La Prima Pagina del nuovo numero di novembre/dicembre a cura di Giuseppe Scognamiglio
Mentre scrivo, si conclude il G20 di Roma e si apre la Cop26 di Glasgow. Il “bla bla bla” denunciato da Greta ha forse stimolato in modo decisivo l’orgoglio dei grandi della terra o, più probabilmente, la percezione della inadeguatezza di qualsiasi misura nazionale per fronteggiare la pandemia Covid ha spinto anche i leader più riluttanti a concordare decisioni storiche.
E allora, ecco che Roma partorisce una sofferta e non scontata intesa, affinché i singoli Paesi mettano in campo misure attive per limitare l’incremento del riscaldamento terrestre a un massimo di 1,5 gradi. Vengono anche raggiunti accordi per la riduzione di barriere tariffarie che stavano facendo esplodere i prezzi di materie prime fondamentali, come acciaio e alluminio, a livelli insostenibili.
Tutto ciò grazie anche a formule creative con le quali è stato gestito il meeting dell’Eur. Il G20, infatti, ha ormai soppiantato il G7 quale composizione ideale per raggiungere risultati di policy efficaci e condivise. Ma resta il problema dell’assenza di una struttura segretariale che garantisca consistenza alle decisioni prese. I 20 Paesi più ricchi del mondo, però, non hanno voglia di sobbarcarsi un’altra spesa per allestire l’ennesima piccola Onu. Dunque, spetta alla presidenza di turno accollarsi l’onere di un’agenda intelligente e il monitoraggio della esecuzione dei risultati. E qui c’è la sorpresa più inattesa: il Governo italiano ha consegnato un’organizzazione dei lavori puntuale, corredata anche di iniziative originali, che hanno dato frutti insperati. Pensiamo ai numerosi meeting bilaterali che – stimolati dagli organizzatori – hanno finito per risolversi in accordi che non avevano natura solo bilaterale. Il colloquio tra Macron e Biden, ad esempio, è nato con l’idea di superare la crisi dei sottomarini australiani, ma ha finito con l’affrontare il tema della difesa europea, che certo non riguarda solo la Francia.
Ciò è potuto accadere non solo grazie alla riconosciuta efficienza della nostra diplomazia: la reputazione e l’autorevolezza del nostro Presidente del Consiglio ha costituito un elemento determinante del successo del G20 di Roma, corredato da una squadra di Ministri e finanche da un Sindaco della Capitale appena eletto, tutti con una rete di contatti di alto livello, che hanno diffuso fiducia e “goodwill” attorno ai negoziati, sui temi cruciali del meeting. Abbiamo già accennato a due dei principali, ma non possiamo non menzionare anche la lotta alla pandemia, il cui esito finale dipende fortemente da quanto i venti Paesi detentori dell’80% del Pil mondiale siano in grado di finanziare e co-gestire una imponente campagna vaccinale in tutti i 170 Paesi meno ricchi. Una tale decisione non poteva che essere adottata in un contesto negoziale multilaterale quale il G20, più sintetico del consesso Onu, ma più inclusivo della formula G7.
Glasgow rappresenta il seguito ideale per confermare gli impegni di Roma sul clima, in un contesto multilaterale più allargato: se dovessimo sforare l’aumento di 1,5 gradi di temperatura terrestre, le conseguenze che la scienza prevede saranno drammatiche per tutti.
Concludo con una nota che ci rassicura sul ritorno alla normalità post Covid: a Roma si è finalmente tornati a incontrarsi in presenza (tranne Vladimir Putin e Xi Jinping) e gli effetti si vedono. I negoziati finiscono in risultati tangibili e utili, cosa impossibile in incontri video-virtuali.
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