Continuano febbrili i negoziati bilaterali. L’Olanda capitolerà. Non è più rinviabile un passaggio delle regole di voto da unanimità a maggioranza
Tre giorni e tre notti di negoziati e ancora i capi di Stato e di Governo dell’Unione europea riuniti a Bruxelles non sono riusciti a trovare un accordo sul Recovery Fund e il bilancio pluriennale della Ue.
Nel corso della riunione plenaria di ieri sera, iniziata dopo una lunga giornata di incontri bilaterali, riunioni e summit ristretti, il Presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, ha lanciato l’appello ai cosiddetti Paesi frugali (Olanda, Austria, Danimarca, Svezia e Finlandia) di arrivare presto a un accordo. “Oggi sono stati superati 600mila morti nel mondo, siamo di fronte a una crisi senza precedenti. I 27 leader sono in grado di costruire unità e fiducia nell’Europa? O presenteremo il volto di un’Europa debole e indebolita dalla sfiducia?”.
Per due giorni le trattative sono state paralizzate dal premier olandese Mark Rutte, che ha chiesto il potere di veto sull’approvazione dei piani nazionali di riforma che devono essere presentati dai Governi per poter accedere ai fondi.
Ma il vero nodo rimane quello della cifra complessiva del Recovery Fund e della proporzione tra sovvenzioni e prestiti. Nella giornata di ieri si è discussa la proposta finlandese: 350 miliardi di sovvenzioni e lo stesso ammontare di prestiti. Proposta irricevibile per Italia, Spagna, Francia e Germania, che hanno fissato la cifra dei sussidi a 400 miliardi.
In via informale, ieri Michel ha presentato ai 27 una doppia nuova proposta negoziale, che prevede che il Recovery Fund mantenga la cifra complessiva di 750 miliardi di euro, rivedendo la proporzione tra prestiti (400 o 390 miliardi) e sovvenzioni per venire incontro alle proposte dei frugali.
Durante la discussione plenaria il gruppo dei nordici ha puntato i piedi anche sul legame tra Stato di diritto e fondi. “Non è accettabile perché sulla situazione dello Stato di diritto in Ungheria non c’è ancora una decisione”, ha dichiarato il premier ungherese Viktor Orbán, riferendosi alla procedura Ue avviata contro Budapest.
La Plenaria è aggiornata a oggi alle 16.
Nella trattativa incessante di queste ore, in attesa dei risultati, risultano chiare alcune cose:
1) questo negoziato non può che avvenire in presenza fisica. In remoto, il vertice si sarebbe già concluso con un nulla di fatto, con buona pace dei neo-entusiasti della vita in remoto;
2) è ormai improcrastinabile l’introduzione, per qualsiasi decisione, della regione della maggioranza. L’unanimità significa la morte dell’Unione. Come ha sottolineato il Presidente Prodi, con l’unanimità non si governa nemmeno un condominio;
3) le alleanze tradizionali sono saltate: i frugali sono ridotti alla sola Olanda, l’Ungheria solidarizza con i Paesi del sud (per diversi motivi), l’asse franco-italiano sembra più solido di quello franco-tedesco…
4) una soluzione soddisfacente si troverà, stasera, ma la prova più impegnativa per tutti saranno i prossimi 12 mesi: usare bene i soldi sarà l’elemento chiave (e in questo hanno ragione i frugali). Allo stesso tempo, basta con il ricatto di un solo Paese!
Tre giorni e tre notti di negoziati e ancora i capi di Stato e di Governo dell’Unione europea riuniti a Bruxelles non sono riusciti a trovare un accordo sul Recovery Fund e il bilancio pluriennale della Ue.
Nel corso della riunione plenaria di ieri sera, iniziata dopo una lunga giornata di incontri bilaterali, riunioni e summit ristretti, il Presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, ha lanciato l’appello ai cosiddetti Paesi frugali (Olanda, Austria, Danimarca, Svezia e Finlandia) di arrivare presto a un accordo. “Oggi sono stati superati 600mila morti nel mondo, siamo di fronte a una crisi senza precedenti. I 27 leader sono in grado di costruire unità e fiducia nell’Europa? O presenteremo il volto di un’Europa debole e indebolita dalla sfiducia?”.
Questo contenuto è riservato agli abbonati
Abbonati per un anno a tutti i contenuti
del sito e all'edizione cartacea + digitale della rivista di
geopolitica