I sostenitori del principale partito di opposizione indiana rendono omaggio ai soldati dell'esercito indiano uccisi in uno scontro al confine con le truppe cinesi nella regione del Ladakh, all'India Gate, a Nuova Delhi, India, 26 giugno 2020. REUTERS/Anushree Fadnavis
Cina-India: riprendono le dispute lungo la frontiera provvisoria. Ma l’India teme per l’espansione geopolitica cinese nei suoi mari
I sostenitori del principale partito di opposizione indiana rendono omaggio ai soldati dell’esercito indiano uccisi in uno scontro al confine con le truppe cinesi nella regione del Ladakh, all’India Gate, a Nuova Delhi, India, 26 giugno 2020. REUTERS/Anushree Fadnavis
Nella regione del Ladakh riprendono i movimenti di truppe indiane e cinesi lungo la Line of Actual Control, la frontiera provvisoria stabilita dopo la guerra sino-indiana del 1962. A poco più di due mesi dallo scontro tra gli eserciti di Pechino e Nuova Delhi, che causò la morte di 20 soldati indiani, risale la tensione con reciproche accuse di sconfinamento.
Il portavoce dell’Ambasciata cinese in India, Ji Rong, ha affermato che “le truppe indiane hanno varcato la Line of Actual Control nella parte sud del lago Pangong, cancellando il consenso raggiunto, una palese provocazione che aumenta la tensione nell’area”. Secondo Ji, è stata violata la sovranità cinese e distrutta la stabilità regionale, così come la pace nelle aree di confine.
L’India, dal canto suo, afferma che l’intervento del suo esercito è servito a bloccare i cinesi dall’occupazione di alcuni avamposti, nell’area contesa da entrambi i Paesi. “L’esercito Popolare di Liberazione ha installato videocamere e tecnologia per la sorveglianza per monitorare le attività indiane. Nonostante il loro vantaggio, le truppe indiane sono riuscite a occupare l’area”.
Wang Yi, Ministro degli Esteri della Repubblica Popolare Cinese, nel corso di un intervento all’Istituto Francese di Relazioni Internazionali (Ifri), ha ricordato che “il confine tra Cina e India non è stato definito, quindi ci saranno sempre problemi di questo tipo. Vogliamo gestire la questione attraverso il dialogo con la parte indiana”.
Wang, in visita in Europa dove ha già incontrato esponenti istituzionali di Italia, Paesi Bassi, Norvegia, Francia e Germania, ha aggiunto che la Cina non prenderà iniziative che possono complicare la situazione ma che “naturalmente verrà salvaguardata la nostra sovranità e l’integrità territoriale”.
Ciononostante, le ambizioni cinesi sono forti. La disputa con l’India potrebbe presto allargarsi ai mari: Nuova Delhi teme il ruolo sempre più attivo di Pechino lungo la String of Pearls, la ribattezzata collana di perle rappresentata dai vari porti ai quali la Cina ha accesso o che ha direttamente costruito. L’india teme un contenimento da parte del Partito comunista cinese e soffre dell’accerchiamento causato dalla presenza cinese nelle “perle” asiatiche e africane, che rappresentano la linea marittima di comunicazione — e di sviluppo economico — di Pechino.
Nella regione del Ladakh riprendono i movimenti di truppe indiane e cinesi lungo la Line of Actual Control, la frontiera provvisoria stabilita dopo la guerra sino-indiana del 1962. A poco più di due mesi dallo scontro tra gli eserciti di Pechino e Nuova Delhi, che causò la morte di 20 soldati indiani, risale la tensione con reciproche accuse di sconfinamento.
Il portavoce dell’Ambasciata cinese in India, Ji Rong, ha affermato che “le truppe indiane hanno varcato la Line of Actual Control nella parte sud del lago Pangong, cancellando il consenso raggiunto, una palese provocazione che aumenta la tensione nell’area”. Secondo Ji, è stata violata la sovranità cinese e distrutta la stabilità regionale, così come la pace nelle aree di confine.
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