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Ue, no a modifiche al Pnrr: quali rischi per l’Italia e l’Europa


I mercati non condividono le speranze di Mario Draghi e dubitano della capacità del prossimo Governo di gestire il famoso Pnrr, la cui eventuale rinegoziazione sarebbe una débâcle per tutta l’Unione europea

Mentre Mario Draghi parlava davanti al Meeting di Comunione e Liberazione a Rimini, il 24 agosto, molti italiani avranno tenuto le dita incrociate. L’intervento del Presidente del Consiglio, ancora in carica, è stato tra le altre cose un momento di ottimismo sul futuro dell’Italia. Qualsiasi sia il risultato delle elezioni del 25 settembre. Ottimismo parzialmente obbligato, forse, da parte di un leader che ha realizzato molto (e lo ha rivendicato) in 17 mesi di Governo ma che, in quello che è stato il suo ultimo, rilevante discorso pubblico, non ha voluto lasciare tracce di amarezza e ancora meno di rancore. Soprattutto, però, un messaggio fondato sulla capacità che l’Italia ha sempre mostrato di avere nei momenti di maggiore difficoltà. Cuore oltre l’ostacolo, dunque, e speranza che le energie del Paese non si siano affievolite in questi anni di crisi a ripetizione. Gli italiani, però, hanno fatto bene a tenere le dita incrociate: ci sono anche cose che Draghi non ha voluto dire. E non sono belle.

Il giorno successivo al discorso di Rimini, il Financial Times pubblicava un articolo nel quale notava che gli hedge fund internazionali hanno accumulato scommesse contro i titoli dello Stato italiani in una misura che non si registrava dal 2008, anno della grande crisi finanziaria. Molti commenti italiani hanno parlato, come fanno sempre, di “speculazione” da parte della finanza globale. In realtà, si tratta semplicemente di mercato in funzione che scruta il futuro: così come gli investitori hanno premiato i titoli italiani quando Draghi è diventato capo del governo, allo stesso modo li stanno penalizzando quando se ne va. Il mercato è come il canarino nella miniera: avverte di un pericolo. E di pericoli in Italia ce ne sono. Quelli che arrivano da fuori sono condivisi da tutta l’Europa: l’invasione russa dell’Ucraina, il prezzo dell’energia, l’inflazione, le scosse di assestamento post-pandemia. Anzi, rispetto ad alcune di esse, ad esempio la diversificazione delle forniture energetiche e lo stoccaggio di gas, l’Italia è messa meglio di altri Paesi, grazie alla velocità di reazione del Governo nei mesi scorsi. Il problema che porta i mercati a non condividere l’ottimismo di Draghi, e quindi a scommettere contro l’Italia, è tutto interno, nazionale, e riguarda il futuro della politica dopo le elezioni, in particolare la capacità di gestire il Piano di Nazionale Ripresa e Resilienza (PNRR).

La discussione intorno al Pnrr

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