È noto il potere della musica, meno conosciuto l’utilizzo della musica da parte del potere.
Si dice che una canzonetta, una musica che non ti piace e sei costretto ad ascoltare, sia una “tortura”. Ma è capitato che la metafora acquistasse una realtà tragica, e paradossale per via della banalità delle canzonette applicate a evenienze così estreme come la tortura (vera) o la guerra.
Zarah Leander – Davon geht dei welt nicht under
“Ci si fa l’abitudine/[…]/ Non è la fine del mondo/ Se a volte sembra tutto nero/ prima o poi si rallegrerà/ Non ci saranno che cieli azzurri di nuovo”. Questo il ritornello di una canzone che suonava di frequente negli altoparlanti dei campi di Dachau e Buchenwald. Piaceva molto agli ufficiali delle SS.
Il ruolo della musica nei lager . stato lungamente indagato dagli storici: assieme alle orchestre, alle bande, ai cori di prigionieri che segnavano il tragico quotidiano, gli altoparlanti sempre in funzione sancivano una novità nell’uso della musica come tortura psicologica. Canzonette come Non è la fine del mondo si alternavano al cupo palinsesto della radio tedesca (Wagner, Mozart, bollettini di guerra) e agli ordini dei kapò.
Curioso che l’autore della canzone, Bruno Balz, fosse stato più. volte arrestato, rinchiuso in un campo per la sua omosessualità e liberato in cambio del suo lavoro propagandistico. La cantante Zarah Leander era svedese. Nel 1936 aveva accettato di lavorare per gli Ufa Studios di Berlino dichiarandosi in seguito politicamente “ingenua”. Divenne una delle maggiori star del cinema nazista. Negli anni Cinquanta . stata un’importante icona gay tedesca.
Barney il Dinosauro – I Love You
Il primo studio scientifico sull’uso del rumore (e dell’assenza di rumore) nelle tecniche di interrogatorio militare, per indurre uno stato di deprivazione psicologica, fu commissionato dai servizi segreti alleati nel dopoguerra. Il Kubark Counterintelligence Interrogation Training Manual, redatto dalla Cia nel 1963, è basato su questo genere di ricerche.
Di I Love You, la canzoncina-sigla del cartone animato Barney and Friends, si parlò negli anni Novanta. Si diceva che comparisse come esempio di “tortura psicologica” nei programmi di istruzione della scuola militare di Fort Huachuca. Ecco il testo: “Io ti amo, tu mi ami/ siamo una famiglia felice/ con un grande mega abbraccio/ e un bacio da me a te/ Mi amerai anche tu?”.
L’uso di l Love You . stato testimoniato successivamente negli interrogatori di prigionieri iracheni. Le organizzazioni per i diritti umani asseriscono per. che dietro la comicit. della rivelazione si nasconda una raffinata strategia dei servizi segreti.
Los Girasoles – La vaca blanca
È un ex agente della polizia segreta di Pinochet – interrogato dalla musicologa Katia Chornik nel 2012 – a ricostruire la musica della tortura ai tempi del golpe cileno, nelle prigioni di Santiago.
“Alle canzoni patriottiche e militari – ricorda – si affiancavano le canzoni della radio e alcuni dischi molto popolari, amati dagli agenti di custodia e suonati anche durante le torture”.
La vaca blanca è una di queste canzoni. “Avevo una vacca bianca/ che si chiamava Piet./ era molto impegnata/ perché. era della buona società.”, racconta a tempo del ritmo latino cumbia. Piet. chiede al suo padrone di poter maritare un toro, un certo Antonio; lui nega il permesso perché. tutti dicono che “il toro è un demonio”.
È probabile che la versione ascoltata da torturatori e torturati fosse quella dei peruviani Los Girasoles del cantante Felix Martinez, esponente della cosiddetta cumbia “psichedelica”.
Van Halen – Panama
Alle fine del 1989, 27.000 soldati americani entrarono a Panama per deporre il dittatore Manuel Antonio Noriega detto “Faccia d’Ananas”, accusato di narcotraffico e politicamente dannoso per l’equilibrio dell’area.
Dopo i primi scontri militari, Noriega si rifugiò nella Nunziatura vaticana. Fu qui che scattò. una delle operazioni militari più. bizzarre della storia: per tre giorni, mentre un elicottero volava a bassa quota, potenti altoparlanti diffondevano senza sosta musica hard rock a tutto volume fuori dalla sede diplomatica.
Tra le canzoni utilizzate c’era Panama dei Van Halen. Nessuna relazione diretta: Panama era il soprannome della macchina “splendente” del cantante David Lee Roth, una Lamborghini.
Altre testimonianze citano anche I Fought the Law dei Clash tra le canzoni che bombardarono la sede diplomatica.
Certamente, come dichiarò. un testimone “Noriega amava l’Opera, e le canzoni da discoteca non lo facevano dormire”. La musica cessò dopo tre giorni per le proteste del Vaticano. Noriega si arrese subito dopo.
Skinny Puppy –Weapon
Delle playlist in uso tra i carcerieri di Guantanamo durante gli interrogatori si sa da tempo. Nomi come quelli di Nine Inch Nails, AC/DC, Metallica, Rage Against the Machine, Eminem, Queen, David Gray, persino Britney Spears e Christina Aguilera, vengono rilanciati da reportage giornalistici e dal lavoro dei gruppi di pressione contro la tortura (tra i più attivi, gli inglesi di Reprieve e gli americani di Close Gitmo Now).
Ci sono state proteste pubbliche dei musicisti coinvolti, come Tom Morello e Trent Reznor, ma senza conseguenze. Di recente il trio canadese “elettro-industrial” degli Skinny Puppy ha minacciato di chiedere il conto al governo americano perché. la sua musica sarebbe stata “usata” a Guantanamo. Niente più che una minaccia, come dimostra la cifra apocalittica del risarcimento chiesto: 666.000 dollari.
Gli Skinny Puppy esistono dal 1982 e sono tra i pionieri nell’uso estremo degli strumenti elettronici. Mettono in scena un immaginario distopico e violento. Le loro performance sono un attacco visivo e sonoro agli spettatori. Che il presente si incarichi di rendere attualità quella che sarebbe dovuta essere solo fantapolitica, ha un che di beffardo.
È noto il potere della musica, meno conosciuto l’utilizzo della musica da parte del potere.
Si dice che una canzonetta, una musica che non ti piace e sei costretto ad ascoltare, sia una “tortura”. Ma è capitato che la metafora acquistasse una realtà tragica, e paradossale per via della banalità delle canzonette applicate a evenienze così estreme come la tortura (vera) o la guerra.