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Da Taiwan all’India, i fronti aperti per Pechino


Oggi la Cina è forte, ambiziosa e più assertiva su quelli che considera suoi interessi fondamentali, a partire dalla riunificazione con Taiwan fino alla disputa al confine con l'India

Aria, mare e terra. I fronti aperti per la Cina non escludono nessun elemento. Tranne, fortunatamente, il fuoco. Almeno per ora. Da Taiwan al mar Cinese meridionale fino al confine con l’India, i dossier strategico-militari per la Repubblica popolare si moltiplicano. In realtà, sono lì da lungo tempo, ma quantomeno sono stati tutti riaperti nell’ultimo periodo. Le questioni irrisolte sulle dispute terrestri e marittime, nonché quella riguardante lo status di Taiwan, sono sul tavolo da decenni. Ma ora hanno un’urgenza più impellente, perché la Cina non è più quella di Mao Zedong o quella di Deng Xiaoping. La Cina di oggi è forte, ambiziosa e dunque anche assertiva su quelli che considera suoi interessi fondamentali.

A partire dalla “riunificazione” con Taiwan, ferita aperta di una Repubblica popolare che con Xi vuole completare il percorso di “ringiovanimento nazionale”. Negli ultimi anni, appare sempre più chiaro che lo status quo è a rischio. Da una parte, la crescente assertività di Pechino che dopo aver “normalizzato” Hong Kong guarda come prossimo step a Taipei; dall’altra, la costruzione di un’identità “altra” da parte di Taiwan che con Tsai Ing-wen si dice pronta al dialogo ma senza precondizioni. Ergo, senza la preventiva accettazione del principio della “unica Cina”, che invece il Guomindang (il partito nazionalista cinese oggi all’opposizione) riconosceva attraverso lo strumento del cosiddetto “consenso del 1992”.

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