Gli Usa tornano su toni conciliatori sulla questione palestinese: “Crediamo che i palestinesi meritino legittime aspirazioni per essere indipendenti”
Nel giro di poche settimane dall’insediamento di Joe Biden, la nuova amministrazione democratica negli Stati Uniti riprende l’uso di toni conciliatori e in linea col diritto internazionale rispetto alla questione tra Israele e Palestina, rilanciando pubblicamente la necessità di un processo che giunga alla formazione di uno Stato palestinese autonomo. Nel corso di una conversazione con il Ministro degli Esteri israeliano Gabi Ashkenazi, il Segretario di Stato Antony Blinken ha precisato ulteriormente l’atteggiamento di Washington verso il conflitto.
In tal senso, il portavoce del Dipartimento di Stato Ned Price, discutendo varie tematiche con i giornalisti, ha specificato la posizione della Casa Bianca rispetto al rapporto sia verso Tel Aviv che Ramallah — quartier generale dell’Autorità Nazionale Palestinese — sottolineando le evidenti difficoltà ma anche il bisogno di avviare un percorso per “la soluzione a due Stati, dove i nostri valori sono in gioco da entrambi i lati”. In un passaggio decisivo, Price afferma: “Crediamo che i palestinesi meritino legittime aspirazioni per essere indipendenti”.
Lo stop Usa alle azioni unilaterali di Israele
Le azioni unilaterali del Governo israeliano sono mal viste dall’amministrazione Biden, in particolare quelle relative all’occupazione dei territori dei palestinesi. “Riteniamo sia fondamentale per Israele astenersi dal compiere passi unilaterali che inaspriscono le tensioni e indeboliscono gli sforzi per promuovere una soluzione a due Stati”, ha affermato il portavoce Price.
Nei giorni scorsi le autorità israeliane hanno demolito le abitazioni di una comunità di palestinesi nel nord-ovest della Cisgiordania, a Humsa — Al Baqai’a. Il Coordinatore Umanitario delle Nazioni Unite per i Territori Palestinesi Occupati, Lynn Hastings, ha chiesto l’immediato stop all’abbattimento delle case, in quella che è un’azione contraria al diritto internazionale.
“Le situazioni in cui le comunità sono sottoposte a pressioni per il loro spostamento porta a un reale rischio di forced displacement” che, come spiega l’Unhcr, l’Agenzia Onu per i Rifugiati, “è il risultato di persecuzione, conflitto, violenza generalizzata o violazione dei diritti umani”.
2021, anno di elezioni
Sia in Israele che in Palestina si terranno delle storiche elezioni che potrebbero realmente cambiare il corso degli eventi. Infatti, solo in base al nuovo clima politico che si verrà a creare dopo la definizione dei singoli esecutivi gli Stati Uniti e gli altri player internazionali potranno valutare come procedere per l’agognata soluzione a due Stati chiesta dalle Nazioni Unite, prevista dal Consiglio di Sicurezza e successivi accordi.
La posizione di Benjamin Netanyahu è sempre più compromessa viste le varie scissioni nel panorama politico della destra israeliana, che potrebbe trovare difficoltà nella formazione di un nuovo esecutivo a guida Likud. D’altro canto, il Primo Ministro ha più volte dimostrato capacità di convincimento e di mediazione tali da riuscire nella formazione di un Governo di coalizione con Benny Gantz di Kahol Lavan, ex alleato che potrebbe essere la giura chiave di un possibile cambiamento nello scenario governato dello Stato di Israele.
In Palestina, le nuove elezioni più volte richieste e rimandate sono state indette per tutto il 2021: si inizierà a maggio con quelle legislative, si proseguirà a luglio con quelle presidenziali e termineranno il mese successivo con la votazione per il Consiglio Nazionale Palestinese. Fatah e Hamas hanno trovato un accordo nei mesi scorsi, ma sarà necessario che questo venga rispettato per un regolare svolgimento delle tornate elettorali.
La comunità internazionale guarda con speranza alla nomenclatura palestinese: la capacità di stare unita è l’unico modo per conquistare la fiducia degli attori internazionali e dello stesso mondo arabo per un appoggio verso la formazione di uno Stato indipendente.
Gli Usa tornano su toni conciliatori sulla questione palestinese: “Crediamo che i palestinesi meritino legittime aspirazioni per essere indipendenti”
Nel giro di poche settimane dall’insediamento di Joe Biden, la nuova amministrazione democratica negli Stati Uniti riprende l’uso di toni conciliatori e in linea col diritto internazionale rispetto alla questione tra Israele e Palestina, rilanciando pubblicamente la necessità di un processo che giunga alla formazione di uno Stato palestinese autonomo. Nel corso di una conversazione con il Ministro degli Esteri israeliano Gabi Ashkenazi, il Segretario di Stato Antony Blinken ha precisato ulteriormente l’atteggiamento di Washington verso il conflitto.
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