Declassificati documenti d’intelligence Usa che certificano come il Cremlino si sia rivolto a Kim Jong-un per un supporto militare. Per Washington è la dimostrazione che le sanzioni funzionano
Prima i droni acquistati dall’Iran, ora in arrivo armi e munizioni dalla Corea del Nord: la Russia sta acquistando materiale bellico dal Governo di Kim Jong-un, a sua volta sottoposto a sanzioni, in un quadro che vedrebbe, secondo l’intelligence degli Stati Uniti, il Cremlino in grande difficoltà nel reperire forniture utili al prosieguo della guerra in Ucraina. A svelare i nuovi passi della Federazione gli stessi Stati Uniti, che hanno declassificato una serie di documenti che dimostrano come Mosca si sia rivolta anche a Pyongyang pur di racimolare il quantitativo necessario per l’operazione militare nel Paese est europeo.
Uno scenario inquietante che, d’altro canto, dimostrerebbe la crisi che la Russia sta vivendo per via delle sanzioni imposte da Stati Uniti, Unione europea, Nato e altri alleati — Giappone, Corea del Sud, Australia, Nuova Zelanda —, utili a impedire alla nazione guidata da Vladimir Putin di acquistare armi e vettovaglie da nazioni tecnologicamente avanzate. Se l’economia russa e il suo sistema bancario reggono il colpo delle misure imposte da parte della comunità internazionale, visto il prosieguo della vendita di gas e petrolio, si evidenzia l’indisponibilità da parte numerosi Paesi produttori di armi a vendere alla Russa.
Tra questi, la stessa Cina che, finora, ha rispettato le sanzioni fermando l’invio nella Federazione, ad esempio, di semiconduttori, utili a fini bellici: la violazione delle misure imposte contro Mosca, come ribadito dalla Segretaria al Commercio Usa Gina Raimondo, rivolgendosi all’azienda Semiconductor Manufacturing International Corporation, si tramuterebbe nello stop alle relazioni commerciali tra Washington e Pechino. Il Partito comunista cinese si è finora limitato all’acquisto di gas a prezzi vantaggiosi, senza oltrepassare il limite della fornitura di armi. Motivo che ha spinto il Cremlino a rivolgersi a Iran e Corea del Nord, Paesi entrambi sottoposti a sanzioni.
Da Teheran sono arrivate consegne di droni Mohajer-6 e Shahed, oltre che la donazione di un sistema missilistico del tipo Bavar 373 e la restituzione ai russi di un S-300 precedentemente venduto all’Iran. Secondo gli Usa, i droni iraniani avrebbero mostrato una serie di difetti che ne impediscono l’uso su larga scala. Ciò non cancella la necessità russa di rivolgersi a nazioni a loro volta in grave difficoltà economica, situazione che per gli osservatori statunitensi spiegherebbe lo stato di crisi che vive il Cremlino, potendo muoversi in spazi estremamente limitati sul fronte di acquisto armi.
Intanto, il Presidente Joe Biden nega la richiesta non vincolante del Congresso di iscrizione della Russia nella lista nera dei Paesi sponsor del terrorismo. Una scelta probabilmente finalizzata a lasciare aperti i canali di comunicazione tra Washington e Mosca nella seppur remota ipotesi che un dialogo positivo possa avvenire tra le due capitali. Ciononostante, la Federazione ha inserito nella black list di persone sgradite al Cremlino altre 25 persone, tra le quali gli attori statunitensi Ben Stiller e Sean Penn.
Sul fronte politico, la Russia approva la nuova dottrina di politica estera basta sul concetto di mondo russo. La nozione intende rivolgersi alla salvaguardia di tradizioni e ideali russi anche al di fuori della Federazione, sulla falsariga delle azioni compiute nel Donbass. Tramite la dottrina, il Cremlino intende giustificare le mosse militari in Ucraina e quelle eventuali future, per “rafforzare sul palcoscenico internazionale l’immagine della Russia come una nazione democratica che lavora per la creazione di un mondo multi-polare”.
Declassificati documenti d’intelligence Usa che certificano come il Cremlino si sia rivolto a Kim Jong-un per un supporto militare. Per Washington è la dimostrazione che le sanzioni funzionano