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Lo strano stallo in Polonia


Il governo di Varsavia disconosce platealmente l’autorità Ue, dalla quale riceve finanziamenti essenziali per la sua tenuta. Il 90% della popolazione è contraria a una Polexit

A metà luglio la Corte costituzionale polacca ha stabilito che le modifiche imposte dalla Corte europea di giustizia alle controverse riforme del settore giudiziario varate dall’esecutivo polacco sono incostituzionali. La Polonia non sarebbe, dunque, tenuta a ottemperarvi.

Una sentenza campale, che potrebbe scuotere le fondamenta dell’Ue. Il massimo organo giuridico della Polonia, egemonizzato da giudici considerati vicini al governo conservatore guidato da Diritto e Giustizia (Prawo i Sprawiedliwość, PiS), ha esplicitamente ribaltato la gerarchia su cui si fonda l’impianto normativo dell’Unione, enunciando la supposta priorità della legge nazionale su quella comunitaria. Il ministro della Giustizia Zbigniew Ziobro, leader di Polonia Solidale (Solidarna Polska) e tra gli architetti più riconoscibili della riforma del settore giudiziario, ha parlato di un atto legittimo “contro l’interferenza, l’usurpazione e l’aggressione giuridica degli organi dell’Ue”.

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