Non ci sono motivi accettabili per i quali non sperimentiamo ancora il passaporto vaccinale nel nostro Paese, quand’anche fosse a livello solo locale. È il modo più creativo per accelerare le riaperture
Non ci sono motivi accettabili per i quali non sperimentiamo ancora il passaporto vaccinale nel nostro Paese, quand’anche fosse a livello solo locale. È il modo più creativo per accelerare le riaperture
L’Unione europea, lo scorso 17 marzo, ha lanciato la proposta di un Digital Green Certificate, un certificato sanitario per provare a rilanciare la mobilità e il turismo in Europa. Il commissario Ue all’Industria Thierry Breton, capo della task force europea sui vaccini, lo ha mostrato in diretta tv, spiegando che nelle intenzioni di Bruxelles sarà il lasciapassare richiesto per andare all’estero, facilitando i controlli negli aeroporti, nelle stazioni o nei porti, ma sarà anche utile per frequentare manifestazioni aperte al pubblico nei Paesi di appartenenza. L’obiettivo, secondo Breton, dovrebbe essere quello di “ritrovare la capacità di vivere insieme senza rappresentare un rischio per gli altri”, riuscendo a garantire la sicurezza nei musei, nei cinema, nei teatri, negli stadi, cioè in tutti quei luoghi dove il contatto umano è inevitabile.
Come funziona
Il certificato avrà un QR code contenente una firma digitale che ne provi l’autenticità e tutte le informazioni chiave: nome, cognome, data di nascita, se si è stati vaccinati, con quale tipo di vaccino, se si è mai stati portatori della malattia. Il Parlamento europeo ha dato il via libera a un’approvazione del testo sul Digital Green Certificate con procedura d’urgenza. Il documento deve aver l’ok del Consiglio e del Parlamento europeo, poi saranno gli Stati nazionali a rilasciarlo.
Il certificato dovrebbe valere per tutti i vaccini. Gli Stati membri rilasceranno il certificato ai cittadini che hanno ricevuto vaccini autorizzati dall’Ema (AstraZeneca, Moderna, Johnson&Johnson e Pfizer-BioNTech), ma potranno concederlo anche per quelli approvati dalle autorità dei singoli Stati membri o inclusi nella Emergency Use Listing dell’Organizzazione mondiale della sanità.
Thierry Breton ha precisato che il passaporto sarà consigliato, ma non imposto. Per come è strutturato nella proposta della Commissione, il certificato smentisce i rischi di discriminazioni. Chi, per ragioni di privacy, non vorrà usufruirne, potrà farlo, accettando possibili restrizioni nei viaggi e negli accessi ai luoghi pubblici.
Per quanto riguarda i tempi, si parla di metà giungo, anche se alcuni Paesi europei stanno accelerando, per poter garantire con l’arrivo della bella stagione l’accoglienza dei turisti in sicurezza. Anche per l’Italia sarebbe importante farsi trovare preparata e possibilmente anticipare le tappe, magari sperimentando il certificato prima su base comunale, poi regionale e nazionale. Ne va della salute mentale di molti…
Alcune considerazioni
non capiamo le perplessità di chi teme gravi violazioni di alcuni diritti, come le pari opportunità. Che dire però dei diritti violati da un anno, dalla libertà di movimento a quella di impresa e di lavoro? Siamo in emergenza e dunque un provvedimento come il certificato vaccinale ci sembra il più adatto alla circostanza, senza se e senza ma.
il Governo italiano dovrebbe procedere subito! Non c’è più pazienza né margini. Il prossimo che ci viene a predicare che dobbiamo stare chiusi dentro per un altro mese, rischia la lapidazione! Bisogna inventarsi una soluzione diversa e questa del passaporto vaccinale è un’idea!
accanto alla certificazione del vaccino eseguito, il passaporto dovrebbe contenere anche la certificazione di un esame sierologico che attesti la presenza di anticorpi a seguito di guarigione da Covid. E anche il risultato di un tampone effettuato nelle 48 ore precedenti. Queste sue integrazioni limiterebbero al minimo le sperequazioni. Se sommiamo 13 milioni di vaccinari a 4 milioni di guariti, potremmo mobilitare una popolazione importante per poter riaprire cinema, teatri e tante altre attività.
Presidente Draghi, perché non ascoltiamo il passaporto vaccinale tra le priorità del suo Governo?!?
Non ci sono motivi accettabili per i quali non sperimentiamo ancora il passaporto vaccinale nel nostro Paese, quand’anche fosse a livello solo locale. È il modo più creativo per accelerare le riaperture
L’Unione europea, lo scorso 17 marzo, ha lanciato la proposta di un Digital Green Certificate, un certificato sanitario per provare a rilanciare la mobilità e il turismo in Europa. Il commissario Ue all’Industria Thierry Breton, capo della task force europea sui vaccini, lo ha mostrato in diretta tv, spiegando che nelle intenzioni di Bruxelles sarà il lasciapassare richiesto per andare all’estero, facilitando i controlli negli aeroporti, nelle stazioni o nei porti, ma sarà anche utile per frequentare manifestazioni aperte al pubblico nei Paesi di appartenenza. L’obiettivo, secondo Breton, dovrebbe essere quello di “ritrovare la capacità di vivere insieme senza rappresentare un rischio per gli altri”, riuscendo a garantire la sicurezza nei musei, nei cinema, nei teatri, negli stadi, cioè in tutti quei luoghi dove il contatto umano è inevitabile.
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