Dopo 11 anni di East, abbiamo ritenuto di dover dare già nella testata un messaggio piú chiaro della nostra sfida: offrire una chiave di lettura convincente degli scenari internazionali, su scala globale e non necessariamente con lo sguardo volto verso Oriente. Oggi – dovunque abbia luogo una guerra o si firmi un accordo commerciale – gli effetti e gli impatti di tali avvenimenti corrono attraverso i confini alla velocità del Web, da est a ovest, da nord a sud.
Assumo la direzione del giornale da questo numero e dunque ringrazio l’editore e la redazione per la fiducia accordatami. Vorremmo tutti insieme continuare l’opera di divulgazione della politica internazionale, che si compone di tante storie intrecciate, verso un pubblico di lettori sempre più ampio. Proveremo a raccontare i fatti più importanti con tutti i mezzi a nostra disposizione: le parole, le fotografie, il portale Web, che da oggi diviene una testata autonoma dalla Rivista e verrà aggiornato 5 volte al giorno, 7 giorni su 7. Raccolgo con orgoglio la gestione di un magazine di geopolitica che – unico in Europa continentale – viene distribuito in 23 paesi in 3 continenti, dagli Usa al Giappone.
Dovevamo decidere la copertina di un nuovo inizio e non abbiamo avuto dubbi: papa Francesco lancia un Giubileo straordinario in un momento difficilissimo per la sopravvivenza delle nostre comunità democraticamente organizzate in Europa. Vediamo infatti messo in seria discussione il nostro modello di convivenza civile, prima dalla drammatica crisi economica di questi lunghissimi 7 anni, poi dai tragici fatti di terrorismo, che non definirei nemmeno di matrice islamica, evidentemente originati dall’emarginazione etnica e socio-economica delle nostre periferie, dove si sono sviluppati negli ultimi anni i sacri fuochi di un terrorismo dilettante (non certo militante), ma non per questo meno pericoloso e angosciante. Come si fa a dare credito o a riconoscere dignità culturale (sballatissimo il paragone con il terrorismo in Italia degli anni Settanta!) alle ragioni politiche di questi ragazzi quando, nella maggior parte dei casi si tratta di adolescenti senza alcuna storia d’impegno civile alle spalle, spesso quasi banale nella sua comune superficialità.
Accanto ad un non più rinviabile coordinamento europeo delle informazioni di intelligence, vanno indagate le origini delle insoddisfazioni di giovani ghettizzati per la loro provenienza etnica o per la loro incapacità (attirati da modelli sbagliati) di entrare stabilmente nel mondo del lavoro, che non riescono ad accettare la loro condizione di popolazione urbana non protagonista del proprio futuro. È materia per una politica responsabile, competente, lungimirante, non affannatamente alla ricerca del consenso elettorale della prossima competizione locale. Altro discorso è come affrontare seriamente il farneticante progetto di Califfato nei territori senza controllo in Siria e in Iraq, al quale dedichiamo l’editoriale.
Analizzare le ragioni di un Giubileo straordinario aveva senso anche prima di Parigi, ma si carica oggi di ulteriori significati, che intrecciano il dialogo interreligioso con nuove politiche dell’inclusione, che stimolano la riflessione sul superamento degli steccati nazionali (per abbatterli, non certo per erigerne di nuovi o ripristinarne di vecchi) e su quali politiche possano davvero spingere la crescita delle nostre economie in modo sostenibile e diffuso.
Grazie per continuare a leggerci e per interagire con noi.
Dopo 11 anni di East, abbiamo ritenuto di dover dare già nella testata un messaggio piú chiaro della nostra sfida: offrire una chiave di lettura convincente degli scenari internazionali, su scala globale e non necessariamente con lo sguardo volto verso Oriente. Oggi – dovunque abbia luogo una guerra o si firmi un accordo commerciale – gli effetti e gli impatti di tali avvenimenti corrono attraverso i confini alla velocità del Web, da est a ovest, da nord a sud.