Si tratta della prima visita dalla sospensione dei rapporti diplomatici tra i due Paesi. Intanto, gli Stati Uniti hanno deciso di trattenere 130 milioni di aiuti militari al Cairo per il mancato rispetto dei diritti umani
Martedì il Presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi ha iniziato una visita di due giorni a Doha, in Qatar, che ha portato alla firma di tre memorandum d’intesa: il più rilevante è quello tra i rispettivi fondi sovrani.
Il Cairo ha infatti bisogno di investimenti e di sostegno finanziario per mitigare l’impatto economico dell’invasione russa dell’Ucraina. Al di là dei minori flussi di turisti in arrivo, l’Egitto è uno dei maggiori acquirenti al mondo di grano, la cui disponibilità è limitata perché proprio Mosca e Kiev ne sono grosse esportatrici. Il Governo è dunque preoccupato per l’aumento del prezzo del pane, un bene di prima necessità pesantemente sussidiato per renderlo accessibile alla maggioranza della popolazione. Il costo elevato del pane fu uno dei fattori che innescò la rivoluzione del 2011, quella che portò alla caduta dell’ex Presidente Hosni Mubarak.
Il viaggio di al-Sisi a Doha risente di questo contesto di crisi, ma è importante anche da un punto di vista politico: si tratta infatti della prima visita da cinque anni, dopo che nel 2017 l’Egitto – assieme all’Arabia Saudita, agli Emirati Arabi Uniti e al Bahrein – aveva interrotto i rapporti diplomatici con il Qatar, accusandolo di sostenere il terrorismo islamista.
Le relazioni sono state ripristinate l’anno scorso, permettendo subito la stesura di accordi economici. A giugno il Ministero delle Finanze egiziano ha appunto annunciato che il Qatar aveva depositato 3 miliardi di dollari nella banca centrale egiziana e che erano in corso trattative per un investimento da 2-3 miliardi. Tra febbraio e marzo, peraltro, la stessa banca aveva accolto 5 miliardi dall’Arabia Saudita e 3 miliardi dagli Emirati Arabi Uniti, utili a compensare la diminuzione di valuta estera. Sia Riad che Abu Dhabi hanno anche effettuato degli investimenti in Egitto attraverso i loro fondi sovrani.
A fine giugno il principe ereditario saudita Mohammed bin Salman si era recato al Cairo per coordinarsi con al-Sisi in vista del viaggio del Presidente americano Joe Biden in Medio Oriente. Con l’occasione, erano stati siglati quattordici accordi di investimento dal valore di 7,7 miliardi di dollari, in settori come le energie rinnovabili e il commercio elettronico.
La decisione degli Stati Uniti
Con gli Stati Uniti, invece, i rapporti sono meno piani. Mercoledì l’amministrazione Biden ha deciso di trattenere 130 milioni di aiuti militari all’Egitto per via del mancato rispetto dei diritti umani: gli episodi di torture e di sparizioni forzate, ad esempio, sono numerosi. La somma ammonta però al 10% del totale annuo (1,3 miliardi) stanziato per il Paese.
Il segretario di Stato Antony Blinken ha dichiarato che il regime di al-Sisi ha compiuto dei progressi sulle detenzioni politiche, permettendo il rilascio di circa cinquecento prigionieri: per questo, l’Egitto riceverà aiuti per 75 milioni. Verranno consegnati altri 95 milioni per il finanziamento delle operazioni di antiterrorismo, di sicurezza frontaliera e di non-proliferazione degli armamenti.
Dal dipartimento di Stato hanno spiegato che questo approccio moderato serve a mantenere sia il dialogo con Il Cairo – importante, perché il paese controlla il canale di Suez, una delle strettoie principali del commercio marittimo –, sia le pressioni per il rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali.
Il Cairo ha infatti bisogno di investimenti e di sostegno finanziario per mitigare l’impatto economico dell’invasione russa dell’Ucraina. Al di là dei minori flussi di turisti in arrivo, l’Egitto è uno dei maggiori acquirenti al mondo di grano, la cui disponibilità è limitata perché proprio Mosca e Kiev ne sono grosse esportatrici. Il Governo è dunque preoccupato per l’aumento del prezzo del pane, un bene di prima necessità pesantemente sussidiato per renderlo accessibile alla maggioranza della popolazione. Il costo elevato del pane fu uno dei fattori che innescò la rivoluzione del 2011, quella che portò alla caduta dell’ex Presidente Hosni Mubarak.