Taccuino dal mondo: gli ex Segretari della Difesa contro Trump, l'arrichimento di uranio da parte del'Iran, il fiume Mekong al centro della disputa Usa-Cina e altro...
Taccuino dal mondo: gli ex Segretari della Difesa contro Trump, l’arrichimento di uranio da parte del’Iran, il fiume Mekong al centro della disputa Usa-Cina e altro…
Donald Trump grazia 4 contractor americani
A poco meno di un mese dalla fine del suo mandato, l’ex Presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha concesso la grazia a 15 persone condannate per vari crimini, tra cui quattro membri della compagnia militare privata Blackwater, coinvolti nell’uccisione di civili in Iraq nel 2007. Secondo le ricostruzioni delle indagini, i quattro contractor, che facevano da scorta a un convoglio americano a Baghdad, aprirono il fuoco sui civili senza che ci fosse una vera minaccia uccidendo 17 persone, tra cui due bambini. Più di 30 persone sono arrivate dall’Iraq negli Stati Uniti per testimoniare nel procedimento penale contro gli appaltatori della Blackwater. Ali al-Bayati, membro della Commissione irachena per i diritti umani, ha dichiarato: “Il Presidente degli Stati Uniti ha usato la sua autorità e il suo potere in modo ingiusto”, la grazia ai colpevoli “ha inferto un duro colpo alla giustizia” e danneggiato “la reputazione degli Stati Uniti” sia in Iraq sia all’estero.
Voto: 5 a Trump quasi a prescindere, perché non si esercitano atti straordinari nell’imminenza della scadenza del mandato. Nel merito, però, noi di eastwest non siamo giustizialisti e quindi: “meno galera per tutti” vale sempre.
Teheran torna ad arricchire l’uranio
L’Iran ha ripreso ad arricchire l’uranio al 20% nell’impianto nucleare di Fordow, vicino alla città santa di Qom, nel nord del Paese. Lo ha dichiarato il portavoce del Governo Ali Rabiei ai media iraniani. Si tratta di un livello di arricchimento vietato dall’accordo sul nucleare (Jcpoa), siglato da Teheran nel 2015 con i cinque membri permanenti del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite e con l’Unione europea, accordo che gli Stati Uniti hanno deciso di abbandonare, per decisione dell’ex Presidente Donald Trump. Questa mossa rappresenta una sfida per l’attuale Presidente Joe Biden, che si è impegnato a rilanciare l’accordo.
Voto: 8 al JCPoA, con il quale questa decisione guerrafondaia non avrebbe potuto essere adottata.
I soldati americani lasciano la Somalia
Il Ministero della Difesa statunitense ha dato il via al ritiro di tutti i soldati americani in Somalia, dove erano impiegati nel contenimento delle attività terroristiche, soprattutto legate al gruppo armato al-Shabab. Il ritiro delle truppe statunitensi dalla Somalia è stato al centro del dibattito negli Usa dopo l’uccisione di una gente della CIA a novembre scorso. Le navi di accompagnamento sono arrivate al largo del Corno d’Africa a fine dicembre, la maggior parte dei 700 membri del personale in partenza saranno riassegnati in Kenya e Gibuti.
La Somalia continua a resistere a migliaia di attacchi di al-Shabab. Mentre negli ultimi anni l’esercito statunitense ha intensificato una campagna di droni che, si dice, continuerà nonostante le truppe siano state riposizionate nei paesi vicini e nonostante le accuse per la morte di dozzine di civili. Oggi al-Shabab controlla ancora la maggior parte delle zone rurali interne del Paese.
Voto: 5 all’Amministrazione Usa, per gli stessi motivi spiegati al punto precedente: non si prendono decisioni storiche a pochi giorni da fine mandato.
Gli Usa monitorano il Mekong
Si è aperto in Asia un altro fronte che vede contrapposte Washington e Pechino: il fiume Mekong. A dicembre scorso ha preso il via il progetto Mekong Dam Monitor, un sistema di monitoraggio satellitare, a cui contribuisce il Dipartimento di Stato americano, che valuta lo stato di salute del dodicesimo fiume più lungo al mondo. Per l’amministrazione Usa è essenziale “rafforzare la trasparenza” sullo stato del Mekong e monitorare i livelli delle dighe, soprattutto per quelle nazioni (Tailandia, Cambogia, Vietnam) per le quali esso rappresenta una fonte di vitale importanza per l’approvvigionamento idrico e la pesca. La situazione è critica, alle 11 centrali idroelettriche cinesi, si somma il problema legato alla crescente alternanza di tifoni e prolungate siccità. In Vietnam, nell’immenso delta del fiume, già due dei nove bracci che sfociano nel Mar cinese meridionale, sono impraticabili e gli esperti temono che l’intero delta potrebbe prosciugarsi per la fine del secolo.
Voto: 4 alle leadership del mondo. Se non affrettiamo le azioni positive a tutela dell’ambiente, non ci sarà monitoraggio che potrà salvare il Mekong.
Gli ex Segretari alla Difesa contro Trump
Con una lettera al Washington Post, 10 ex Segretari alla difesa degli Stati Uniti, democratici e repubblicani, hanno chiesto a Donald Trump di non coinvolgere l’esercito nella sua battaglia elettorale. “Gli sforzi per coinvolgere le forze armate statunitensi nella risoluzione delle controversie elettorali ci porterebbero in un territorio pericoloso, illegale e incostituzionale” scrivono congiuntamente gli ex capi del Pentagono. Tra i firmatari anche Jim Mattis e Mark T. Esper, entrambi parte dell’amministrazione Trump e poi rimossi dall’ex Presidente. Nella lettera si invita anche Donald Trump ad accettare la sconfitta elettorale e consentire una transizione pacifica. “I governatori hanno certificato i risultati. E il collegio elettorale ha votato… il tempo per mettere in discussione i risultati è finito” si legge sul Post. Oltre a Mattis ed Esper, la lettera è stata firmata da Dick Cheney, William Perry, Donald Rumsfeld, William Cohen, Robert Gates, Leon Panetta, Chuck Hagel e Ash Carter.
Voto: 10 ai dieci ex Segretari alla Difesa: la loro lettera porta un po’ di buon senso alla Casa Bianca…
Questo articolo è pubblicato anche sul numero di gennaio/febbraio di eastwest.
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