Google e Facebook potrebbero presto pagare per la pubblicazione delle news sulle loro piattaforme. La Commissione europea sta valutando una normativa come quella dell’Australia
Google e Facebook potrebbero presto pagare per la pubblicazione delle news sulle loro piattaforme. La Commissione europea sta valutando una normativa come quella dell’Australia
Le Big Tech potrebbero presto pagare gli editori dell’Unione europea per i contenuti e le notizie pubblicate sulle loro piattaforme, sul modello della legge in fase di approvazione in Australia. Bruxelles starebbe studiando il percorso da seguire per adottare una legislazione simile, con Googlee Facebook già sul piede di guerra così come avvenuto nei confronti del Governo di Canberra.
L’iniziativa per la tutela degli editori
La normativa agevolerebbe il pagamento ai media, alle testate giornalistiche, agli autori dei contenuti apparsi su Google e Facebook: una svolta per l’intero settore e un prezzo da pagare per le Big Tech che, d’altro canto, guadagnano proprio dal traffico generato nella pagina delle ricerche o nel news feed. Se verrà seguito, il percorso vedrà delle similitudini col caso australiano, che prevede che le aziende raggiungano un compromesso con gli editori sulla cifra. Se le parti non dovessero mettersi d’accordo, in Australia il Governo nominerà un arbitrato per giungere a un accordo.
In Europa alcuni membri del Parlamento hanno sottoposto la questione alla Commissione. Alex Saliba, maltese e responsabile del report sul Digital Service Act, ha evidenziato al Financial Times la mancanza di bilanciamento oggi esistente: “Con la posizione dominante nel mercato delle ricerche online, dei social media e della pubblicità, le grandi piattaforme creano disequilibri che le portano a beneficiare significativamente dalle notizie. È giusto che paghino un’equa compensazione”.
La legge sul copyright approvata a livello europeo nel 2019 non sarebbe ancora sufficiente a tutelare gli editori. Così, come spiegato dal Parlamentare estone Andrus Ansip, si dovrebbe rafforzare quella normativa, non cambiandola ma piuttosto agendo sul Digital Service Act. “Non accetteremo mai una situazione nella quale qualcuno usa i contenuti e gli autori non sono remunerati”.
Percorso ad ostacoli: l’esempio australiano
Le difficoltà arriveranno proprio dal muro che Google e Facebook alzeranno sulla gestione della problematica. In Australia, ad agosto 2020 Facebook pubblicò una nota nella quale minacciò di impedire agli organi di stampa la pubblicazione delle loro notizie sulla sua piattaforma, così come agli utenti che non avrebbero potuto condividere le news. Ad oggi, nulla di tutto ciò si è verificato.
Ma anche Google ha protestato in maniera veemente, spiegando che la legge cambierebbe in toto il sistema delle ricerche e obbligherebbe Google “a pagare selezionati editori per i link” che appaiono nella ricerca. “Non per l’articolo, ma solo per quanto compare nei risultati e per la breve descrizione”, si legge nel comunicato. Anche nel caso del più famoso motore di ricerca è arrivata la minaccia di chiudere la versione australiana, ma è complicato essendo Google detentore del 94.5% del mercato.
Secondo un’organizzazione australiana, per ogni 100 dollari australiani spesi in pubblicità nel 2019, Google ha guadagnato 53 dollari, Facebook 28 e solo 19 sono andati ai siti web. Paul Fletcher, parlamentare di Canberra, non è preoccupato delle minacce di abbandono da parte di Google e Facebook: “Abbiamo già visto anche in passato come le big tech companies, specialmente quelle statunitensi, minacciano di lasciare l’Australia se non fossero state d’accordo con le nostre leggi”, come nel caso di Amazon. Nel 2018 l’azienda di Jeff Bezos bloccò le spedizioni per il solo tempo necessario ad adattarsi alla nuova normativa.
Le Big Tech potrebbero presto pagare gli editori dell’Unione europea per i contenuti e le notizie pubblicate sulle loro piattaforme, sul modello della legge in fase di approvazione in Australia. Bruxelles starebbe studiando il percorso da seguire per adottare una legislazione simile, con Googlee Facebook già sul piede di guerra così come avvenuto nei confronti del Governo di Canberra.
L’iniziativa per la tutela degli editori
La normativa agevolerebbe il pagamento ai media, alle testate giornalistiche, agli autori dei contenuti apparsi su Google e Facebook: una svolta per l’intero settore e un prezzo da pagare per le Big Tech che, d’altro canto, guadagnano proprio dal traffico generato nella pagina delle ricerche o nel news feed. Se verrà seguito, il percorso vedrà delle similitudini col caso australiano, che prevede che le aziende raggiungano un compromesso con gli editori sulla cifra. Se le parti non dovessero mettersi d’accordo, in Australia il Governo nominerà un arbitrato per giungere a un accordo.
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