L’incontro tra Xi Jinping e Vladimir Putin punta alla costruzione di un nuovo ordine internazionale contrapposto a quello americano. Ma la partnership non è destinata a durare a lungo…
Esiste da anni un allineamento tra Cina e Russia che non è e non può essere un’alleanza in senso stretto, ma che rappresenta un problema per gli Stati Uniti: la sua rivale geopolitica e la sua avversaria in Europa si sono messe insieme. Quello che c’è di ironico è che a far nascere questo rapporto, seppur involontariamente, è stata proprio Washington, con le sue pressioni politiche e commerciali verso Mosca e Pechino.
Perché l’allineamento tra Russia e Cina non durerà a lungo
L’unione sino-russa è destinata tuttavia a rompersi sul lungo termine, per diversi motivi. Il primo riguarda quella “sfera di influenza” che il Cremlino intende ricostituire saldamente nello spazio ex sovietico. Ad esempio in Asia centrale, che è cruciale per la Russia ma anche la Cina ha interesse a proiettarvisi, per ampliare la Belt and Road Initiative e garantirsi gli approvvigionamenti energetici. Gli interessi delle due nazioni finiranno insomma per scontrarsi: non solo qui ma anche nell’Artico, ad esempio.
Il secondo motivo ha a che vedere con lo sbilanciamento di forze: Mosca si mostra aggressiva all’estero ma è imparagonabile a Pechino per potenza economica; anche gli equilibri militari, poi, cambieranno presto. I russi hanno bisogno dei cinesi, del loro mercato e del loro sostegno finanziario, più di quanto i cinesi abbiano bisogno degli idrocarburi siberiani. Il terzo motivo è culturale, per così dire. L’amicizia presunta tra l’Orso e il Dragone, cioè, non nasce da un’affinità o una fiducia profonde – anzi, la storia racconta il contrario –, ma da una necessità comune e circoscritta: rispondere alle pressioni americane. Nel lungo periodo le tensioni finiranno con l’emergere. Basti pensare alle dispute territoriali (l’ultimo serio conflitto sui confini risale al 1969) e alle incompatibilità politiche (la Russia è una importante venditrice di armi all’India, rivale asiatica della Cina).
Cosa dovrebbero fare gli Stati Uniti (e la Russia)
Ma nel lungo periodo, diceva l’economista John Maynard Keynes, “siamo tutti morti”. Il fatto che le previsioni future indichino una rottura dei rapporti tra russi e cinesi non è di aiuto oggi agli americani. Tanto più che il legame tra il Cremlino e lo Zhongnanhai non mostra crepe significative: anzi, l’incontro a Pechino tra Xi Jinping e Vladimir Putin dovrebbe portare – così si legge nei comunicati – alla “costruzione di un nuovo ordine delle relazioni internazionali” contrapposto a quello guidato dagli Stati Uniti, una delle ambizioni più grandi della Cina.
Pur in assenza di un titolo formale, tra Mosca e Pechino già esiste una collaborazione militare, oltre ai contatti sull’industria, la tecnologia e l’energia: questi ultimi verranno portati su un nuovo livello dal gasdotto Forza della Siberia 2, che peraltro attinge agli stessi giacimenti nello Yamal per il mercato europeo.
Ragionando in astratto, sia agli Stati Uniti che alla Russia converrebbe convergere contro la Cina: Washington riuscirebbe a mettere il suo “nemico” più debole contro quello più forte, che ne insidia la leadership globale; Mosca invece, scegliendo l’egemone geograficamente più lontano – gli Stati Uniti sono in Nordamerica, la Cina è direttamente confinante –, si tutelerebbe dal rischio di finire schiacciata dalla volontà della vicina.
Ma il metodo scolastico cozza con la realtà dei fatti. Gli Stati Uniti sono sì disposti a trattare con la Russia per risolvere la crisi attorno all’Ucraina e tornare allo status quo precedente, a loro gradito. Non possono però, anche per ostilità e diffidenza dei funzionari del Dipartimento della Difesa (soprattutto), rinunciare al contenimento di Mosca.
Temono infatti che una Russia lasciata libera di muoversi possa stipulare degli accordi politici con le principali potenze dell’Europa occidentale (a partire da Francia e Germania) e, nel tempo, dare vita a un’agenda regionale opposta a quella dell’America, che vedrebbe così svanire la sua influenza sul Vecchio continente. Da lì a perdere il primato internazionale, il passo diventerebbe più breve.
L’unione sino-russa è destinata tuttavia a rompersi sul lungo termine, per diversi motivi. Il primo riguarda quella “sfera di influenza” che il Cremlino intende ricostituire saldamente nello spazio ex sovietico. Ad esempio in Asia centrale, che è cruciale per la Russia ma anche la Cina ha interesse a proiettarvisi, per ampliare la Belt and Road Initiative e garantirsi gli approvvigionamenti energetici. Gli interessi delle due nazioni finiranno insomma per scontrarsi: non solo qui ma anche nell’Artico, ad esempio.