causato da problemi di comunicazione dovuti a un’interruzione della connessione internet mobile nel giorno delle elezioni. L’interruzione, che le autorità hanno dichiarato essere dovuta a motivi di sicurezza, ha suscitato la preoccupazione di gruppi per i diritti umani. Alla vigilia del voto si sono infatti verificate diverse violenze, soprattutto nel Baluchistan e spegnere internet è diventata una prassi di diversi governi della regione per “regolare” i conti con le proteste.
Ora si apre una fase altrettanto delicata e molto incerta. Nonostante la vittoria alle urne, è difficile pensare che al PTI sarà consentito di governare. Complicato che il partito di Khan riesca a trovare altre forze disponibili ad allearsi con un movimento entrato chiaramente nel mirino della giustizia pakistana. Tra l’altro, uno degli svantaggi che gli indipendenti devono affrontare nel tentativo di formare un governo è che, non essendosi candidati come partito, non hanno diritto all’assegnazione di nessuno dei 70 seggi riservati del Parlamento, che vengono distribuiti in base alla forza del partito nel computo finale. Il partito di Sharif potrebbe ottenere fino a 20 di questi seggi, arrivando dunque persino a superare i seggi del PTI.
Non è un caso che Sharif si stia già muovendo per provare ad assicurarsi degli accordi di coalizione. Per primi ha incontrati i dirigenti del Pakistan People’s Party (PPP) di Bilawal Bhutto Zardari e suo padre Asif Ali Zardari, giunto terzo con 54 seggi. Secondo la dichiarazione rilasciata dopo l’incontro, è stato annunciato che è stato raggiunto un consenso di “principio sulla cooperazione politica” tra il PPP e la Pakistan Muslim League-Nawaz (PML-N) di Sharif. Sarebbe l’ennesima giravolta della politica pakistana, visto che in passato Bhutto si è più volte messo in contrapposizione con Sharif. L’ex premier ha incontrato anche i rappresentanti del partito nazionalista Muttahida Qaumi Movement (MQM), concordando di “lavorare insieme, in linea di principio, nell’interesse del Paese”. Anche se ancora non c’è un accordo formale.
Lo scenario più probabile appare proprio quello di un governo di coalizione che includa tutti i partiti politici, meno il PTI di Khan. Un secondo scenario, meno probabile ma tecnicamente possibile, è che il PPP si unisca al PTI per formare un governo. Sempre che ciò venga consentito. Il capo dell’esercito Syed Asim Munir, dal canto suo, ha affermato che il Pakistan deve “rompere con la politica di anarchia e polarizzazione che non si addice a un paese progressista”. Una sorta di indicazione alla grande coalizione.
Da osservare anche la questione legata all’ordine pubblico. Nel video diffuso dal PTI, Khan rivendica un successo maggiore di quello certificato dal conteggio: “Abbiamo vinto 150 seggi nell’Assemblea nazionale prima che la manipolazione iniziasse. A cavallo del voto ci sono stati attacchi e attentati di natura politica, con oltre 40 morti“.