Un altro successo per gli Emirati: la sonda Hope Probe si inserisce nell’orbita di Marte. Il principe ereditario: “Il più grande risultato scientifico dell’era moderna nella storia araba”
Un altro successo per gli Emirati: la sonda Hope Probe si inserisce nell’orbita di Marte. Il principe ereditario: “Il più grande risultato scientifico dell’era moderna nella storia araba”
L’evento per celebrare l’ingresso di Hope Probe nell’orbita di Marte, a Dubai, Emirati Arabi Uniti, 9 febbraio 2021. REUTERS/Christopher Pike
La prima missione interplanetaria del mondo arabo è degli Emirati Arabi Uniti, che con Hope Probesono riusciti ad agganciare l’orbita di Marte, con l’obiettivo di analizzare l’atmosfera del pianeta e i quantitativi di gas idrogeno e ossigeno rilasciati nello spazio. L’evento può rappresentare un vero e proprio game changer per l’intera area mediorientale e nella visione del mondo verso la regione.
Grande enfasi a Dubai e specialmente al Mohammed Bin Rashid Space Centre, l’ente governativo che lavora al programma spaziale: il principe ereditario Mohammed bin Zayed Al Nahyan parla di “seconda festa nazionale” e del “più grande risultato scientifico dell’era moderna nella storia araba”.
“Nulla è impossibile”
Ancora un successo per gli Emirati, sempre più protagonisti nel palcoscenico internazionale: dopo gli Accordi di Abramo con Israele, Dubai acquisisce ancor più valore nel mondo arabo e musulmano, diventando esempio per gli altri Stati dell’area, non senza polemiche o ripercussioni. “Nulla è impossibile, possiamo raggiungere le nostre ambizioni a prescindere dalle difficoltà”, ha affermato il principe.
La missione emiratina è partita nel luglio 2020 col lancio dal centro spaziale Tanegashima in Giappone, completando il suo viaggio con l’aggancio dell’orbita marziana dopo 300 milioni di miglia. Hessa Al Matroushi, capo missione, ha spiegato che gli studi di Hope Probe verranno messi a disposizione della comunità scientifica e che offriranno “una copertura dell’atmosfera di Marte sia locale che stagionale”.
Cina e Stati Uniti tallonano Hope Probe
Gli Emirati entrano così a far parte di una ristretta élite di Paesi capaci di raggiungere Marte, con le missioni di Cinae Stati Uniti che rendono affollatissimo il pianeta rosso. Infatti, anche il rover di Pechino Tianwen-1ha agganciato l’orbita marziana: successivamente, atterrerà per andare in esplorazione — nell’area di Utopia Planitia, a nord dell’equatore del pianeta — e studiare la geologia e la superficie. Questo non avverrà prima di due o tre mesi: è prevista la sua discesa per maggio o giugno, una tattica wait and see finalizzata a comprendere quale può essere il migliore momento per l’atterraggio.
Il 18 febbraio dovrebbe essere il turno di Perseverance, il rover della Nasa, che detiene il record di atterraggi su Marte avendone già compiuti 8, con un lander e un rover attualmente in operatività sul pianeta. Non è un caso che le varie missioni si incrocino: i lanci sono stati previsti in un momento di particolare vicinanza di Marte con la terra, che capita una volta ogni due anni. La competizione per l’outer space prosegue sempre più serrata.
Un altro successo per gli Emirati: la sonda Hope Probe si inserisce nell’orbita di Marte. Il principe ereditario: “Il più grande risultato scientifico dell’era moderna nella storia araba”
La prima missione interplanetaria del mondo arabo è degli Emirati Arabi Uniti, che con Hope Probesono riusciti ad agganciare l’orbita di Marte, con l’obiettivo di analizzare l’atmosfera del pianeta e i quantitativi di gas idrogeno e ossigeno rilasciati nello spazio. L’evento può rappresentare un vero e proprio game changer per l’intera area mediorientale e nella visione del mondo verso la regione.
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