Spazio: il razzo cinese, avvisaglia della competizione con gli Usa
Il rientro dei detriti del Lunga Marcia-5B non segnala solo il mancato controllo dell'evento da parte di Pechino, ma è visto anche nel contesto della sfida Usa-Cina che si gioca anche nello spazio
Il rientro dei detriti del Lunga Marcia-5B non segnala solo il mancato controllo dell’evento da parte di Pechino, ma è visto anche nel contesto della sfida Usa-Cina che si gioca anche nello spazio
Alla fine è caduto nell’Oceano Indiano. Le previsioni apocalittiche sull’impatto (magari in Italia) dell’ormai celeberrimo razzo cinese in discesa libera dallo spazio non si sono verificate. Ma la vicenda è stata, ed è ancora, un’occasione per criticare le eventuali responsabilità di Pechino nel mancato controllo di questo razzo (e degli altri presenti in orbita) e per rinfocolare la polemica in un settore nel quale la competizione tra Cina e Stati Uniti si sta ampliando nel corso degli ultimi anni: lo spazio, appunto.
I detriti del vettore Lunga Marcia-5B Y2 sono rientrati nell’atmosfera domenica 9 maggio alle 10,24 ora di Pechino. La maggior parte di loro sono stati bruciati nell’atmosfera, quelli restanti sono finiti a ovest dell’arcipelago delle Maldive. Per diversi giorni si era speculato, anche in Italia, sul possibile punto di impatto. Con la maggior parte della superficie terrestre coperta di acqua, le probabilità che i detriti colpissero un’area popolata o addirittura una città erano molto basse, ma l’episodio è stato sfruttato per criticare la mancanza di trasparenza della Cina e la sua incapacità nel fornire rassicurazioni più forti nel periodo precedente al rientro.
Non è la prima volta che avvengono rientri incontrollati di detriti. Il caso più celebre risale al 1979 e alla caduta in Australia di grossi frammenti della stazione spaziale della Nasa Skylab. Proprio gli osservatori della Nasa criticano ora la Cina per non aver previsto la possibilità di rientri incontrollati e in particolare per non aver predisposto delle contromisure precise. Si tratta peraltro del secondo episodio che coinvolge il Lunga Marcia-5B. Nel maggio 2020, altri detriti del razzo erano caduti in Costa d’Avorio nel villaggio di N’Guessankro, non lontano dalla città di Bouake. Il timore è quello che incidenti del genere possano ripetersi, vista l’intensa attività spaziale della Cina.
Le spiegazioni della Cina
Le accuse sono però state respinte dalla Cina. Il portavoce del Ministero degli Esteri Wang Wenbin ha parlato invece di “pratica comune in tutto il mondo che gli stadi superiori dei razzi brucino mentre rientrano nell’atmosfera”. La collega Hua Chunying ha invece dichiarato che la Cina “ha monitorato con precisione il rientro dei detriti” e “ha condiviso una previsione pertinente con la comunità internazionale”, promettendo la disponibilità alla “cooperazione internazionale per affrontare il problema dei detriti spaziali al fine di garantire la sostenibilità a lungo termine delle attività nello spazio”.
Segnalando però che nei mesi scorsi parti di un razzo statunitense fabbricato da SpaceXsono rientrate nella proprietà di un contadino residente nello Stato di Washington. “Siamo disposti a collaborare con altri Paesi, inclusi gli Stati Uniti, nell’uso pacifico dello spazio, ma ci opponiamo a tenere un doppio standard sulla questione”. Il Global Times ha definito “campagna pubblicitaria occidentale” la copertura mediatica del rientro del razzo. Secondo il tabloid di Stato in lingua inglese gli scienziati della Nasa hanno fomentato timori in modo “non intellettuale”, seguendo una campagna anti cinese impostata dagli Stati Uniti e in generale dall’Occidente. “Queste persone sono gelose del rapido progresso della Cina nella tecnologia spaziale”, si legge ancora, “e alcune di loro stanno cercando di usare il rumore da loro provocato per ostacolare e interferire con l’intenso programma di futuri lanci cinesi per la costruzione della propria stazione spaziale”.
