Il Presidente Biden ha riservato una calorosa accoglienza al Premier indiano. Le dichiarazioni di reciproca fiducia e comprensione si sono tradotte in una serie di accordi che rafforzeranno i legami economici e militari tra i due Paesi
Dalla visita di stato del Presidente indiano Narendra Modi a Washington emerge una dichiarazione congiunta in cui si parla di India e Usa come di due “dei partner più vicini al mondo”. Poi ancora: “La partnership globale e strategica tra Stati Uniti e India è ancorata a un nuovo livello di fiducia e comprensione reciproca ed è arricchita dai caldi legami di famiglia e amicizia che uniscono indissolubilmente i nostri Paesi.”
Il tutto prende forma con un obiettivo ben preciso, per quanto tacito: per arginare l’ascesa della Cina e far fronte alla sua assertività nelle dinamiche territoriali e politiche dell’ Indo-Pacifico, l’India è un attore cruciale e un partner imprescindibile per gli Stati Uniti.
Dalle parole ai fatti
Nella pratica, tutte queste dichiarazioni si sono tradotte in una serie di accordi che rafforzeranno profondamente i legami militari ed economici tra i due Paesi. Non a caso, alla cena di stato alla Casa Bianca c’erano diversi special guest della Silicon Valley, tra cui Tim Cook di Apple, i CEO di Google e OpenAI.
Nella dichiarazione congiunta viene citato tutto: si parla di semiconduttori, minerali critici, tecnologia, cooperazione spaziale e nel settore della difesa. Alcuni accordi hanno come focus principale la diversificazione delle catene di approvvigionamento, sempre nell’ottica di un “de-risking” – o forse “de-coupling” – da Pechino. Altri invece puntano ai mercati delle tecnologie avanzate, che daranno forma all’economia, ma anche alle apparecchiature militari, del futuro.
Per quanto concerne la difesa, Biden e Modi hanno annunciato dei progressi su un ordine di droni MQ-9B SeaGuardian prodotti da General Atomics e un accordo che consentirà alle navi della Marina americana di effettuare importanti riparazioni presso i cantieri navali indiani. Inoltre, General Electric Co. dovrebbe produrre congiuntamente con l’azienda statale indiana Hindustan Aeronautics Ltd. i motori F414 per gli aerei da combattimento leggero Tejas.
Nell’ambito dei semiconduttori, invece, i due leader hanno presentato una serie di accordi pensati per sfruttare le sovvenzioni messe in campo dal governo indiano per attirare la produzione di tecnologia avanzata in India. Micron Technology Inc. investirà più di 800 milioni di dollari per la costruzione di un impianto di assemblaggio e collaudo di semiconduttori da 2,75 miliardi di dollari in India; Applied Materials Inc. annuncerà un nuovo centro per la commercializzazione e l’innovazione dei semiconduttori; Lam Research annuncerà un programma di formazione in India per un massimo di 60.000 ingegneri del settore. Gli investimenti saranno anche nella direzione inversa: diverse aziende indiane hanno in programma progetti negli Stati Uniti, tra cui un impianto di produzione di energia solare in Colorado, un impianto siderurgico in Ohio e un impianto per la produzione di fibre ottiche nella Carolina del Sud. Il tutto per un valore di oltre 2 miliardi di dollari.
In ambito spaziale, tra gli altri annunci, l’India ha espresso l’intenzione di firmare gli Accordi di Artemide, un quadro firmato da diverse nazioni – ma non da Russia e Cina – che regola le missioni congiunte e l’esplorazione civile dello spazio. Sempre in quest’ottica, martedì 20 giugno, Modi si è incontrato anche con Musk, il capo di SpaceX. Vi è stato inoltre l’annuncio da parte della NASA e dell’Organizzazione indiana per la ricerca spaziale di aver concordato una missione congiunta per visitare la Stazione spaziale internazionale il prossimo anno.
