Abbiamo finalmente l’occasione per dare una veste negoziale più intelligente all’Alleanza atlantica. A patto di scegliere bene il successore dell’economista norvegese
La notizia, in realtà, è questa: il Segretario Generale della Nato, Jens Stoltenberg, è stato nominato Governatore della Banca centrale del suo Paese, la Norvegia. Coerentemente con la sua formazione di economista, Stoltenberg andrà da fine settembre a ricoprire il prestigioso incarico, su richiesta del Governo di Oslo.
È dunque ormai urgente individuare un candidato per avvicendarlo.
Non intendo però occuparmi di questo, su cui il Generale Cucchi ha ripetutamente e brillantemente intrattenuto i lettori di eastwest, chiedendo giustamente questa posizione per un candidato del sud dell’Unione europea, non solo per motivi di alternanza geopolitica, ma anche di sostanza dei comportamenti.
La tradizionale rigidità scandinava, infatti, è considerata da molti come una delle principali cause delle due crisi ucraine, l’ultima delle quali stiamo ancora vivendo, sul filo del rasoio di una guerra possibile.
Mi limito a ricordare le due dichiarazioni di Stoltenberg e di Putin, che hanno preceduto l’invasione/annessione della Crimea, nel 2014. Il Segretario norvegese annunciò l’imminente adesione di Kiev all’Alleanza atlantica e Putin rispose: se la Nato dovesse procedere verso l’adesione di Kiev, noi saremmo pronti ad accoglierli in Ucraina. Cosa che si è puntualmente verificata!
Ora, siamo al secondo episodio di questa saga drammatica: protagonista negativo è ancora il Segretario norvegese! Possibile che non si faccia una ragione dell’impossibilità di torcere il polso dell’orso russo, senza danni irreparabili?
Capiamo di più la spinta politica americana, ma il responsabile dell’Alleanza militare non può non tenere conto di una realtà che a lui dovrebbe essere ben più chiara che a Washington.
E invece no! Siamo di nuovo a una crisi gravissima, causata ancora una volta da una richiesta di procedere verso l’adesione dell’Ucraina alla Nato. Queste iniziative, che toccano la stessa sicurezza nazionale, non solo del Paese in questione, ma anche dei vicini, non possono prescindere da un negoziato preventivo con i grandi Paesi della regione (la Russia).
Non a caso, lo zar russo è tornato a minacciare – 50 anni dopo – l’installazione di missili nucleari a Cuba…
Quando la storia non insegna nulla…
Jens, ascoltaci: torna subito a Oslo, senza aspettare settembre. Grazie
Abbiamo finalmente l’occasione per dare una veste negoziale più intelligente all’Alleanza atlantica. A patto di scegliere bene il successore dell’economista norvegese