A New York i Ministri degli Esteri Lavrov e Selakovic firmano un agreement che impegna i due Paesi a consultarsi sulla politica estera. L’Ue si interroga sul processo d’integrazione della nazione balcana. I timori per un allargamento russo nella regione
Negli ultimi mesi la Serbia di Aleksandar Vučić ha resistito alle pressioni dell’Unione europea per l’imposizione di sanzioni alla Russia in seguito all’invasione dell’Ucraina, suscitando dubbi e perplessità sul reale interesse di Belgrado di procedere con l’ingresso nel blocco europeo. Ma quanto è avvenuto nei giorni scorsi a New York ha del sensazionale, e rischia di creare una frattura insanabile con Bruxelles, visto che la decisione del Governo Vučić va in totale contrasto con le politiche Ue.
A margine dei lavori dell’Assemblea Generale Onu, il Ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov e il collega serbo Nikola Selakovic hanno sottoscritto un accordo di politica estera che prevede l’impegno dei due Paesi a mutue consultazioni. L’accordo ha la durata di due anni ed è, sostanzialmente, una riproposizione del piano firmato a cadenza regolare dal 1996. Una firma che nel 2022 diventa estremamente pesante e significativa visto l’intervento militare russo in Ucraina e, ancor di più, dato che Belgrado dovrebbe allinearsi alla politica estera Ue.
La risposta europea è arrivata a inizio settimana tramite Peter Stano, portavoce dell’Alto Rappresentante per la Politica Estera e di Sicurezza Josep Borrell. Il funzionario della Commissione europea ha dichiarato: “È un chiaro segnale delle loro intenzioni di rafforzare i rapporti. Questo solleva numerose questioni che stiamo considerando seriamente”. Sulla questione è intervenuto anche l’Ambasciatore degli Usa in Serbia, Christopher R. Hill, secondo il quale l’ulteriore allineamento con la Russia è un segnale verso la direzione sbagliata e che va contro le aspirazioni europee del Paese.
“La notizia di questo accordo sottoscritto con la Russia ci ha preso di sorpresa ed è in netto contrasto con i costruttivi meeting avvenuti con i funzionari della Serbia nei giorni scorsi a New York”, ha dichiarato l’Ambasciatore ad Associated Press. “Gli Stati Uniti credono che nessuna nazione dovrebbe espandere la cooperazione con la Russia che, nel mentre, continua la sua guerra di aggressione in Ucraina”, ha aggiunto Hill.
Nel mese di maggio, l’Alto Rappresentante Ue Borrell ha segnalato alle nazioni balcaniche che hanno aspirazioni a entrare in Europa — Albania, Montenegro, Macedonia del Nord, Bosnia ed Herzegovina, Kosovo, Serbia — l’importanza dell’allineamento con Bruxelles in politica estera, a partire dalla questione Ucraina. In più occasioni, Borrell ha sottolineato il ruolo dei Paesi balcanici per “rispondere alle gravi conseguenze della guerra, specie sui prezzi dell’energia, del cibo, e della stabilità regionale e globale”, invitandoli a dare un segnale congiunto contro “l’ingiustificata aggressione” di Mosca.
Segnale che dalla Serbia non arriva e che, se possibile, va in direzione opposta ai desiderata di Bruxelles. Con tutti i rischi del caso: un allontanamento repentino dall’Unione europea significherebbe maggiore isolamento per Belgrado e, di conseguenza, il rischio che il Paese si affidi a Russia e Cina, aspetto che creerebbe un allarme generalizzato nei Balcani, campanello d’allarme per le politiche dell’Ue verso l’intera regione.
A New York i Ministri degli Esteri Lavrov e Selakovic firmano un agreement che impegna i due Paesi a consultarsi sulla politica estera. L’Ue si interroga sul processo d’integrazione della nazione balcana. I timori per un allargamento russo nella regione