A volte ci sono persone che percorrono le strade in senso contrario, alla ricerca di qualcosa di diverso, o magari delle proprie radici. Questo è ad esempio il caso di una cantante, che si chiama Somi, abbreviazione di Laura Kabasomi Kakoma. Questa ragazza è infatti nata negli Stati Uniti, in Illinois in particolare. I suoi genitori sono invece africani, immigrati in America dal Rwanda e dall’Uganda. Lungo quella strada nella maggior parte dei casi affrontata in un unico senso.
Ma dopo la morte del padre, Somi ha seguito il consiglio di un caro amico, che è incidentalmente anche uno dei più grandi esponenti della musica africana: Hugh Masekela. Che un giorno le ha detto di trasferirsi in Africa. Lei stessa racconta di aver avuto qualche esitazione, all’inizio. Aveva paura che il pubblico americano si scordasse di lei e dei suoi dischi, in particolare “If the rain comes first”, che nel 2009 le aveva fatto conquistare una certa attenzione nel mondo del jazz. Ma il richiamo della terra africana era troppo intenso per resistere, così New York è stata lasciata alle spalle e la sua casa è diventata Lagos, in Nigeria.
La realtà musicale di Lagos, ovviamente molto diversa da quella di New York, è però straordinariamente vitale e ricca. E le ha permesso di organizzare una serie di session in cui Somi ha potuto far crescere il proprio nuovo repertorio: i luoghi scelti per queste sue esibizioni erano soprattutto le gallerie d’arte della città, situazioni sufficientemente raccolte e intime, per rendere quelle occasioni speciali e calde. Somi veniva spesso accompagnata da artisti locali, cosa che le ha consentito di arricchire il proprio bagaglio di conoscenza della musica nigeriana. E ha fatto nascere il progetto “The Lagos Music Salon”.
Questo è infatti il titolo del suo nuovo, bellissimo disco. Somi nell’album ha caratterizzato la sequenza di accattivanti canzoni con la presenza costante di temi socialmente e politicamente consapevoli e impegnati. Partendo dalla seconda parte della scaletta dell’abum, uno dei brani più dinamici e coinvolgenti è “Four African Women”, un’intensa rappresentazione di quattro storie femminili in quel continente, quattro donne che devono affrontare quattro diverse, dolorose, prove: il genocidio, la prostituzione, l’infibulazione e il forzato sbiancamento della pelle.
Anche la canzone “Brown Round Things” affonta il tema della prostituzione, grazie al racconto delle sofferenze osservate dalla stessa Somi per le strade di Lagos, mentre la malinconica e romantica tromba del nigeriano-americano Amborse Akinmusire accompagna la melodia avvolgente composta da Somi. L’influenza ricevuta dalla musica nigeriana viene poi sublimata con “Lady Revisited”, che prende direttamente spunto da uno dei capolavori di Fela Kuti, grazie anche al contributo prezioso di un’altra grande signora dell’afro-pop come Angelique Kidjo.
Il pezzo più americano è invece “When Rivers Cry”, che vede invece la collaborazione con il rapper di Chicago Common, e che potrebbe davvero diventare una hit globale, se qualcuno avesse voglia di promuoverla degnamente. Il singolo con cui è stato presentato l’album, “Last Song”, accompagnato anche da un video girato in diversi quartieri di Lagos, è una ballata jazz di grande eleganza.
Attraverso tutto l’album c’è però soprattutto una straordinaria costante, che è la voce di Somi. Nonostante sia tecnicamente perfetta e naturalmente dotatissima, canzone dopo canzone ci ricorda con encomabile sobrietà di come per cantare bene non servano evoluzioni ed esibizionismi, ma intensità e sincerità. Forse è una delle molte cose che, come le aveva predetto il suo mentore Masekela, ha imparato grazie al suo trasloco nigeriano.
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A volte ci sono persone che percorrono le strade in senso contrario, alla ricerca di qualcosa di diverso, o magari delle proprie radici. Questo è ad esempio il caso di una cantante, che si chiama Somi, abbreviazione di Laura Kabasomi Kakoma. Questa ragazza è infatti nata negli Stati Uniti, in Illinois in particolare. I suoi genitori sono invece africani, immigrati in America dal Rwanda e dall’Uganda. Lungo quella strada nella maggior parte dei casi affrontata in un unico senso.