Nuova Delhi mantiene un rapporto privilegiato con Mosca, dalla quale acquista armi. Un fragile equilibrio, tra la minaccia delle sanzioni da parte degli Stati Uniti e il contenimento della Cina nel Pacifico
L’India è l’unica nazione del gruppo Quad a non aver condannato l’invasione della Russia in Ucraina. Nuova Delhi mantiene un rapporto privilegiato con Mosca, dalla quale acquista apparecchiature militari nonostante il rischio sanzioni da parte degli Stati Uniti, applicabili attraverso il CAATSA, la normativa United States under Countering America’s Adversaries Through Sanctions Act.
Se fino a qualche settimana fa era possibile ragionare su un doppio binario, in qualche modo chiudendo un occhio nei confronti di un partner fondamentale nell’architettura di contenimento della Cina nel Pacifico, al momento risulta difficile per gli alleati del gruppo Quad, il Quadrilateral Security Agreement di cui l’India fa parte insieme a Stati Uniti, Giappone e Australia, accettare tout court la posizione indiana.
Indicazioni di una rottura nel gruppo non sono evidenti, ma con tre nazioni Quad su quattro che hanno imposto sanzioni alla Russia, e ragionando su un ipotetico — per quanto ad oggi remoto — intervento della Cina a favore di Mosca, Nuova Delhi si ritroverebbe in difficoltà nel giustificare il legame con la Federazione. Ciononostante, nei giorni scorsi il Primo Ministro Narendra Modi ha discusso il rafforzamento degli accordi commerciali con il Giappone, ospitando il suo omologo Fumio Kishida, e con l’australiano Scott Morrison, incontrato virtualmente.
Tokyo si è impegnata a investire in India 42 miliardi di dollari (5 trilioni di yen) nell’arco dei prossimi 5 anni, cifra che supera ampiamente quanto annunciato nel corso della visita di Shinzo Abe nel 2014. Un rafforzamento economico non indifferente, che fa da eco all’accordo militare del 2020, quando le due nazioni sottoscrissero il Reciprocal Provision of Supplies and Services tra le forze armate. L’agreement strutturò un framework per la cooperazione ravvicinata, attività congiunte di esercitazione, l’interoperabilità tra gli eserciti nel quadro del Special Strategic & Global Partnership.
Sul fronte Ucraina, al termine dell’incontro in India, Kishida ha affermato che “noi — riferendosi anche al collega Modi — confermiamo che i cambi di status quo conseguiti con la forza non possono essere accettati in nessuna regione, è necessario raggiungere pacificamente una soluzione alle dispute, basandosi sul diritto internazionale”. Per quanto il Pm giapponese abbia espresso un pensiero apparentemente chiaro anche per la sua controparte indiana, non avverrà nessuna dichiarazione netta da parte di Nuova Delhi sulla questione Ucraina, tantomeno una condanna per la Russia.
Ci si chiede se sia reale un rischio divisione nel Quad. Probabilmente, non nel breve periodo, ma con i sommovimenti internazionali repentini e una situazione a dir poco fluida, gli scenari sono molteplici. Nelle scorse settimane Donald Lu, Assistant Secretary of State al Bureau of South and Central Asian Affairs Usa, ha detto al Comitato esteri del Senato che l’India è estremamente importante per Washington. “Spero che, visto quanto sta accadendo, l’India capisca che è giunto il momento di distanziarsi dalla Russia”.
Ma se Nuova Delhi dovesse allontanarsi da Mosca per avvicinarsi a Washington, il rischio è un rafforzamento del rapporto della Federazione col Pakistan, con gravi ed evidenti preoccupazioni per l’India. Un ulteriore tassello, un’altra problematica che la comunità internazionale non ha la forza di affrontare. Motivo per cui urge sempre più un nuovo status quo. Ma su quali basi?
Nuova Delhi mantiene un rapporto privilegiato con Mosca, dalla quale acquista armi. Un fragile equilibrio, tra la minaccia delle sanzioni da parte degli Stati Uniti e il contenimento della Cina nel Pacifico