Turchia, Ue aggiunge alla blacklist privati e aziende turche
Turchia: l'Ue ha deciso di aggiungere altri nomi alla lista nera per le trivellazioni nel Mediterraneo orientale. Ma aspetta di confrontarsi con l'amministrazione Biden
Turchia: l’Ue ha deciso di aggiungere altri nomi alla lista nera per le trivellazioni nel Mediterraneo orientale. Ma aspetta di confrontarsi con l’amministrazione Biden
Il Consiglio europeo ha deciso di aggiungere altri nomi alla lista nera di soggetti turchi coinvolti nelle trivellazioni “unilaterali” di gas nelle acque intorno Cipro, ma ha preferito non imporre vere e proprie sanzioni economiche verso la Turchia. Stando a quanto riferito da fonti diplomatiche ad Euractiv, al vertice di giovedì scorso si sarebbe verificata una spaccatura tra i leader dei 27 Stati membri dell’Unione: da una parte quelli – Francia, Grecia e Cipro – favorevoli alla linea dura; dall’altra quelli contrari. Un gruppo, quest’ultimo, ben più numeroso. A opporsi attivamente alle sanzioni sono stati infatti Germania e Bulgaria, con il tacito sostegno di Ungheria, Malta, Spagna e Italia.
Cosa ha deciso l’Europa, e cosa no
Il summit si è formalmente concluso con la condanna dell’aggressività e delle azioni della Turchia nel MarMediterraneo orientale. Nel concreto, però, per Ankara non ci saranno grosse ripercussioni: l’inserimento di soggetti e compagnie turche nella blacklist non ha finora inciso sulle esplorazioni energetiche del Paese all’interno delle zone economiche esclusive greche e cipriote, parte di un piano più ampio di ridisegno dei confini marittimi.
Più significativo è stato invece l’invito rivolto dai 27 leader alla Commissione europea, chiedendole di redigere un rapporto sulle relazioni complessive tra Europa e Turchia entro il prossimo marzo, che sarà utile al blocco per valutare come procedere nei confronti di Ankara e delle ambizioni geopolitiche del suo Presidente, Recep Tayyip Erdogan. Al di là del Mediterraneo orientale, nell’ultimo anno la Turchia è intervenuta militarmente in Libia (ribaltando le sorti del conflitto in favore di Tripoli) e nel Nagorno Karabakh (permettendo all’Azerbaijan di vincere lo scontro con l’Armenia), oltre ad aver provocato una crisi migratoria al confine con la Grecia e a essersi scontrata con la Francia per le misure contro il “separatismo islamico”.
Cosa fanno e faranno gli Stati Uniti con la Turchia
Decidendo di rimandare la decisione finale a marzo, l’Unione europea fa intendere di volersi confrontare con la nuova amministrazione americana di Joe Biden prima di imporre sanzioni o un embargo sulle armi verso la Turchia, che è sia un partner economico che un membro della Nato. Il presidente del Consiglio europeo ha per l’appunto dichiarato che Bruxelles “vuole una cooperazione responsabile con la Turchia”.
Anche Erdogan è in attesa del cambio di presidenza negli Stati Uniti e ha detto di voler discutere con Biden dello stato dei rapporti tra i due Paesi. Rapporti che già si prevede saranno tesi. Biden ha definito Erdogan un “autocrate”, innanzitutto. E potrebbe agire per contenere le azioni di Ankara in Siria (criticando eventuali offensive contro i curdi), nel Mediterraneo orientale (per ripristinare l’armonia nella Nato) e in Asia centrale (il Partito democratico è generalmente più vicino all’Armenia).
Intanto, gli Stati Uniti sono pronti a sanzionare la Turchia per l’acquisto del sistema d’arma antiaereo S-400 dalla Russia. Il Presidente Donald Trump ha resistito a lungo, per via dei suoi buoni rapporti personali con Erdogan, ma Washington è preoccupata che il sistema russo possa compromettere la sicurezza dei legami sulla difesa con Ankara. C’è però il rischio che troppa pressione sulla Turchia possa favorire un avvicinamento tra Erdogan e la Russia di Vladimir Putin, che ha interesse a dividere e indebolire la Nato.
Il Consiglio europeo ha deciso di aggiungere altri nomi alla lista nera di soggetti turchi coinvolti nelle trivellazioni “unilaterali” di gas nelle acque intorno Cipro, ma ha preferito non imporre vere e proprie sanzioni economiche verso la Turchia. Stando a quanto riferito da fonti diplomatiche ad Euractiv, al vertice di giovedì scorso si sarebbe verificata una spaccatura tra i leader dei 27 Stati membri dell’Unione: da una parte quelli – Francia, Grecia e Cipro – favorevoli alla linea dura; dall’altra quelli contrari. Un gruppo, quest’ultimo, ben più numeroso. A opporsi attivamente alle sanzioni sono stati infatti Germania e Bulgaria, con il tacito sostegno di Ungheria, Malta, Spagna e Italia.
Cosa ha deciso l’Europa, e cosa no
Il summit si è formalmente concluso con la condanna dell’aggressività e delle azioni della Turchia nel MarMediterraneo orientale. Nel concreto, però, per Ankara non ci saranno grosse ripercussioni: l’inserimento di soggetti e compagnie turche nella blacklist non ha finora inciso sulle esplorazioni energetiche del Paese all’interno delle zone economiche esclusive greche e cipriote, parte di un piano più ampio di ridisegno dei confini marittimi.
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