Niente unisce più di un nemico comune
Nel complesso, le due democrazie più grandi del mondo si sono trovate in ottimo accordo. Però, c’è qualcosa che stona. Nessun paese, a parte la Cina, ha sostenuto l’economia di guerra della Russia quanto l’India, che ha trovato nel petrolio a prezzi stracciati di Mosca un input formidabile alla sua crescita economica. E poche grandi democrazie sono scivolate negli ultimi anni così tanto verso un sistema più autoritario. Eppure, se si guarda l’accoglienza entusiasta che Biden ha riservato a Modi, non c’è traccia di queste controversie indiane. Tutto ciò, non è che lo specchio del nuovo valore economico, ma soprattutto geopolitico, acquisito dall’India negli ultimi anni.
Durante questo secolo, Nuova Delhi ha abbracciato un percorso di sviluppo brillante. Si è affermata come una democrazia solida – anche se zoppicante negli ultimi anni – nonostante tutte le sfide che un Paese così grande e con così tanta diversità può porre ad un sistema di governo così complicato. La sua economia è la quinta più grande del mondo. Ha una diaspora fiorente di 18 milioni di persone sparsa in tutto il mondo.
L’India è diventato l’altro grande gigante dell’Asia, per popolazione, economia e potere militare. Il primo gigante asiatico, più affermato, è la Cina e con l’India non ha un buon rapporto. Tra dispute territoriali e marittime, competizione regionale e diverse alleanze, i due Paesi hanno mantenuto nel tempo un rapporto complicato. Negli ultimi dieci anni poi, si sono create ulteriori condizioni per intensificare la competizione: l’India è diventata più potente e influente, la Cina più potente e assertiva.
La crescente competizione tra Cina-Stati Uniti e l’invasione russa dell’Ucraina sono stati però il vero propulsore per l’influenza geopolitica indiana. Infatti, se già di per sé il Paese stava diventando sempre più importante per gli equilibri globali, adesso è diventato decisivo. Per arginare l’ascesa cinese è l’alleato più strategico che Washington può trovare. E quindi, un alleato da corteggiare. Nuova Delhi sta sfruttando al meglio questa sua nuova posizione di ago della bilancia. Da una parte fa affari con Mosca, dall’altra fa affari con gli Stati Uniti. Mantiene una politica estera indipendente e neutrale; dialoga con tutti, ma non si aggancia davvero a nessuno.
Non va però dimenticato che l’India è anche un Paese di contraddizioni. Dove la maggior parte della popolazione ha un conto in banca, ma dove una grande parte non ha accesso ai servizi igienici. È anche un Paese povero, populista, dove le donne sono escluse dalla vita lavorativa. Soprattutto, il suo leader, Modi, negli ultimi anni ha iniziato a flirtare con una politica più autoritaria: diverse figure politiche o impegnate politicamente, non violente, sono state imprigionate; la minoranza musulmana, circa il 14% della popolazione, affronta un clima sempre più ostile. Inoltre, quest’anno il suo principale oppositore politico è stato escluso dal parlamento a causa di vaghe accuse di diffamazione.
A prescindere poi dalla condizione interna del paese, non bisogna confondere il recente avvicinamento agli Stati Uniti e all’Occidente con un partnership per ideali. Si tratta di avvicinamento pragmatico, dettato da interessi momentanei. Da Jawaharlal Nehru a Modi, l’India ha sempre ritenuto l’ordine del dopoguerra ingiusto e figlio della dominazione occidentale. Questi impulsi contraddittori lo rendono un partner strategico, ma anche imprevedibile per gli Stati Uniti.
Dalla visita di stato del Presidente indiano Narendra Modi a Washington emerge una dichiarazione congiunta in cui si parla di India e Usa come di due “dei partner più vicini al mondo”. Poi ancora: “La partnership globale e strategica tra Stati Uniti e India è ancorata a un nuovo livello di fiducia e comprensione reciproca ed è arricchita dai caldi legami di famiglia e amicizia che uniscono indissolubilmente i nostri Paesi.”