Da più di un anno si discute del nuovo patto di migrazione e asilo presentato dalla Commissione e l’Europarlamento è ancora diviso. Il centrosinistra si scaglia contro la proposta del conservatore svedese Tobé. Il rischio è quello di un ennesimo muro contro muro
Se c’è una questione sulla quale l’Unione europea è divisa, persino più che sulla questione deficit/rigore, è il tema delle migrazioni e dell’asilo. E in questi mesi nei quali si prevede ci possa essere una fuga di massa dall’Afghanistan, aggiornare e far funzionare al meglio le politiche europee sarebbe davvero importante.
Da più di un anno si discute del Nuovo Patto di Migrazione e Asilo presentato dalla Commissione e in questi giorni si è alla presentazione e valutazione da parte dell’aula di Strasburgo, con le proposte contenute nelle relazioni dei due rapporteur all’aula che hanno a loro volta avanzato le loro ipotesi emendando la bozza presentata dalla presidente tedesca. Lo svedese liberal conservatore Tobé e la francese liberale Keller hanno punti di vista non identici per ragioni che, come capita spesso con questo tema complicato, riguardano sia la collocazione geografica che quella politica.
Volendo riassumere molto i punti sul tavolo: c’è la proposta di redistribuzione automatica dei richiedenti asilo, c’è un tema di come e quanto si monitorano le acque del Mediterraneo, come si coopera con i Paesi terzi (che questi siano la Libia o la Turchia, che presentano problematiche diverse), c’è il tema degli ingressi regolari per i migranti economici, quello dei rimpatri e quello di come pagare per l’enorme sforzo che politiche comunitarie efficaci e umane richiederebbe.
“No a muri o fili spinati”
Su questo il Consiglio europeo è, come è naturale sia, diviso. Alcuni Paesi i cui Governi fanno della guerra al migrante la loro ragione di esistere sono alle prese con la costruzione di muri e barriere di filo spinato, strumenti disumani che, tra l’altro, si rivelano inutili, rendendo semplicemente più pericolosi e cari i passaggi. Eppure dodici Paesi hanno scritto una lettera chiedendo che Bruxelles contribuisca alle spese per la chiusura ermetica delle frontiere. Tra questi ci sono la Polonia, l’Ungheria, la Slovenia, l’Austria, la Grecia (unico Paese a essere davvero costantemente sotto pressione).
“C’è un patto rinnovato su asilo e immigrazione che va discusso, negoziato e rinnovato. I leader devono trovare un accordo. Una cosa certa è che l’Europa non finanzierà fili spinati e muri”. Così Ursula von der Leyen pochi giorni fa. I membri Ue che sono i punti di approdo delle rotte migratorie tendono invece a vedere con favore le proposte europee.
La proposta Tobé
Se Keller avanza delle proposte di emendamento che definiremmo pratiche, ossia suggerisce ipotesi su come ridurre i tempi di attesa per la definizione dello status dei richiedenti asilo o su dove collocare i centri di attesa, le ipotesi di Tobé sono un drastico ridimensionamento della solidarietà. Nella lettura dello svedese le proposte avanzate servono a superare lo stallo nel quale si trovano le politiche europee in materia di immigrazione. Il conservatore nordico non ha torto quando parla di stallo, ma le sue ipotesi di solidarietà differenziata (non redistribuzione automatica, dunque) è però la fine della solidarietà stessa.
Per questo i membri della Commissione dell’Europarlamento ne hanno aspramente criticato la bozza. Nella proposta di Tobé c’è infatti il ridimensionamento delle operazioni di ricerca e salvataggio, la limitazione dei ricongiungimenti familiari – facilitati invece nella bozza della Commissione – e la possibilità di ripartire la pressione su Paesi come il nostro. L’esclusione della redistribuzione dei richiedenti asilo, che supererebbe il famigerato accordo di Dublino, ha trovato una reazione secca da parte degli eurodeputati liberali, socialisti, ambientalisti e di sinistra. Prendiamo proprio il commento di Keller, tra i meno aggressivi nei confronti del collega svedese: “Ritengo che questo approccio colpirebbe gli Stati membri in prima linea che sono già sotto una pressione non paragonabile a quella degli altri”.
L’impressione è davvero quella di un confronto tra sordi. Gli eurodeputati avranno qualche settimana per presentare a loro volta emendamenti alla proposta Tobé; il rischio è quello di un ennesimo muro contro muro e di grandi o piccole crisi che innescheranno polemiche tra Paesi sulla pelle dei richiedenti asilo. Tra l’altro, il Governo britannico ha proposto una legge che prevede la possibilità di respingere le barche provenienti dalla Francia e di non perseguire la polizia di frontiera per mancato soccorso in mare se queste dovessero affondare.
Da più di un anno si discute del nuovo patto di migrazione e asilo presentato dalla Commissione e l’Europarlamento è ancora diviso. Il centrosinistra si scaglia contro la proposta del conservatore svedese Tobé. Il rischio è quello di un ennesimo muro contro muro