Al centro del vertice, l’allineamento dei Paesi alle norme sui visti per regolamentare i flussi migratori. Alcuni degli Stati balcanici propongono l’impiego degli agenti di Frontex sui propri territori. Per l’agenzia europea sarebbe la prima volta ad operare fuori dalla giurisdizione Ue.
A Tirana, l’Unione Europea incontra i Paesi interessati al processo di inclusione nel blocco dei 27, un’importante prima volta nei Balcani per un simile meeting, dimostrata dalla presenza dei leader della Commissione volati nel Paese per discutere l’allargamento con i vertici di Albania, Bosnia, Kosovo, Montenegro, Macedonia del Nord e Serbia. Un summit decisivo sotto numerosi aspetti, che tratta i temi dell’invasione della Russia in Ucraina e della gestione dei flussi migratori, con una novità importante: il dislocamento degli agenti di Frontex.
Il processo di allargamento dell’Unione Europea è lungo e ricco di ostacoli politici e normativi. Alcuni Paesi trattano con Bruxelles da quasi 20 anni, ma le pressioni russe potrebbero in qualche modo accelerare, per alcune delle nazioni presenti al vertice di Tirana, la loro possibilità d’ingresso. Tutto si basa sulla volontà dei Governi di uniformarsi alle leggi europee e agli orientamenti di politica estera, nodo già complicato per i membri dell’Ue, che acquisisce ulteriori difficoltà con quelle realtà sicuramente desiderose di partecipare alla comunità di Stati, ma che non sempre sono disposte a modificare l’impostazione sul profilo internazionale.
Le pressioni sulla Serbia
Questo è il caso della Serbia, che continua a rifiutarsi di imporre sanzioni a Mosca successivamente all’invasione in Ucraina. Un punto centrale e di difficile soluzione: il Presidente Aleksandar Vučić ha resistito finora alle pressioni dell’Unione Europea, suscitando dubbi e perplessità sul reale interesse di Belgrado di procedere con l’ingresso nel blocco. Inoltre, nel corso dell’ultima Assemblea Generale delle Nazioni Unite, il Ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov e il collega serbo Nikola Selakovic hanno sottoscritto un accordo di politica estera che prevede l’impegno dei due Paesi a mutue consultazioni. Un deal della durata di due anni, riproposizione del piano firmato a cadenza regolare dal 1996, ma che nel 2022 diventa estremamente pesante e significativa visto l’intervento militare russo.
In questo quadro, certamente non semplice, si tratta in blocco sulle norme legate al rilascio dei visti, aspetto che tocca pienamente il tema dei flussi migratori che tanto fanno discutere tra i Paesi membri dell’Ue. Infatti, le nazioni balcaniche partecipanti al summit di Tirana hanno, spesso e volentieri, accordi con Paesi terzi che permettono ai cittadini di entrare liberamente sul loro territorio. Eloquente il caso dei titolari di passaporto dell’India, che possono arrivare in Serbia senza visto, fondamentale invece per entrare in Ue. Il disallineamento normativo, come sostenuto alcune settimane fa da Ungheria e Austria, sta creando terreno fertile per i trafficanti di esseri umani, intenti a far entrare illegalmente le persone nell’Unione Europea. Un allarme che Vienna ha lanciato dopo aver detenuto migranti indiani che hanno avanzato richiesta d’asilo per evitare la deportazione immediata.
La novità Frontex nei Balcani
Una novità in tal senso potrebbe scaturire dal vertice di Tirana, vista la volontà di alcuni degli Stati balcanici — con trattative ancora in corso — di permettere agli agenti di Frontex, l’agenzia europea per il controllo dei flussi migratori, di svolgere operazioni sul proprio territorio. Sarebbe la prima volta che Frontex impiegherebbe i suoi funzionari fuori dalla sua giurisdizione, a dimostrazione dell’interesse dei Paesi a volersi uniformare alle leggi europee anche su questo fronte.
“Per noi, l’allineamento sul rilascio dei visti è un must”, ha affermato Margaritis Schinas, vice Presidente della commissione immigrazione dell’Ue. “È impensabile né accettabile che i Balcani Occidentali abbiano accordi sui visti con nazioni terze, un vuoto che permette di entrare illegalmente nell’Unione Europea”. Ma, come dichiarato al Financial Times da un funzionario di Frontex, permettere all’agenzia di lavorare in quel territorio è un grande passo in avanti che sottolinea sia l’interesse reale dell’Ue nella regione che il valore degli strumenti a disposizione per combattere l’immigrazione clandestina.
Il processo di allargamento dell’Unione Europea è lungo e ricco di ostacoli politici e normativi. Alcuni Paesi trattano con Bruxelles da quasi 20 anni, ma le pressioni russe potrebbero in qualche modo accelerare, per alcune delle nazioni presenti al vertice di Tirana, la loro possibilità d’ingresso. Tutto si basa sulla volontà dei Governi di uniformarsi alle leggi europee e agli orientamenti di politica estera, nodo già complicato per i membri dell’Ue, che acquisisce ulteriori difficoltà con quelle realtà sicuramente desiderose di partecipare alla comunità di Stati, ma che non sempre sono disposte a modificare l’impostazione sul profilo internazionale.