Spagna, Portogallo e Germania vedono nell’infrastruttura che collega la penisola iberica all’Europa settentrionale una soluzione alla crisi energetica attuale, ma il Governo francese si mostra contrario
Mercoledì il Governo francese ha fatto sapere di stare discutendo internamente del gasdotto MidCat, che dovrebbe collegare la penisola iberica all’Europa settentrionale passando proprio per la Francia. Che però si è sempre mostrata contraria, almeno fino ad oggi.
Non sembrano in realtà esserci ripensamenti in vista nonostante le pressioni provenienti dalla Spagna, dal Portogallo e dalla Germania, che vedono nell’infrastruttura una soluzione alla crisi energetica del Vecchio continente, alla ricerca di fornitori di gas naturale con i quali sostituire la Russia. Ma il MidCat, anche qualora si risolvessero le divergenze politiche, non sarebbe disponibile subito: al contrario, potrebbe richiedere sette anni di lavori, e costare 3 miliardi di euro; Enagás, la società spagnola che ne gestisce la rete dei gasdotti, parla invece di due anni e mezzo di lavori e di 600-700 milioni di spese.
Parigi giudica l’opera sconveniente per tempo e denaro, ma non solo. Alla base dei contrasti con Madrid c’è infatti una diversa interpretazione del concetto di “strategico”: il MidCat è strategico per la Spagna (soprattutto), ma non lo è per la Francia.
Il Governo spagnolo vede nel MidCat lo strumento che, attraverso il potenziamento delle connessioni energetiche con il resto d’Europa, attualmente scarse, gli permetterà di diventare un polo gasiero regionale e, in futuro, un esportatore di idrogeno verde. Grazie ai suoi rigassificatori, la Spagna è in grado di ricevere grandi quantità di gas liquefatto, che però riesce a vendere in Europa solo in minima parte data l’insufficiente capacità della sua rete di gasdotti.
Terminali e tubi – MidCat incluso – potrebbero successivamente venire riconvertiti alla gestione e al trasporto dell’idrogeno, un combustibile a zero emissioni ottenibile dall’elettricità rinnovabile e utile per la decarbonizzazione di industrie e trasporti pesanti.
La politica energetica della Francia è completamente diversa, sia quella di breve che di lungo termine. Oggi, infatti, Parigi può sfruttare i propri terminali sulla costa atlantica e sul canale della Manica per importare gas liquefatto e ri-esportarlo con profitto nel resto d’Europa. Mentre domani potrà fare affidamento sulle sue centrali nucleari – il Presidente Emmanuel Macron ha peraltro annunciato un piano per costruire ulteriori quattordici reattori di nuova generazione entro il 2035 – per generare l’elettricità pulita necessaria alla produzione di idrogeno.
Opponendosi al MidCat, dunque, il Governo francese sta impedendo la concorrenza energetica della penisola iberica. Spagna e Portogallo stanno tuttavia lavorando a un modo per aggirare le resistenze francesi: un gasdotto sottomarino che colleghi la Spagna all’Italia, da Barcellona a Livorno. Il progetto – riconvertibile al trasporto dell’idrogeno – dovrebbe richiedere un investimento di 2,5-3 miliardi un paio d’anni di tempo per venire realizzato.
Spagna, Portogallo e Germania vedono nell’infrastruttura che collega la penisola iberica all’Europa settentrionale una soluzione alla crisi energetica attuale, ma il Governo francese si mostra contrario