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Macron: l’equilibrio tra élite e banlieue


Le proteste dei gilet gialli costringono Macron a rilanciare il suo progetto politico, portandosi dietro almeno la maggioranza che lo ha votato

Una manifestazione dei gilet gialli a Marsiglia, Francia, 26 gennaio 2019. REUTERS/Jean-Paul Pelissier

Le proteste dei gilet gialli costringono Macron a rilanciare il suo progetto politico, portandosi dietro almeno la maggioranza che lo ha votato

La crisi dei gilet gialli rappresenta un momento particolare della storia politica francese. Molto si è detto sulle fratture che essa rivela, quella della Francia dei territori che si oppone alle metropoli, differenziandosi però anche dalle banlieues. Il blocco delle rotonde e le, ormai rituali, manifestazioni del sabato nel centro delle metropoli sono inizialmente apparse come un’ulteriore manifestazione delle “jacqueries”, le storiche rivolte contadine. Poi però si è cercato di cogliere le sfumature di un movimento spesso proteiforme, e quindi abbiamo assistito a uno sforzo importante di pensiero e di razionalizzazione della crisi, un tuffo nella sociologia di quella Francia che non riesce ad arrivare a fine mese, con l’aggiunta moderna della mobilitazione tramite le reti sociali. Il fatto che i segnali precursori di questo movimento non siano stati colti, come ad esempio il malcontento dovuto all’abbassamento del limite di velocità di 90km/ora a 80 sulle strade provinciali nel luglio scorso, ha illustrato il paradigma di un potere francese concentrato nelle metropoli e non in grado di connettersi con gli abitanti del resto del vastissimo territorio.

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