Nuova Delhi si propone a Kabul con aiuti e assistenza umanitaria ma dietro la mossa si potrebbe celare un’attenzione particolare per le mosse di Pechino e Islamabad nel Paese
L’Emirato Islamico dell’Afghanistan non ha ancora ricevuto ufficialmente il riconoscimento da parte delle principali potenze internazionali. Tuttavia, i movimenti nel Paese e la presenza di numerosi esponenti politici di spicco fanno presagire, se non un formale ingresso nella comunità internazionale, un avvicinamento tattico utile ai vari attori in gioco nel riposizionarsi in quell’area di mondo abbandonata — letteralmente — nottetempo dagli Stati Uniti.
Il vuoto lasciato da Washington sarà sicuramente colmato, e se Cina e Pakistan sono già ampiamente interessati al presente e al futuro dell’Afghanistan, proprio tale vicinanza di Pechino e Islamabad incute dubbi e timori nell’India. Storicamente, Nuova Delhi ha preso le distanze dai Talebani, per giunta supportando la resistenza. Tuttavia, negli ultimi mesi ci sono stati numerosi incontri, sfociati nella visita del funzionario del Ministero degli Esteri indiano J.P. Singh a Kabul, dove ha incontrato il Ministro degli Esteri pro tempore Amir Khan Muttaqi.
Ufficialmente, i due hanno discusso di assistenza umanitaria e la delegazione indiana guidata da Singh ha visitato un ospedale, una scuola e una centrale elettrica. In una nota del Ministero si legge che Nuova Delhi ha inviato grano, medicinali, vaccini per il contrasto al Covid-19 e indumenti per affrontare il prossimo inverno. Nello specifico, le consegne sono state erogate all’India Gandhi Children Hospital di Kabul, all’Oms e al Programma alimentare mondiale. “L’India ha un legame storico e di civiltà col popolo dell’Afghanistan e questa unione continuerà a guidare il nostro approccio” verso il Paese, spiega il Governo indiano.
Nuova Delhi non ha ancora riaperto l’Ambasciata a Kabul, ma i contatti sono stati sufficienti per organizzare quella che è stata la prima visita ufficiale di diplomatici indiani dalla salita al potere dei Talebani nell’agosto dello scorso anno. Una missione non di poco conto, utile per sondare il terreno rispetto alle posizioni del nuovo corso afghano verso Pakistan e Cina, due nazioni con le quali l’India vive continue tensioni.
Se è vero che gli indiani erano interessati a tenere low profile l’incontro con i Talebani, nel timore che l’Occidente potesse immaginarsi un riconoscimento da parte di Nuova Delhi, lo stesso non si può dire per Kabul, che ha enfatizzato ampiamente la visita dei diplomatici attraverso i canali social dei rappresentanti e dei portavoce del Governo.
Secondo Harsh V. Pant, Professore di Relazioni Internazionali al King’s College di Londra e Vice Presidente del think tank Observer Research Foundation, “i Talebani hanno ripetutamente segnalato all’India che promuoveranno una politica estera indipendente, senza l’interferenza del Pakistan”. Per Pant “l’India sta tastando il terreno” per capire quanto realmente il Governo di Kabul è intenzionato a fare affari con Nuova Delhi.
Allo stesso tempo, servono risultati: per Pankaj Jha, Professore di Studi Strategici e Difesa della O.P. Jindal Global University, l’engagement con i Talebano deve produrre risultati, come un accordo che garantisca il non invio di combattenti nella regione del Kashmir. “Questo è un importante problema di sicurezza per l’India”.
Nuova Delhi si propone a Kabul con aiuti e assistenza umanitaria ma dietro la mossa si potrebbe celare un’attenzione particolare per le mosse di Pechino e Islamabad nel Paese