Le aspirazioni di Pechino
Il razzo ha messo in orbita un modulo Tianhe senza pilota e diventerà l’abitazione per tre membri dell’equipaggio su Tiangong 3. Si tratta della prima stazione spaziale cinese permanente, che verrà costruita attraverso 11 missioni. Al primo lancio del 29 aprile dal sito di lancio spaziale di Wenchang sull’isola di Hainan seguiranno dunque altri dieci lanci per completare la missione entro l’inizio del 2023. Le ambizioni spaziali della Cina non si fermano qui. Tra non molto il rover Zhurong (il dio del fuoco secondo la mitologia cinese) dovrebbe atterrare su Marte. Il rover viaggia a bordo della sonda Tianwen-1, lanciata nel luglio 2020 che è entrata con successo nell’orbita di Marte il 24 febbraio scorso. Di recente è stata poi conclusa con successo una missione di ricerca nel “lato nascosto della Luna”.
Nelle scorse settimane, il vicepremier cinese Han Zheng ha partecipato all’inaugurazione a Xiongan della China Satellite Network Group, nuova azienda statale che ha il compito di lanciare nello spazio satelliti LEO (Low Earth Orbit). Nonostante la sua giovane età, la China Satellite Network Group è al 26° posto nell’elenco ufficiale di Pechino delle 98 aziende statali, subito dopo i tre grandi operatori di telecomunicazioni del Paese: China Mobile, China Unicom e China Telecom. L’azienda è anche la prima impresa cinese a livello statale ad aver istituito la sua sede principale a Xiongan, situata in una regione rurale selezionata però dal Presidente Xi Jinping quattro anni fa per essere ricostruita in una futuristica città intelligente. Attraverso i lanci della nuova entità, Pechino mira a competere con i colossi americani per l’offerta di connessione internet satellitare. La Cina ha presentato già domanda all’Unione internazionale delle telecomunicazioni (ITU) delle Nazioni Unite lo scorso settembre, segnalando l’intenzione del Paese di costruire due costellazioni LEO per un totale di 12.992 satelliti.
La competizione Usa-Cina nello spazio
La vicenda dei detriti del razzo segnala che la competizione tra le due potenze mondiali interessa ormai da vicino anche lo spazio. La Cina fonda parte della sua retorica proprio sullo sviluppo spaziale. Lo si riscontra anche nel proliferare, su indicazione del Partito comunista, del genere fantascientifico sia a livello letterario che a livello cinematografico. Il tentativo è quello di creare un’epica spaziale cinese, come dimostra il celebre tentativo col film “The Wandering Earth“, adattato da un altrettanto celebre romanzo di Liu Cixin.
La contesa si gioca dunque su più campi. Il primo è quello strategico, tanto che gli Stati Uniti si sono dotati di un commando militare spaziale durante l’amministrazione Trump. Il secondo è quello commerciale (con gli interessi legati alla connessione internet satellitare) e della ricerca scientifica. Il terzo è proprio quello narrativo: dopo lo sbarco sulla Luna e la fine della Guerra fredda, gli Usa non sono più abituati a condividere gli onori della ribalta spaziale con altri attori. La Cina vuole provarci. Ecco perché i detriti di un razzo che cadono nell’atmosfera non sono solo i detriti di un razzo che cadono nell’atmosfera.
Il rientro dei detriti del Lunga Marcia-5B non segnala solo il mancato controllo dell’evento da parte di Pechino, ma è visto anche nel contesto della sfida Usa-Cina che si gioca anche nello spazio
Alla fine è caduto nell’Oceano Indiano. Le previsioni apocalittiche sull’impatto (magari in Italia) dell’ormai celeberrimo razzo cinese in discesa libera dallo spazio non si sono verificate. Ma la vicenda è stata, ed è ancora, un’occasione per criticare le eventuali responsabilità di Pechino nel mancato controllo di questo razzo (e degli altri presenti in orbita) e per rinfocolare la polemica in un settore nel quale la competizione tra Cina e Stati Uniti si sta ampliando nel corso degli ultimi anni: lo spazio, appunto.
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