Merkel diretta contro Putin sulla situazione in Ucraina
Nel corso di una telefonata, Merkel ha chiesto a Putin di ritirare le truppe dal confine con l'Ucraina. Per Zelenskiy l'unica soluzione al conflitto passa per la Nato
Nel corso di una telefonata, Merkel ha chiesto a Putin di ritirare le truppe dal confine con l’Ucraina. Per Zelenskiy l’unica soluzione al conflitto passa per la Nato
Nel corso di una conversazione telefonica, giovedì, la Cancelliera tedesca Angela Merkel ha chiesto al Presidente russo Vladimir Putin di ridurre la presenza militare lungo il confine con l’Ucraina così da allentare le tensioni. Ieri il Cremlino ha risposto, dicendo sostanzialmente che la Russia ha il diritto di muovere le proprie truppe all’interno del proprio territorio nel modo che preferisce.
Gli Stati Uniti sostengono che la Russia non abbia mai ammassato così tanti soldati nei pressi della frontiera con l’Ucraina dal 2014, quando annesse la Crimea, formalmente parte del territorio ucraino. Nell’aprile dello stesso anno è iniziata una guerra tra l’esercito di Kiev e i separatisti filorussi (appoggiati da Mosca) nell’Ucraina orientale, nelle regioni di Donetsk e Luhansk. Di questo conflitto – che da tempo era a bassa intensità, benché non concluso – si è ripreso a parlare negli ultimi giorni per via di una crescita degli scontri e dei morti: sono 24 i soldati ucraini uccisi dall’inizio dell’anno, di cui almeno 6 nelle ultime due settimane.
Ad alimentare la tensione nella zona c’è poi, appunto, lo schieramento russo vicino al confine.
L’Ucraina e la Nato
L’Ucraina – giovedì il Presidente Volodymyr Zelensky è andato in visita nell’area orientale – accusa Mosca di provocazione. La Russia dice lo stesso di Kiev e precisa che il dispiegamento di truppe e mezzi è una manovra difensiva, giustificata dalla situazione turbolenta a poca distanza dal suo territorio. Ma gli Stati Uniti, l’Unione europea e il Regno Unito vedono nell’operazione russa una mossa intimidatoria nei confronti di Kiev, e hanno ribadito il loro sostegno per la sua sovranità e integrità territoriale.
Zelensky ha detto che l’unica soluzione alla guerra nel Donbass, nell’Ucraina orientale, passa per la Nato, e ha invitato l’organizzazione a definire un percorso per l’ingresso di Kiev. Ma la questione è complicata. Mosca si oppone a un’estensione dell’alleanza atlantica verso est: per impedirla, vuole che l’Ucraina riconosca un’ampia autonomia alle regioni occupate dai separatisti, in modo da potervi poi esercitare un controllo politico.
La risposta degli Stati Uniti
La mobilitazione militare russa è stata interpretata anche come un segnale alla nuova amministrazione americana di Joe Biden, per testarne l’impegno nei confronti dell’Ucraina.
Sappiamo che Biden è contrario alla costruzione del gasdottoNord Stream 2, che penalizzerebbe proprio Kiev. E sembra che abbia recepito il messaggio di Mosca: un funzionario della difesa ha detto infatti alla CNN che gli Stati Uniti manderanno delle navi da guerra nel Mar Nero entro le prossime due settimane (il tempo minimo di preavviso).
Secondo il funzionario, Washington non si aspetta un attacco da parte della Russia, “ma se qualcosa dovesse cambiare, saremo pronti a rispondere”.
L’uso strumentale del massacro di Srebrenica
Dmitry Kozak, politico russo molto vicino a Putin, ha tuttavia suggerito un intervento di Mosca nell’Ucraina orientale per proteggere la minoranza russa. È un’argomentazione, questa della tutela delle popolazioni russe o russofone, a cui Mosca ricorre spesso per giustificare le operazioni militari e la presenza di proprie truppe all’estero. Accanto all’etnia e alla lingua, un altro strumento utilizzato dal Cremlino per estendere l’influenza regionale del Paese è la religione ortodossa.
Kozak ha paragonato – ma si tratta di un accostamento senza fondamento – la situazione dei separatisti filorussi in Ucraina orientale a quella dei musulmani bosniaci di Srebrenica nel 1995, quando più di ottomila di loro vennero uccisi dall’esercito serbo bosniaco. Già nel 2019 Putin aveva detto che la popolazione russofona nel Donbass corre il rischio di un massacro paragonabile a quello di Srebrenica nel caso in cui le forze di Kiev dovessero riprendere il controllo della regione.
Nel corso di una telefonata, Merkel ha chiesto a Putin di ritirare le truppe dal confine con l’Ucraina. Per Zelenskiy l’unica soluzione al conflitto passa per la Nato
Nel corso di una conversazione telefonica, giovedì, la Cancelliera tedesca Angela Merkel ha chiesto al Presidente russo Vladimir Putin di ridurre la presenza militare lungo il confine con l’Ucraina così da allentare le tensioni. Ieri il Cremlino ha risposto, dicendo sostanzialmente che la Russia ha il diritto di muovere le proprie truppe all’interno del proprio territorio nel modo che preferisce.
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