Zelensky ha licenziato i capi di tutti i centri regionali di reclutamento militare in Ucraina. L’annuncio del 12 agosto rappresenta una delle misure messe in campo dal governo di Kiev per rispondere alla dilagante corruzione nel Paese.
Da quando è partita l’invasione russa, ormai più di 500 giorni fa, gli Ucraini hanno resistito con tutte le loro forze. Se da un lato molti cittadini hanno abbracciato volontariamente la causa e le armi, molti altri si sono ritrovati obbligati a farlo.
Da quando nel febbraio 2022 è stata introdotta la legge marziale, agli uomini di età compresa tra i 18 e i 60 anni è stato vietato lasciare il Paese. Esistono delle esenzioni per motivi medici, di studio all’estero e familiari (essere padre single, avere più di tre figli o doversi prendere cura di una persona disabile). Ma sono tanti gli uomini che, non potendovi accedere, cercano disperatamente di sfuggire alla chiamata militare. Per farlo, sono disposti anche a pagare.
Da qui nasce la questione che ha portato alla rimozione dal proprio ruolo i capi dei centri di reclutamento militare di 11 regioni diverse. I funzionari sono accusati di aver accettato tangenti da persone che volevano evitare il servizio di leva, ad esempio chiedendo 6mila dollari in cambio di un certificato medico che garantisse la loro esenzione dal servizio militare. Attualmente, sono in corso circa 112 procedimenti penali legati a questa indagine.
Un problema strutturale
La corruzione non è un problema nuovo per Kiev. Prima della rivoluzione di Maidan del 2014, l’Ucraina era considerata uno dei Paesi più corrotti d’Europa. Da allora il Paese ha costruito una serie di istituzioni anticorruzione sempre più efficaci, senza però riuscire a risolvere davvero il problema. Nel 2016, il New York Times titolava così un suo editoriale: “La corruzione inflessibile dell’Ucraina”.
L’articolo faceva i conti con i problemi endemici dello stato ex Sovietico, raccontando come la corruzione avesse sempre fatto parte della politica del Paese, fin dalla sua indipendenza dall’URSS. Ad alimentarla, gli stretti legami tra politici e oligarchi, un sistema giudiziario debole e tante riforme mancate.
Da quando è scoppiata la guerra, le cose non vanno meglio. Anzi, in risposta all’invasione russa su larga scala dello scorso febbraio, le risorse per gli organismi addetti alla causa – come l’Ufficio nazionale anticorruzione – sono state drasticamente ridotte. Inoltre, sempre dopo l’invasione russa, l’Ucraina ha temporaneamente sospeso diverse delle sue politiche anticorruzione, come l’obbligo per i funzionari di dichiarare pubblicamente i propri beni.
L’anno scorso Kiev ha ottenuto dall’Unione Europea lo status di candidato. Uno dei requisiti fondamentali per poter diventare membro dell’UE è proprio la lotta alla corruzione. Quest’ultima è stata anche una delle grandi promesse portate avanti da Zelensky durante la sua campagna elettorale del 2019 e rimane tutt’oggi, a suo dire, una delle priorità insieme allo sforzo bellico. Il Presidente ucraino, infatti, non ha nascosto la sua rabbia per l’accaduto, affermando che “il sistema dovrebbe essere gestito da persone che sanno esattamente cos’è la guerra e perché il cinismo e la corruzione durante la guerra sono un tradimento”.
Le controversie del reclutamento militare ucraino
A dicembre, il Servizio di Stato per le Frontiere ucraino ha dichiarato che, da quando è stata dichiarata la legge marziale in seguito all’invasione russa, circa 12.000 uomini hanno cercato di lasciare il Paese illegalmente. Almeno 950 persone sono state accusate di crimini legati all’elusione del servizio militare, dalla falsificazione di documenti al trasferimento illegale di persone. Una parte del problema, dice il Financial Times, sarebbe da ricondurre a un sistema di reclutamento obsoleto, dove le promozioni degli ufficiali sono ancora legate al raggiungimento di determinate quote di arruolati. Questo sistema porta con sé situazioni spiacevoli: ad esempio, un ufficiale addetto al reclutamento nella regione di Vinnytsia era stato filmato mentre discuteva con la madre di un uomo disabile dichiarato idoneo al servizio da una commissione medica militare, anche se aveva bisogno di essere nutrito con un cucchiaio. La decisione fu poi annullata.
Un sistema di reclutamento inadatto si collega profondamente agli episodi di corruzione in questione. Maggiori sono le forzature all’arruolamento, maggiori saranno le persone che cercheranno un modo per sfuggirvi, dunque, creando i presupposti per episodi di corruzione.
Per far fronte a questa situazione, un deputato del parlamento ucraino, Heorhiy Mazurashu, ha presentato recentemente una bozza di emendamento che consentirebbe agli uomini di rifiutare la leva per motivi personali o religiosi. La ratio dell’iniziativa sarebbe quella di attirare nell’esercito cittadini motivati, consentendo invece a coloro che non vogliono combattere di cercare un impiego e contribuire così a tenere viva l’economia ucraina. “Le autorità devono smettere di inseguire vergognosamente chiunque con avvisi di leva”, ha detto Mazurashu. Il deputato ha sottolineato come questa situazione crei “una bella immagine da diffondere per il nemico” e stia avendo “un effetto negativo sulla situazione socio-economica del Paese e sullo stato psicologico della gente”.
Da quando è partita l’invasione russa, ormai più di 500 giorni fa, gli Ucraini hanno resistito con tutte le loro forze. Se da un lato molti cittadini hanno abbracciato volontariamente la causa e le armi, molti altri si sono ritrovati obbligati a farlo.
Da quando nel febbraio 2022 è stata introdotta la legge marziale, agli uomini di età compresa tra i 18 e i 60 anni è stato vietato lasciare il Paese. Esistono delle esenzioni per motivi medici, di studio all’estero e familiari (essere padre single, avere più di tre figli o doversi prendere cura di una persona disabile). Ma sono tanti gli uomini che, non potendovi accedere, cercano disperatamente di sfuggire alla chiamata militare. Per farlo, sono disposti anche a pagare.