Iran: gli Usa vogliono ripristinare le sanzioni Onu
Gli Stati Uniti intendono far rispettare le sanzioni internazionali contro l'Iran, rimosse dopo l’accordo sul nucleare del 2015. Ma possono davvero farlo?
Gli Stati Uniti intendono far rispettare le sanzioni internazionali contro l’Iran, rimosse dopo l’accordo sul nucleare del 2015. Ma possono davvero farlo?
Gli Stati Uniti vogliono che l’Onu impongano di nuovo le sanzioni internazionali contro l’Iran che erano state rimosse dopo l’accordo sul nucleare del 2015. Inoltre, l’amministrazione Trump ha detto che l’embargo sulle armi verso Teheran non scadrà il prossimo 18 ottobre – come invece previsto dai termini dell’accordo – ma che sarà piuttosto prolungato.
Gli Stati Uniti hanno l’autorità per farlo?
La mossa di Washington ha dei problemi dal punto di vista legale, visto che nel 2018 l’amministrazione Trump decise di ritirarsi dall’accordo sul nucleare, che aveva lo scopo di ridurre la capacità dell’Iran di arricchire l’uranio – impedendogli così di dotarsi, eventualmente, di una bomba – ma che Donald Trump considerava “il peggior accordo mai raggiunto”.
Nonostante abbiano abbandonato l’accordo, gli Stati Uniti dicono di avere comunque l’autorità per ‘attivare’ la reimposizione delle sanzioni (snapback) perché figurano tra i firmatari.
Praticamente tutti i quindici membri del Consiglio di sicurezza dell’Onu – tranne la Repubblica Dominicana – sostengono invece il contrario. Tra questi ci sono anche degli importanti alleati americani, come il Regno Unito, la Francia e la Germania, che si stanno spendendo molto per mantenere aperti i rapporti diplomatici con Teheran.
Il contesto dietro l’annuncio
La decisione americana viene considerata un po’ il culmine della strategia di “massima pressione” verso l’Iran portata avanti da Trump in questi ultimi tre anni. All’inizio del 2020 si erano raggiunti degli alti picchi di tensione tra Washington e Teheran dopo l’uccisione del generale iraniano Qassem Soleimani che avevano fatto temere per lo scoppio di una guerra, sebbene questa non rientri nelle intenzioni degli Stati Uniti.
La durezza di Trump verso l’Iran è motivata da ragioni personali (la volontà di cancellare l’eredità di Barack Obama, che aveva negoziato l’accordo del 2015), da ragioni di politica estera (frenare le ambizioni regionali di Teheran) e da ragioni di politica interna (ottenere l’appoggio degli elettori conservatori alle presidenziali di novembre).
Le possibili conseguenze
Al momento, i dettagli del piano degli Stati Uniti sulle sanzioni non sono chiari e non lo è nemmeno la portata concreta della mossa. Alcuni analisti sostengono che potrebbe essere nulla, visto che nessun altro Paese la riconoscerà. Altri invece immaginano che Trump possa annunciare delle misure punitive verso chiunque violi le sanzioni Onu, anche se l’America dovesse essere l’unica nazione a considerarle di nuovo in vigore.
Il Segretario di Stato americano Mike Pompeo ha detto che Washington si aspetta che tutti i membri del Consiglio di sicurezza ripristinino le sanzioni, ma probabilmente non succederà.
L’Unione europea, ad esempio, aveva già fatto sapere che gli Stati Uniti non hanno il diritto di imporre le sanzioni Onu. Bruxelles teme che il loro ritorno possa condannare definitivamente l’accordo sul nucleare iraniano, che – al contrario – intende preservare, pur avendo qualche preoccupazione per le capacità missilistiche di Teheran e per il suo appoggio alle milizie sciite in Medio Oriente.
Gli Stati Uniti vogliono che l’Onu impongano di nuovo le sanzioni internazionali contro l’Iran che erano state rimosse dopo l’accordo sul nucleare del 2015. Inoltre, l’amministrazione Trump ha detto che l’embargo sulle armi verso Teheran non scadrà il prossimo 18 ottobre – come invece previsto dai termini dell’accordo – ma che sarà piuttosto prolungato.
Gli Stati Uniti hanno l’autorità per farlo?
La mossa di Washington ha dei problemi dal punto di vista legale, visto che nel 2018 l’amministrazione Trump decise di ritirarsi dall’accordo sul nucleare, che aveva lo scopo di ridurre la capacità dell’Iran di arricchire l’uranio – impedendogli così di dotarsi, eventualmente, di una bomba – ma che Donald Trump considerava “il peggior accordo mai raggiunto”.
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