L’Ue è soddisfatta del piano di riforme legato agli stanziamenti previsti per l’Italia. Il problema è che non sa come andrà a finire
Nel mare di interviste concesse da Matteo Renzi sulle ragioni del suo strappo governativo – al di là delle dichiarazioni altisonanti e gli appelli alla politica “alta” (una di queste è “fare presto, fare bene, fare tutto, fare lietamente”) – è difficile individuare le ragioni concrete di questa crisi, nel bel mezzo di una pandemia, di 60 milioni di vaccini da somministrare, di un Paese da ricostruire.
Una delle poche questioni concrete è il disaccordo sul Recovery Fund. Non tanto sui contenuti, peraltro aggiornati con l’ultima bozza inviata a Bruxelles, bensì su una gestione più “collegiale” delle risorse in arrivo. In realtà l’esecutivo di Conte ha presentato anche un progetto di governance, con una cabina di regia che garantisca il coordinamento “con i Ministri competenti a livello nazionale e degli altri livelli di Governo”. Sui 222,9 miliardi di euro stanziati, sono confermati i 19,72 miliardi per la sanità, i 46,18 per la digitalizzazione e i 68,90 per la rivoluzione verde che erano stati annunciati.
Un Recovery Fund che più riformista non si può, visto che è prevista una nuova legislazione e ristrutturazione della concorrenza, della giustizia, del mercato del lavoro e del fisco, in particolare dell’Irpef con la riduzione dei redditi a partire dalle classi meno abbienti. Andando nel dettaglio delle 170 pagine di bozza, le missioni del piano rappresentano aree tematiche strutturali di intervento: digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura; rivoluzione verde e transizione ecologica; infrastrutture per una mobilità sostenibile; istruzione e ricerca; inclusione e coesione; last but not least, salute e riforma sanitaria.
Su questo piano – che prevede meno stanziamenti di welfare – la Commissione di Bruxelles si è già detta soddisfatta e l’Italia sta per aggiungersi ai dieci Paesi membri che hanno già presentato il loro piano di riforme per attingere alle risorse del Recovery. Quello che sconcerta l’Unione è la nostra crisi di Governo. Per il momento stiamo ricostruendo al buio. L’Europa sta attendendo che riaccendiamo la luce.
L’Ue è soddisfatta del piano di riforme legato agli stanziamenti previsti per l’Italia. Il problema è che non sa come andrà a finire
Nel mare di interviste concesse da Matteo Renzi sulle ragioni del suo strappo governativo – al di là delle dichiarazioni altisonanti e gli appelli alla politica “alta” (una di queste è “fare presto, fare bene, fare tutto, fare lietamente”) – è difficile individuare le ragioni concrete di questa crisi, nel bel mezzo di una pandemia, di 60 milioni di vaccini da somministrare, di un Paese da ricostruire.
Questo contenuto è riservato agli abbonati
Abbonati per un anno a tutti i contenuti
del sito e all'edizione cartacea + digitale della rivista di
geopolitica