Gli Stati Uniti e il Canada hanno formato un’alleanza per le materie prime con un gruppo di Paesi affini per contrastare la dominanza della Cina sulle filiere dei minerali chiave per la transizione energetica
Gli Stati Uniti e il Canada hanno formato un’alleanza sui minerali critici con un gruppo di Paesi politicamente affini con l’obiettivo di contrastare la dominanza della Cina sulle filiere delle materie prime per la transizione energetica.
L’accaparramento dei minerali critici è una questione geopolitica
Con minerali o metalli critici si intendono tutti quegli elementi essenziali per la produzione di tecnologie per le energie pulite, come le turbine eoliche, i pannelli solari o le batterie per i veicoli elettrici. Tra i critical minerals rientrano il nichel, il litio, il cobalto e le terre rare (fondamentali, tra l’altro, anche per le industrie della difesa e dell’elettronica di consumo).
Si prevede che la domanda di questi minerali crescerà parecchio nei prossimi anni, visto l’impegno di molte delle principali economie mondiali alla riduzione delle emissioni di gas serra fino all’azzeramento netto nel 2050. Garantirsene la sicurezza degli approvvigionamenti è allora una priorità di sicurezza economica e nazionale per i Governi, specie se si considera che l’estrazione e la raffinazione dei metalli critici si concentra generalmente nelle mani della Cina: è la grande avversaria degli Stati Uniti, e anche l’Unione europea la considera una concorrente economica e una rivale sistemica.
Jose W. Fernandez, sottosegretario di stato per la Crescita economica, l’Energia e l’Ambiente degli Stati Uniti, ha detto appunto che entro la metà del secolo l’America avrà bisogno di un quantitativo di litio “sei volte superiore a quello attuale” per rispettare gli obiettivi climatici. Il litio è presente nelle batterie che alimentano le auto elettriche e che permettono l’immagazzinamento dell’energia generata dalle fonti rinnovabili intermittenti (l’eolico e il solare).
Membri e obiettivi della Partnership
Della Partnership per la sicurezza dei minerali (Minerals Security Partnership) fanno parte, oltre a Stati Uniti e Canada, l’Australia, la Corea del Sud, la Finlandia, la Francia, la Germania, il Giappone, il Regno Unito, la Svezia e la Commissione europea.
In un comunicato, il dipartimento di Stato americano ha dichiarato che l’alleanza ha lo scopo di “catalizzare gli investimenti dei Governi e del settore privato per opportunità strategiche […] che aderiscono ai più alti standard ambientali, sociali e di governance”, noti in gergo come ESG.
Fernandez ha detto che la Partnership “è stata progettata per affrontare le vulnerabilità della catena di approvvigionamento che molti Paesi hanno. I minerali critici che dobbiamo ottenere per il nostro futuro energetico pulito […] sono molto concentrati in un paio di paesi”. È dunque necessaria, secondo il sottosegretario, una diversificazione delle filiere, che dovranno essere sia robuste (cioè in grado di garantire la certezza delle forniture) sia responsabili (ovvero rispettose degli standard di sostenibilità ambientale e sociale).
I membri dell’alleanza condivideranno informazioni sulla localizzazione dei depositi di minerali critici e collaboreranno alla ricerca di investitori occidentali per il finanziamento dei progetti di estrazione e di raffinazione, nell’ottica di una cooperazione pubblico-privato.
Il ruolo del Canada, per gli Stati Uniti e l’Unione europea
Il piano anti-cinese degli Stati Uniti per il rafforzamento delle filiere dei minerali critici e il loro “rimpatrio” si fonda sulla collaborazione soprattutto con il Canada: è un Paese alleato e geograficamente vicino, e possiede ricchi depositi di minerali critici (litio, cobalto, nichel e non solo). Anche l’Unione europea ha intenzione di affidarsi a Ottawa per le forniture di metalli per le tecnologie verdi, per le stesse ragioni: circa un anno fa le parti hanno appunto siglato una “partnership strategica sulle materie prime” per le transizioni energetica e digitale.
Il Ministro canadese delle Risorse naturali, Jonathan Wilkinson, ha definito i minerali critici “un’opportunità economica generazionale per il Canada, se sapremo procedere correttamente”. Il ministero dell’Innovazione, guidato da François-Philippe Champagne, ha ricevuto una direttiva dal Primo Ministro Justin Trudeau per la modernizzazione dell’Investment Canada Act, con l’obiettivo di proteggere il settore dell’estrazione delle terre rare e “mitigare le minacce alla sicurezza economica [provenienti] da investimenti stranieri”.
Negli ultimi anni diverse aziende cinesi hanno acquistato quote di partecipazione in progetti minerari canadesi sull’estrazione di litio, uranio e cromite (serve alla produzione di acciaio inossidabile). Nel 2020 Ottawa ha rigettato una proposta di una società statale cinese per l’acquisizione di una miniera d’oro nel territorio di Nunavut. Tuttavia, di recente le autorità hanno approvato l’acquisizione, da parte della compagnia statale cinese Zijin Mining, di Neo Lithium, un’azienda canadese attiva nell’estrazione di litio in Argentina.
Con minerali o metalli critici si intendono tutti quegli elementi essenziali per la produzione di tecnologie per le energie pulite, come le turbine eoliche, i pannelli solari o le batterie per i veicoli elettrici. Tra i critical minerals rientrano il nichel, il litio, il cobalto e le terre rare (fondamentali, tra l’altro, anche per le industrie della difesa e dell’elettronica di consumo).