Il capo del gruppo mercenario Wagner, Yevgeny Prigozhin, in un video ha denunciato la carenza di forniture militari accusando il Cremlino della morte dei suoi combattenti sul campo di battaglia
“Dichiaro a nome dei combattenti Wagner, a nome del comando Wagner, che il 10 maggio 2023 siamo obbligati a trasferire le posizioni nell’insediamento di Bakhmut alle unità del Ministero della Difesa e a ritirare i resti di Wagner nei campi logistici per leccarci le ferite”, ha dichiarato Prigozhin, il capo dell’esercito mercenario Wagner . “Sto ritirando le unità Wagner da Bakhmut perché in assenza di munizioni sono destinate a morire senza senso”.
L’annuncio arriva da un video registrato, probabilmente, in una delle zone ucraine sotto il controllo dei russi; Yevgeny Prigozhin – noto anche come lo chef di Putin – parla circondato dal suo esercito di mercenari, quasi tutti a volto coperto; indossa una mimetica, un elmetto e porta un’arma automatica a tracolla.
La minaccia del ritiro segue un escalation, sia del conflitto per la conquista della città di Bakhmut, sia tra le forze della Wagner e l’esercito russo.
Partiamo dal conflitto: Bakhmut – una città ucraina che prima del conflitto contava circa 70.000 abitanti – ha assunto un’enorme importanza simbolica per entrambe le parti a causa dell’intensità e della durata dei combattimenti per il suo controllo. La città è, dall’estate scorsa, uno dei principali obiettivi dell’assalto russo alla parte orientale dell’Ucraina; a guidare l’avanzata russa è stato, principalmente, il gruppo mercenario della Wagner, comandato da Yevgeny Prigozhin. La battaglia è stata la più lunga e la più letale della guerra e per entrambe le parti le perdite sono state massicce. Lo scenario è descritto come un inferno: “Nel cuore dell’area urbana della città si stanno svolgendo sanguinose battaglie senza precedenti negli ultimi decenni”, aveva dichiarato Serhiy Cherevatyi, portavoce del comando militare orientale dell’Ucraina.
In questo contesto infernale, stanno emergendo anche tutte le frustrazioni e conflittualità della Wagner con il Cremlino e il suo esercito. Il leader del gruppo di mercenari ha portato di recente, però, queste tensioni allo scoperto. Infatti, prima di annunciare la sua volontà di ritirare le truppe dalla città ucraina, aveva già rilasciato un altro video in preda all’ira, pieno di imprecazioni, in un campo disseminato di cadaveri. Nel video incolpa duramente i vertici della difesa russa per le perdite subite dal suo esercito privato, ribadendo che i suoi uomini “sono venuti qui come volontari e stanno morendo perché voi possiate sedervi come gatti grassi nei vostri uffici di lusso”.
Prigozhin ha citato direttamente il ministro della Difesa russo, Sergei Shoigu, e il capo delle forze armate russe, il generale Valery Gerasimov, insultandoli e chiedendo loro le forniture militari.
È difficile capire se l’annuncio del ritiro delle truppe Wagner da Bakhmut sia un bluff, o avverrà davvero.
Le sfuriata pubblica del capo della Wagner è solo l’ultima di una lunga serie, e mostra i problemi intestini alla leadership russa con cui Putin si sta confrontando in silenzio, nonché le difficoltà che sta incontrando nel garantire i rifornimenti necessari ai soldati per continuare la sua aggressione ai danni dell’Ucraina.
È difficile, però, affidarsi alle parole di Prigozhin e credere che davvero la Wagner abbandonerà la prima linea. Sarebbe una mossa catastrofica per la lunga e sanguinosa campagna russa per la conquista di Bakhmut e che, inoltre, macchierebbe indissolubilmente la reputazione di Prigozhin, un oligarca legato da uno stretto legame con il Cremlino e Putin, che ha fatto fortuna attraverso contratti statali prima di fondare il suo noto gruppo di mercenari.
Il Washington Post riporta le parole dell’analista pro-Cremlino Sergei Markov, che vede l’annunciato ritiro come un bluff. Secondo l’analista il 10 maggio è troppo vicino e non lascerebbe il tempo necessario per un simile passaggio di consegne. Se Prigozhin dovesse seguire la procedura, Markov ha detto che potrebbe rischiare l’arresto e la potenziale distruzione di Wagner. Ritirarsi “sarebbe un grande errore, ma sono stati commessi molti errori”, ha dichiarato Markov in un’intervista. “Immagino che il Ministero della Difesa sarebbe molto contento se il Gruppo Wagner scomparisse. Così le risorse del Gruppo Wagner verrebbero prese da qualcun altro”. Meno contento sarebbe Prigozhin, che grazie alla forza del suo esercito privato si è ritagliato un ruolo chiave al Cremlino: le forze della Wagner sono un asset cruciale per Putin, usato non solo in Ucraina, ma per espandere l’influenza russa in Africa e in Medio Oriente.
Per quanto non ci si possa fidare delle parole a caldo del capo della Wagner – già solito a ritirare le sue dichiarazioni – i toni delle ultime uscite di Prigozhin sono più forti del solito e arrivano in un momento molto delicato del conflitto. Il The Guardian cita, in anonimato, un ex funzionario della difesa che avrebbe lavorato in passato a stretto contatto con il capo della Wagner: “Siamo stati abituati a molte cose da Prigozhin, ma questa è certamente un’escalation”, ha detto; secondo lui, la minaccia di Prigozhin di lasciare Bakhmut fa parte di una “campagna di ricatto” per ottenere più munizioni per la Wagner.
Mentre il Cremlino ha dichiarato di essere a conoscenza del messaggio di Prigozhin, ma ha rifiutato di commentare ulteriormente, l’Ucraina ha respinto tali affermazioni. Anna Malyar, vice ministra della Difesa ucraina, ha dichiarato che la Russia punta a catturare Bakhmut entro il 9 maggio, giorno in cui si celebra la vittoria sovietica sulla Germania nazista. Per farlo, la Wagner starebbe facendo affluire truppe a Bakhmut da “tutte le direzioni” per raggiungere questo obiettivo. A questa dichiarazione, però, si è unita anche quella dell’intelligence militare ucraina, che ha dichiarato come le dichiarazioni di Prigozhin illustrino uno stato di conflitto in corso tra lui e il Ministero della Difesa russo.