In Brasile scoppia la guerra interna al Governo Bolsonaro. Lascia un big name dell’entourage presidenziale
Mentre il Brasile lotta per contenere la pandemia di coronavirus, Jair Bolsonaro perde un altro pezzo del suo Governo. Dopo il cambio della guardia al Ministero della Salute (Henrique Mandetta è stato rimosso dal suo incarico per divergenze sulla gestione del Covid), venerdì scorso, a rassegnare le dimissioni è stato un pezzo da novanta della compagine governativa: il Ministro della Giustizia Sérgio Moro.
Moro, amatissimo dalla destra brasiliana, rappresenta il simbolo della lotta alla corruzione; a lui si deve l’inchiesta Lava Jato, che ha fatto emergere il sistema di tangenti all’interno dell’azienda petrolifera statale Petrobras e portato all’arresto, fra mille polemiche, dell’ex Presidente brasiliano Lula.
Fu proprio Moro, quando era giudice, a condannarlo, per poi accettare l’offerta di Bolsonaro di entrare nel Governo come guardasigilli.
Nella sua esplosiva conferenza stampa di addio, Moro ha affermato di lasciare il Governo a causa dell’inaccettabile interferenza politica di Bolsonaro nella polizia federale del Brasile. “Nemmeno durante le mie indagini sulla Petrobras, il Presidente dell’epoca (Dilma Rousseff), nonostante le accuse contro la sua parte politica, aveva osato interferire”.
Bolsonaro ha di fatto rimosso senza consultare Moro, Mauricio Valeixo, uomo di fiducia dell’ex giudice e simbolo dell’inchiesta Lava Jato. “Bolsonaro mi ha ribadito che voleva avere una persona di fiducia, un contatto che poteva chiamare, da cui avere informazioni, raccogliere rapporti di intelligence. Insomma: voleva essere regista delle indagini per coprire se stesso. Ma questo non è compito della Polizia” ha continuato l’ex Ministro.
Moro era finito a sua volta nella bufera tempo fa, a causa di alcune rivelazioni secondo le quali, quando era giudice, avrebbe interferito durante la famosa inchiesta nel lavoro dei Pubblici Ministeri, incitandoli a trovare prove per arrestare Lula. Intanto, mentre in alcune aree del Paese divampa la protesta, Bolsonaro e l’ala militare del Governo dovrebbero accordarsi oggi per il nome del sostituto.
L’ex Presidente Lula ha commentato in un tweet: “Bolsonaro è figlio di Moro… In questa disputa sono entrambi banditi”.
Le responsabilità penali sono e restano personali, ma in queste crisi estreme stanno emergendo, non solo in Brasile, le inadeguatezze di cultura istituzionale di una classe dirigente improvvisata e populista, che rischiano di fare più danni della stessa pandemia.
Mentre il Brasile lotta per contenere la pandemia di coronavirus, Jair Bolsonaro perde un altro pezzo del suo Governo. Dopo il cambio della guardia al Ministero della Salute (Henrique Mandetta è stato rimosso dal suo incarico per divergenze sulla gestione del Covid), venerdì scorso, a rassegnare le dimissioni è stato un pezzo da novanta della compagine governativa: il Ministro della Giustizia Sérgio Moro.
Moro, amatissimo dalla destra brasiliana, rappresenta il simbolo della lotta alla corruzione; a lui si deve l’inchiesta Lava Jato, che ha fatto emergere il sistema di tangenti all’interno dell’azienda petrolifera statale Petrobras e portato all’arresto, fra mille polemiche, dell’ex Presidente brasiliano Lula.
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