Dalle dichiarazioni di Lavrov e Zelensky si intravedono spiragli di compromesso, ma i capi delegazione frenano. Intanto la Corte penale internazionale chiede la sospensione immediata dell’invasione russa
Si intravedono spiragli di compromesso tra Ucraina e Russia. Nonostante il prosieguo dell’azione militare di Mosca, e le richieste di Kiev di supporto da parte Nato per contrastare l’invasione, le due delegazioni sembrano trovare, con lentezza, dei punti di accordo. “I meeting continuiamo e sono stato informato del fatto che le posizioni, nel corso dei negoziati, sono diventate più realistiche”, ha commentato il Presidente Volodymyr Zelensky. Sergej Lavrov, il Ministro degli Esteri della Federazione, si è spinto oltre parlando di “discussioni vicine a un accordo”.
Se è vero che i massimi esponenti delle nazioni mostrano un barlume di positività sull’andamento dei negoziati, al contempo i responsabili delle due delegazioni espongono fatti ancora in divenire e lontani da una soluzione. Vladimir Medinsky, il capo negoziatore russo, ha affermato in tv che “l’Ucraina propone una versione austriaca o svedese di stato neutrale e demilitarizzato, ma allo stesso tempo con un suo esercito nazionale”. L’ucraino Mykhailo Podolyak ha detto che “la posizione dell’Ucraina è molto specifica: garanzie sulla sicurezza legalmente verificate, cessate-il-fuoco e ritiro delle truppe russe”.
Lo stesso Podolyak ha respinto al mittente le dichiarazioni russe sullo status dell’Ucraina. “Siamo in uno stato di guerra diretta con la Russia. Di conseguenza, l’unico modello per noi può essere quello ucraino, non austriaco o svedese”. La posizione di Kiev punta anzitutto al cessate-il-fuoco e auspica il ritiro dell’esercito moscovita dal Paese. Le trattative saranno ancora lunghe e ci si domanda su quali basi si raggiungerà un reale compromesso.
Far tacere le armi è il primo passo per alleviare la sofferenza della popolazione: se persino la fine delle ostilità non sembra imminente, un accordo generale sul rapporto futuro che si instaurerà tra Russia e Ucraina è ancora più complicato e saranno necessarie concessioni da entrambe le parti. Difficile che la Russia ceda sulla richiesta di riconoscimento internazionale della Crimea, così come sarà in salita un passo indietro sulle repubbliche separatiste di Donetsk e Luhansk. Sul fronte opposto, una perdita territoriale a favore russa è considerata inaccettabile da Kiev, che punta all’integrità nazionale.
Intanto, la Corte penale internazionale, il principale organo giudiziario delle Nazioni Unite, ha chiesto, con 13 voti favorevoli e 2 contrari, che “la Russia sospenda immediatamente le operazioni militari avviate il 24 febbraio 2022 sul territorio dell’Ucraina”. Inoltre, i giudici dell’Aja chiedono che la Federazione Russa assicuri che nessuna unità miliare o armata irregolare sia direttamente sostenuta nel prosieguo dell’azione, né qualsiasi organizzazione o persona. I due voti contrari alla sentenza sono giunti dal giudice russo Kirill Georgian e dal collega cinese Xue Hanqin.
Dalle dichiarazioni di Lavrov e Zelensky si intravedono spiragli di compromesso, ma i capi delegazione frenano. Intanto la Corte penale internazionale chiede la sospensione immediata dell’invasione russa