Giandomenico Picco potrebbe diventare il primo diplomatico italiano a usufruire dell’assegno della Legge Bacchelli; pur avendo dato prestigio all’Italia, ora si trova in ristrettezze economiche
Se la commissione della legge 440 dell’85 voluta da Bettino Craxi per aiutare Riccardo Bacchelli, autore del Mulino del Po (che si trovava in gravi difficoltà economiche), dovesse dare il via libera definitivo all’istruttoria in corso, Giandomenico Picco sarebbe il primo diplomatico italiano a usufruire dell’assegno vitalizio per chi, pur avendo dato lustro al nostro Paese nei più diversi campi di attività, si trova in ristrettezze economiche.
Saranno dunque ora Dacia Maraini, Roberto Cicutto, produttore cinematografico e Presidente della Biennale e l’ex Ministro Luigi Berlinguer nelle funzioni di componenti della commissione per l’esame della domanda a decidere se concedere o meno l’assegno a Picco creando quindi un precedente che farà certamente discutere. Gli ultimi beneficiari del sussidio sono stati Giovanni Mapelli, scultore del legno, Dante Vanelli, pianista, compositore e musicista, e Walter Cerquetti, giornalista, sceneggiatore, regista, ideatore e conduttore.
La legge prevede la concessione dell’assegno in favore di cittadini di chiara fama che abbiano dato prestigio all’Italia per essersi distinti in vari campi e che versino in grave stato di necessità. Tra i beneficiari illustri ci sono l’eroe di guerra Giorgio Perlasca, l’attrice Alida Valli, il pugile Duilio Loi e l’attore Franco Citti ma anche Gavino Ledda, Alda Merini e Guido Ceronetti mentre Valentino Zeichen e Laura Antonelli rifiutarono l’assegno.
Eppure sono in molti tra il suo Friuli (Picco è nato a Udine 72 anni fa) e New York che si stanno battendo perché l’ex diplomatico Onu possa godere dell’aiuto pubblico. Gli ultimi anni sono stati un calvario per Picco. Dai successi del Palazzo di vetro dell’Onu come “regista” della liberazione degli ostaggi occidentali in Libano alla triste routine di un costoso pensionato del Connecticut per malati di Alzheimer, malattia che lo ha colpito quattro anni fa. Per lui si starebbe preparando un futuro in Friuli e forse anche il sostegno della legge Bacchelli. La sua storia professionale è legata quasi per intero alle Nazioni Unite fino a divenire segretario generale aggiunto delle Nazioni Unite con Javier Perez de Cuellar. Ma dal ’92, con il cambio della guardia e l’arrivo del nuovo segretario generale dell’Onu Boutros Ghali, la situazione diventa difficile per Picco che accetta l’offerta di Carlo Sama per diventare il “Ministro degli Esteri” del gruppo Feruzzi Montedison. Incarico che durerà poco a causa delle vicende di Tangentopoli che si abbatterono sul gruppo di Ravenna. Picco proverà quindi a mettersi in proprio nel settore della consulenza con Gdp fino al 2017 quando la malattia lo costringe a lasciare il lavoro.
Finora a prendersi cura di lui è stata con affetto e dedizione Sulome Anderson, figlia di Terry Anderson il bureau chief dell’Associated Press che fu catturato a Beirut dai terroristi e che si pensava fosse stato ucciso. “I miei ultimi 30 anni di amore e sorrisi con mio padre – ha detto recentemente la Anderson – non sarebbero stati possibili se non ci fosse stato Giandomenico Picco”. Un impegno gravoso dal punto di vista economico supportato solo in parte dalla raccolta fondi dal titolo “Helping the man who saved my father”.
Un vero “soldato disarmato della diplomazia”, lo definì Perez de Cuellar sempre in prima linea nei negoziati che hanno portato alla fine dell’invasione sovietica in Afghanistan nel 1988 e della guerra Iran-Iraq, impegnato in importanti missioni di peacekeeping nei Balcani. Ma il successo che lo celebrò come “man of the year” sulle principali emittenti televisive Usa gli venne senza dubbio dal negoziato dal 1989 al 1992, per il rilascio degli ostaggi occidentali in Libano, rapiti dai guerriglieri che confluiranno in Hezbollah. Per mano delle milizie sciite in quegli anni scompaiono 104 persone, tra cui 26 americani, 16 francesi, 12 inglesi. Le milizie rapiscono anche l’italiano Alberto Molinari, vicepresidente della Camera di Commercio a Beirut. “Non è mai stato ritrovato”, e fu quello il grande rammarico di Picco. Tra i liberati il reverendo anglicano inglese Terry Waite, che aveva provato a negoziare un’intesa.
Il capo della stazione Cia William Buckley, rapito nel marzo 1984 fu torturato, giustiziato o morto per un infarto, il colonnello dei Marines Higgins impiccato. Per i negoziati Picco si interfaccia con il numero due della rappresentanza iraniana all’Onu Javad Zarif (attuale capo della diplomazia di Teheran) e avvia una trattativa fruttuosa che consente la liberazione in varie fasi degli ostaggi sopravvissuti. Per ultimi restano due tedeschi per i quali i tempi saranno più lunghi anche perché, a quel punto, il numero uno dell’Onu è Boutros Ghali che guarda con diffidenza al modus operandi di Picco.
Se la commissione della legge 440 dell’85 voluta da Bettino Craxi per aiutare Riccardo Bacchelli, autore del Mulino del Po (che si trovava in gravi difficoltà economiche), dovesse dare il via libera definitivo all’istruttoria in corso, Giandomenico Picco sarebbe il primo diplomatico italiano a usufruire dell’assegno vitalizio per chi, pur avendo dato lustro al nostro Paese nei più diversi campi di attività, si trova in ristrettezze economiche.