La Russia sta continuando a schierare truppe ai confini orientale, settentrionale e meridionale dell’Ucraina e in Crimea. Si moltiplicano nel mondo i Governi che invitano i propri cittadini a lasciare il Paese
Stando alle rilevazioni satellitari condotte dall’azienda di tecnologie spaziali Maxar, la Russia sta continuando a schierare truppe ed equipaggiamenti intorno ai confini orientale, settentrionale e meridionale dell’Ucraina. Mosca ha stanziato da tempo più di centomila soldati in prossimità della frontiera con Kiev, e recentemente ne ha mandati altri ancora in un’area di addestramento vicino la città di Kursk. Forze e veicoli sono stati inviati anche a Sinferopoli, in Crimea. In Bielorussia, invece, sono da poco cominciate delle grandi esercitazioni militari, con 30mila unità da combattimento e sistemi missilistici; Maxar ha registrato movimenti nei pressi della località di Gomel. Nel mar Nero, infine, sono posizionate sei navi da guerra, che all’occorrenza potrebbero venire impiegate per operazioni anfibie.
Secondo Jake Sullivan, consigliere per la Sicurezza nazionale degli Stati Uniti, la Russia dispone ormai di forze sufficienti per un’invasione su larga scala dell’Ucraina, forse fino a Kiev. Ha aggiunto che l’attacco potrebbe venire ordinato anche prima della fine delle Olimpiadi invernali di Pechino, il 20 febbraio.
Almeno a giudicare dalle comunicazioni allarmiste fatte al pubblico, per Washington la crisi ucraina rischia concretamente di degenerare in una guerra. È stato chiesto ai cittadini americani di lasciare il Paese, e altri Governi nel mondo – come il Regno Unito, il Giappone, l’Australia e l’Italia – hanno fatto lo stesso.
Secondo le fonti di Reuters, in risposta ai posizionamenti russi, la prossima settimana gli Stati Uniti manderanno in Polonia altre tremila truppe, attingendo alla 82nd Airborne Division (specializzata in operazioni con paracadute) di stanza a Fort Bragg, nella Carolina del nord. Dalla stessa divisione la Polonia ha già ricevuto – l’invio era stato autorizzato a inizio febbraio – millesettecento soldati americani, parte di un movimento più ampio che ha coinvolto in tutto tremila unità e interessato anche la Romania e la Germania. Ci sono altre 8500 truppe americane in stato di allerta e pronte allo schieramento in Europa, se necessario.
Da parte sua, Mosca ha ovviamente negato di voler invadere l’Ucraina. Ha detto però che potrebbe intraprendere delle operazioni “militari-tecniche” non meglio precisate per tutelare la propria sicurezza nazionale dalla Nato, percepita come una minaccia. Ha presentato due richieste: che l’alleanza atlantica non ammetta mai Kiev tra i suoi membri, e il ritiro delle forze militari occidentali schierate nell’Europa orientale.
Gli Stati Uniti, che della Nato sono i leader, hanno già fatto capire diverse cose. La prima: che non hanno intenzione di combattere una guerra in Ucraina, perché non vogliono spendere risorse per un quadrante poco rilevante per i loro interessi strategici (il loro focus è sull’Asia-Pacifico); piuttosto, nel caso ce ne fosse bisogno, colpiranno la Russia con dure sanzioni economiche. La seconda: che sulla possibilità per un paese di decidere autonomamente la propria politica estera – inclusa la richiesta di ingresso in un’alleanza – non sono disposti a trattare. La terza: che sul controllo degli armamenti in Europa è invece possibile trovare un compromesso con Mosca.
Un qualche accordo tra le due parti è di fatto necessario, giunti a questo punto. L’America vuole un ritorno allo status quo pre-crisi – vale a dire il contenimento di Mosca affidato al fianco orientale della Nato, ma un’Ucraina spaccata al suo interno dai separatisti filo-russi – per chiudere il dossier e concentrarsi meglio sulla competizione con la Cina. La Russia preferirebbe non impegnarsi in un conflitto che sarebbe complicato e costoso, e che potrebbe allargarsi; deve però ottenere qualche risultato che le consenta di ritirarsi dai confini ucraini senza perdere la faccia di fronte alla propria popolazione e alla comunità internazionale. Questa almeno è la logica. Ma le guerre, spesso, scoppiano per dei piccoli incidenti. E l’ammassamento di truppe voluto dal Cremlino di certo non aiuta a rilassare i nervi.
Dalla telefonata, ieri pomeriggio, tra i presidenti Joe Biden e Vladimir Putin non è comunque venuto fuori nulla di nuovo: la postura del Cremlino è rimasta sostanzialmente immutata, e gli Stati Uniti hanno ribadito che imporranno costi “severi” alla Russia in caso di aggressione.
Stando alle rilevazioni satellitari condotte dall’azienda di tecnologie spaziali Maxar, la Russia sta continuando a schierare truppe ed equipaggiamenti intorno ai confini orientale, settentrionale e meridionale dell’Ucraina. Mosca ha stanziato da tempo più di centomila soldati in prossimità della frontiera con Kiev, e recentemente ne ha mandati altri ancora in un’area di addestramento vicino la città di Kursk. Forze e veicoli sono stati inviati anche a Sinferopoli, in Crimea. In Bielorussia, invece, sono da poco cominciate delle grandi esercitazioni militari, con 30mila unità da combattimento e sistemi missilistici; Maxar ha registrato movimenti nei pressi della località di Gomel. Nel mar Nero, infine, sono posizionate sei navi da guerra, che all’occorrenza potrebbero venire impiegate per operazioni anfibie.