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La “Fortezza Europa” si barrica a est: ok di Bruxelles alla stretta su domande d’asilo e rimpatri


Polonia, Lituania e Lettonia avranno la possibilità di sospendere alcune delle regole in materia di accoglienza e di applicare procedure semplificate per i ritorni in risposta ai flussi migratori agevolati dalla Bielorussia di Lukashenko

Di fronte al dramma umanitario in atto alla frontiera con la Bielorussia, l’Unione europea decide, in buona sostanza, di voltarsi dall’altra parte. E di cedere al pressing di Polonia, Lituania e Lettonia, i tre Paesi al confine che da mesi denunciano l’azione destabilizzatrice del regime di Aleksandr Lukashenko, impegnato ad agevolare il transito e spingere migliaia di migranti verso la frontiera con l’Ue.

Questa settimana la Commissione europea ha infatti annunciato che per i prossimi sei mesi Varsavia, Vilnius e Riga potranno sospendere alcune delle regole in materia di asilo e applicare procedure semplificate per i rimpatri. Si tratta di “una serie di misure temporanee per affrontare la situazione di emergenza”, hanno spiegato da Bruxelles. La base giuridica è la stessa (l’articolo 78.3 del Trattato sul funzionamento dell’Ue) invocata nel 2015 per avviare i ricollocamenti dei richiedenti asilo e alleviare la pressione su Italia e Grecia (e anche Ungheria, se solo avesse accettato). Le similitudini, però, finiscono qui, visto che stavolta non c’è l’ombra di solidarietà e redistribuzioni, ma solo il pugno di ferro su domande d’asilo e rimpatri e l’applicazione delle procedure di frontiera.

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