Carichi di gas naturale liquefatto americano già acquistato da Pechino, venduto in Europa a prezzi elevati: un segnale del cambio di approccio del mercato. Sul petrolio, la Casa Bianca non scommette sul Venezuela
È stata definita da Bloomberg una mossa insolita quella messa in atto dalla Cina sul fronte del Gnl. La cinese Unipec, del gruppo Sinopec, ha venduto ad alcuni buyer in Europa e a prezzi elevati gas naturale liquefatto, già acquistato negli Stati Uniti dalla Venture Global LNG. Un cambio dei flussi di vendita significativo e abbastanza raro, ma che sottolinea come l’elevato costo del gas modifica il mercato e gli spostamenti di un bene sempre più richiesto, alla luce della crisi in Ucraina e delle tensioni tra Occidente e Russia.
La fornitura arriverà in Europa dal complesso industriale Calcasieu Pass in Louisiana, dove le navi cargo verranno caricate di Gnl della statunitense Venture Global. Si parla di almeno tre carichi che arriveranno al Vecchio Continente, ma non si conoscono ancora i dettagli dell’operazione. Unipec si è, così, rivolta al mercato europeo per la vendita di Gnl, scostandosi da quello cinese e, in generale, asiatico dove la richiesta, in controtendenza, attualmente risulta inferiore grazie agli stock accumulati e alle temperature più miti.
Nei giorni scorsi la Commissione europea ha annunciato un cambio di paradigma significativo nell’approccio alla materia energetica, con la proposta del taglio di 2/3 delle importazioni dalla Russia entro fine anno. Il piano, REPowerEU, prevede una diversificazione degli acquisti e altre operazioni finalizzate a fare a meno delle vendite da Mosca.
“Dobbiamo renderci indipendenti dal petrolio, dal carbone e dal gas provenienti dalla Russia”, ha affermato la Presidente Ursula von der Leyen. “Semplicemente, non possiamo fare affidamento su un fornitore che ci minaccia esplicitamente. Dobbiamo agire ora per mitigare l’impatto dell’aumento dei prezzi dell’energia, diversificare la nostra fornitura di gas per il prossimo inverno e accelerare la transizione verso l’energia pulita. Prima passeremo alle energie rinnovabili e all’idrogeno, combinati con una maggiore efficienza energetica, prima saremo veramente indipendenti e padroneggeremo il nostro sistema energetico”, ha proseguito la Presidente della Commissione.
Intanto, sul fronte petrolifero si è discusso dell’incontro tra funzionari Usa e del Venezuela. Tra i due Paesi non scorre certamente buon sangue: quello avvenuto, infatti, è stato il primo meeting blaterale dalla rottura diplomatica seguita al riconoscimento di Washington di Juan Guaidó. Il Presidente Nicolás Maduro ha definito i colloqui “rispettosi, cordiali, molto diplomatici”. Secondo il Presidente, le due nazioni avrebbero deciso di lavorare su un’agenda a lungo termine.
Inizialmente, la portavoce della Casa Bianca, Jen, Psaki, ha affermato che si è parlato di “una serie di questioni, tra cui sicuramente la sicurezza energetica”. Grande produttore di petrolio, il Venezuela ha sul groppone numerose sanzioni sia statunitensi che dell’Unione europea. Vicina a Mosca, Caracas verrà certamente danneggiata dalle misure imposte dall’Occidente alla Federazione.
E con l’allontanamento di Europa e Stati Uniti dai combustibili russi, si guarda ad altre nazioni per i rifornimenti. Compreso il Venezuela? A gettare acqua sul fuoco proprio la portavoce della Casa Bianca: “Al momento questa non è una conversazione attiva”, ha affermato l’esponente dell’amministrazione Biden, rispondendo a una domanda di un giornalista sull’importazione di petrolio dal Paese sudamericano.
Carichi di gas naturale liquefatto americano già acquistato da Pechino, venduto in Europa a prezzi elevati: un segnale del cambio di approccio del mercato. Sul petrolio, la Casa Bianca non scommette sul Venezuela