Richiamandosi alle parole del segretario di Stato americano, Sergiy Korsunsky ha esteso il conflitto russo-ucraino e l’ha reso internazionale, in quanto non riguarda solo Kiev, ma tocca anche gli interessi di Stati Uniti e Cina
Mentre Stati Uniti e Cina discutevano al telefono della crisi tra Russia e Ucraina, l’ambasciatore di Kiev in Giappone ha rilasciato alcune dichiarazioni rilevanti per entrambe le superpotenze, volte a catturarne l’attenzione e, magari, trarne un vantaggio nazionale.
La telefonata tra Blinken e Wang
Dalla chiamata, mercoledì 26 gennaio, tra il segretario di Stato americano Antony Blinken e il Ministro degli Esteri cinese Wang Yi non è venuto fuori granché di importante.
Pechino ha invitato tutte le parti alla calma e ha spalleggiato Mosca sulla richiesta di non allargamento della Nato verso est: mossa comprensibile, visto il crescente affiatamento politico tra cinesi e russi, ma anche curiosa, perché di solito la Cina è contraria alle ingerenze negli affari interni di un Paese (come la libertà di decidere se aderire a un’alleanza o no). Washington ha ribadito il rifiuto alle pretese del Cremlino sulla Nato – posizione già nota, e dunque scontata –, precisando però che su altri punti è possibile trattare, ad esempio sul controllo degli armamenti in Europa orientale.
Cosa ha detto l’ambasciatore ucraino in Giappone
Frasi più interessanti sono invece uscite dalla bocca di Sergiy Korsunsky, ambasciatore dell’Ucraina in Giappone.
Innanzitutto, il diplomatico ha messo a confronto l’ammassamento di truppe russe al confine con le incursioni aeree cinesi a Taiwan. Il messaggio che voleva far passare è che la crisi ucraina non riguarda solo Kiev, l’Europa o la Nato: “è una questione di principio”, ha detto, “per cui non dovrebbe essere usata alcuna forza per cambiare i confini di altre nazioni”. Korsunsky, insomma, ha allargato la situazione in Ucraina e l’ha resa internazionale attraverso un paragone che tocca gli interessi strategici degli Stati Uniti, che non sono in Europa orientale ma nell’Indo-Pacifico e che passano per il mantenimento dello status quo intorno a Taiwan, rivendicata dalla Cina e considerata parte del suo territorio, da “riprendere” anche con la forza.
Korsunsky ha ammiccato pure a Pechino, tirando in ballo un tema a lei molto caro: il mantenimento della stabilità intorno ai propri confini. Ha detto infatti che un conflitto prolungato ed esteso tra Ucraina e Russia, pur ritenendolo improbabile, finirebbe con l’avere ripercussioni in Asia centrale, mettendo a rischio la tenuta delle connessioni tra la regione e l’Europa e l’avanzamento del progetto infrastrutturale della Belt and Road Initiative. Al di là degli investimenti in Ucraina – l’ultimo alla borsa JSC PFTS Stock Exchange –, per la Cina l’Asia centrale è fondamentale dal punto di vista dell’approvvigionamento energetico.
Crisi locale, conseguenze globali
Nel suo discorso di internazionalizzazione della crisi russo-ucraina, l’ambasciatore Korsunsky si è forse richiamato alle parole di Blinken, che aveva per l’appunto dichiarato che la questione era “più grande anche dell’Ucraina” perché tirava in ballo princìpi validi a livello mondiale.
Secondo una serie di analisti citati in un lungo articolo del Nikkei Asia, la Cina starebbe infatti studiando lo sviluppo degli eventi in Ucraina per trarne informazioni utili ai suoi piani su Taiwan. Anche in un rapporto datato 2019 dell’Ufficio di sicurezza nazionale di Taipei indirizzato al parlamento si diceva in effetti che Pechino stava “copiando i metodi utilizzati dalla Russia per annettere la Crimea [nel 2014, sottraendola all’Ucraina, ndr] contro Taiwan”.
Ci sono, volendo, delle similitudini tra le condizioni di Kiev e di Taipei: la prima rientra nel cosiddetto “estero vicino” della Russia, cioè lo spazio ex sovietico sul quale il Cremlino vuole esercitare un’influenza (per Vladimir Putin russi e ucraini sono addirittura un “solo popolo”); la seconda è considerata dalla Cina non un Paese indipendente, ma una provincia ribelle da riportare sotto il controllo della madrepatria. Sebbene una guerra su vasta scala sia improbabile in entrambi i quadranti, la crisi in Ucraina potrebbe permettere alla Repubblica popolare di imparare qualcosa sugli Stati Uniti e sul resto dell’Occidente: non tanto il loro coordinamento in combattimento, ma la quantità di concessioni che sono disposti a fare per normalizzare la situazione.
Pechino, però, deve ricordarsi di una cosa: agli occhi di Washington, l’Ucraina non è importante quanto Taiwan, né tantomeno la Russia è un’avversaria sullo stesso livello della Cina.