Sull'accordo nucleare si è tenuto un incontro virtuale di alto livello tra i Ministri degli Esteri dei Paesi del JCPoA, senza gli Usa. La comunità internazionale cerca di ricucire con l'Iran
Sull’accordo nucleare si è tenuto un incontro virtuale di alto livello tra i Ministri degli Esteri dei Paesi del JCPoA, senza gli Usa. La comunità internazionale cerca di ricucire con l’Iran
A un passo dal baratro, la comunità internazionale cerca di ricucire con l’Iran sul trattato nucleare JCPoA del 2015, riuscendo a produrre un documento d’intenti che dà respiro alla diplomazia per il recupero di quanto previsto dall’accordo. L’incontro virtuale d’alto livello tra i Ministri degli Esteri dei Paesi che hanno sottoscritto il deal — tranne gli Stati Uniti, che l’hanno denunciato, ma che presto con la nuova amministrazione Biden potrebbero tornare sui propri passi — ha messo nero su bianco punti di frizione e di accordo, ma soprattutto è stato propedeutico per quello che avverrà dal 20 gennaio 2021 in poi, giorno d’insediamento del nuovo inquilino della Casa Bianca.
La dichiarazione congiunta e i 5 punti
Il meeting, avvenuto lunedì, ha riunito i più importanti nomi della diplomazia internazionale. Per l’Unione europea presenziava l’Alto Commissario Josep Borrell, per Teheran Javad Zarif, il tedesco Heiko Maas con il collega francese Jean-Yves Le Drian, il capo del Foreign Office britannico Dominic Raab, la Cina con Wang Yi, la Russia rappresentata da Sergej Lavrov.
L’incontro ha messo in luce le frustrazioni iraniane, che ha pagato pesantemente le sanzioni economiche imposte da Donald Trump con l’uscita di Washington dal JCPoA e le azioni militari dirette contro la Repubblica Islamica: dalla morte del Generale Qassem Soleimani a inizio 2020 all’omicidio del fisico Mohsen Fakhrizadeh.
In quella che è stata un’escalation di tensioni, Teheran si è inesorabilmente distaccata dal rispetto pedissequo delle indicazioni del trattato, che prevede da una parte la possibilità per il Paese di riprendere la commercializzazione di beni e servizi con la comunità internazionale e, dall’altra, limiti sul programma nucleare e a soli scopi civili.
I punti descritti dai diplomatici toccano diverse fattispecie, partendo dal ribadire l’impegno delle parti verso l’accordo. Non era scontato che i gruppi (E3/Eu+2) concordassero sul mantenimento del framework del 2015 viste le tensioni geopolitiche esistenti su più fronti. Ciononostante, gli sforzi delle diplomazie hanno portato al raggiungimento di un punto d’incontro, in attesa che un’implementazione nei rapporti possa arrivare con una de-escalation attesa e sperata dal democratico Biden.
Nel Joint Statement si menziona la necessità di rimanere sul percorso della non-proliferazione nucleare e della rimozione delle sanzioni, identificando ancora una volta l’agenzia Aiea dell’Onu come istituzione preposta al controllo degli impegni presi dall’Iran in tal senso. Ancora, basandosi sul valore delle istituzioni internazionali, le nazioni ricordano la Risoluzione del Consiglio di Sicurezza 2231 del 2015, “elemento chiave dell’architettura sulla non-proliferazione nucleare a livello globale e importante risultato della diplomazia multilaterale che contribuisce alla sicurezza regionale e internazionale”.
Passaggio duro contro Washington: “I Ministri ribadiscono il loro grande disappunto verso l’abbandono degli Stati Uniti dall’accordo e stressano sul fatto che la risoluzione 2231 rimanga in forza”. Infatti, la sottolineatura evidenzia lo scontro in atto a livello Nazioni Unite, con gli Usa che hanno cercato di far passare un voto che facesse decadere la norma implementata dal Security Council nel 2015.
Sull’accordo nucleare si è tenuto un incontro virtuale di alto livello tra i Ministri degli Esteri dei Paesi del JCPoA, senza gli Usa. La comunità internazionale cerca di ricucire con l’Iran
A un passo dal baratro, la comunità internazionale cerca di ricucire con l’Iran sul trattato nucleare JCPoA del 2015, riuscendo a produrre un documento d’intenti che dà respiro alla diplomazia per il recupero di quanto previsto dall’accordo. L’incontro virtuale d’alto livello tra i Ministri degli Esteri dei Paesi che hanno sottoscritto il deal — tranne gli Stati Uniti, che l’hanno denunciato, ma che presto con la nuova amministrazione Biden potrebbero tornare sui propri passi — ha messo nero su bianco punti di frizione e di accordo, ma soprattutto è stato propedeutico per quello che avverrà dal 20 gennaio 2021 in poi, giorno d’insediamento del nuovo inquilino della Casa Bianca.
La dichiarazione congiunta e i 5 punti
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