Jarosław Kaczyński, leader del partito Law and Justice (PiS), tiene un discorso durante la convention del partito a Varsavia, Polonia, 2 settembre 2018. REUTERS/Kacper Pempel.
Il 44% dei polacchi conferma la maggioranza di Diritto e Giustizia, ma non al Senato. In Ungheria rallenta Orbán: persa Budapest
Jarosław Kaczyński, più che festeggiare la vittoria del partito del quale è Presidente, Diritto e Giustizia (PiS), si è lamentato del numero di consensi andati all’opposizione. “Abbiamo preso tanti voti, ma ne meritavamo di più”, ha detto l’ex Primo Ministro commentando i risultati. La sua considerazione si riferisce probabilmente alle maggiori difficoltà che la nuova legislatura avrà nel procedere spedita sulle riforme costituzionali, una delle quali — quella sulla giustizia — bocciata recentemente dalla Corte di Giustizia dell’Unione Europea.
Eppure, l’euroscettica Polonia avrebbe poco da lamentarsi verso Bruxelles. Infatti, i fondi che Varsavia riceve dall’Unione Europea (102 miliardi di euro nella programmazione 2007-2013, 106 miliardi in quella successiva, che termina nel 2020) sono stati fondamentali per le infrastrutture del Paese, oggi settima economia del Vecchio Continente. Per questo motivo, la Polonia ha appoggiato la Presidente in pectore della prossima Commissione, Ursula von Der Leyen, rendendo più agevole il clima tra i partner europei.
Rispetto al 2015, PiS conquista 7 punti percentuali. Ciononostante, perde la maggioranza al Senato, fatto che rallenterà il passaggio delle leggi al Governo che sarà nuovamente guidato da Mateusz Morawiecki. Altra cattiva notizia per Kaczyński, la sconfitta a Varsavia, dove col 60% dei voti le opposizioni al PiS hanno raggiunto l’obiettivo di marginalizzare Diritto e Giustizia, fermato al 28%. Ancora, i dati raccontano l’entrata in Parlamento del partito di estrema destra Confederazione Libertà e Indipendenza che, superando la soglia di sbarramento del 5%, conquista il 7% dei consensi: voti reali strappati al PiS.
In Ungheria, Paese alleato della Polonia nel Gruppo Visegrád, debacle per Viktor Orbán, che perde in numerose città nel corso delle elezioni amministrative. Ben 9 sono passate da Fidesz all’opposizione, tra le quali la capitale Budapest: i verdi vincono col 50,86% dei voti, eleggendo Sindaco Gergely Karacsony. In una strategia già vista in Turchia, le opposizioni in Ungheria e Polonia hanno fatto fronte comune per contrastare il potere che sembrava inattaccabile di PiS e Fidesz, mossa che nelle tornate elettorali nei due Paesi si è dimostrata vincente.
@melonimatteo
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